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Don Ciotti: “Il problema nel paese è la mafia non i migranti”
L’iniziativa di Libera “Contromafiecorruzione” si è aperta ieri a Trieste con un pesante bilancio, già evidenziato lo scorso anno con la presentazione del rapporto “LiberaIdee”. Per il 47,3% degli abitanti residenti a Nordest la presenza della mafia in quest'area è marginale, mentre in un caso su cinque è considerata preoccupante ma non socialmente pericolosa. Inoltre, solo il 9,3% ha ritenuto la corruzione un fenomeno molto diffuso nella propria zona. Secondo una ricerca sociale quantitativa e qualitativa svolta su 1.485 questionari, solo il 17,5% di chi vive a Nordest ha ritenuto la presenza locale della mafia preoccupante e la sua presenza pericolosa. Per gli intervistati, tra le attività principali della mafia vi è in primo luogo il traffico di droga (58,9%); seguono lavoro irregolare (31,3%), riciclaggio di denaro (23,3%), turbativa di appalti (22,7%) e corruzione di funzionari pubblici (22,2%). Sul tema corruzione, se il 9,3% degli intervistati ha sostenuto il fenomeno molto diffuso, il 48,2% pensa invece che lo sia poco. Il 20,8% ha dichiarato di conoscere personalmente o di aver conosciuto in passato qualcuno coinvolto in pratiche corruttive. E secondo il 16,7%, chi potrebbe denunciare non lo fa perché ritiene la corruzione un fatto normale. Per di più, solo il 18% ha detto che per contrastare la corruzione è utile votare i politici onesti: "un segnale di sfiducia verso le istituzioni - ha osservato Libera - molto preoccupante". Dalla ricerca è emersa una concezione della politica come di una sfera "altra" rispetto al proprio vissuto quotidiano: soltanto il 6,9% dei rispondenti si è ritenuto politicamente impegnato, mentre il 49,5% dice di tenersi informato ma senza partecipare. Inoltre, Libera ha osservato una ridotta tendenza all'associazionismo: quasi un rispondente su due non aderisce ad alcuna associazione. Per quanto riguarda le mafie straniere, circa la metà dei rispondenti del Nordest ha ritenuto che nella propria regione vi sia la presenza mafiosa; la quota risulta più elevata in Friuli Venezia Giulia (6 su 10). Inoltre, il 54,7% sa che i beni che sono stati confiscati vengono dati in uso per fini istituzionali o sociali, ma quasi uno su tre ha ritenuto che questi beni vadano all'asta. Oltre la metà dei rispondenti non conosce beni confiscati nella propria regione.
“Il problema nel paese è la mafia non i migranti”
"Come mai da 150 anni continuiamo a parlare di mafia? Oggi il problema più grave non sono i migranti, è mettere testa sulla corruzione e sulle mafie nel nostro Paese" ha evidenziato il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, all’apertura della tre giorni di Libera. "Mai come in questo momento - ha aggiunto - dobbiamo alzare la voce quando in molti scelgono prudente silenzio. Non dimentichiamo le cose positive che sono state fatte e che vengono fatte, non dimentichiamo il sacrificio di tante persone, ma una delle risposte che dobbiamo darci è come mai continuiamo a parlare di mafia". Il fondatore del Gruppo Abele ha poi osservato che "non c'è regione d'Italia che possono considerarsi esente" dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. E che a Nordest, "ai confini", questa "fa affari". Per don Ciotti le leggi devono essere chiare e non ambigue. “Tocca anche a noi avere leggi non ambigue, non mezze leggi, non qualche piccolo compromesso - ha detto - parole chiare, leggi ferme e una politica forte e chiara. Le mafie sono forti quando la democrazia è debole e la politica vacilla”. Secondo il presidente di Libera "ci vuole una risposta culturale e sociale che appartiene un po' a tutti": investimenti in "cultura, educazione, conoscenza, in politiche sociali, in sostegno alla magistratura e alle forze di polizia" per non correre il rischio di "normalizzare" il fenomeno, come "è stato per la droga tanti anni fa".
Nord-est un ghiotto obiettivo per le mafie
Anche l’ex magistrato oggi presidente onorario di Libera, Gian Carlo Caselli, è intervenuto all’apertura dell’annuale seminario di Libera, dove ha lanciato un allarme riguardo la presenza mafiosa nel Nord-est: "Il Nordest è una regione ricca e tutte le regioni ricche sono obiettivi potenziali per quanto riguarda gli insediamenti economici soprattutto delle mafie che purtroppo per noi sono molte ricche”. Caselli ha poi evidenziato che la criminalità organizzata non sempre si vede: “Una volta loro sparavano per le strade, esibivano tracotanza, oggi tendono per quanto possibile - l'eccezione sono forse Napoli e Foggia - a non farsi vedere, a rimanere nascoste in modo da poter fare meglio e con maggiore produttività i loschi affari. Non conviene loro essere sotto i riflettori, cercano di starne lontani per quanto possibile e allora i problemi si complicano perché è più difficile vederli, scoprirli. Ma non è impossibile”. Secondo Caselli, "basta studiare le cose, conoscerle, fare squadra tutti quanti insieme: enti pubblici, agenzie di informazione, associazioni di volontariato, ciascuno mettendo insieme gli elementi che può portare alla riflessione anche degli altri. Sommando questi elementi si possono vedere cose per essere sempre allerta". "Dove ci sono possibilità di riciclaggio, di investimento proficuo del proprio denaro sporco - ha concluso - ecco lì la mafia potenzialmente può sempre esserci e se non la si vede non è detto che non ci sia".
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La procura di Trieste: “Indagini quintuplicate”
“Il nemico è forte e siamo pochi. Siamo pochi rispetto al numero dei reparti dei magistrati, di quelle strutture deputate ad affrontare il problema, in relazione anche al tempo che abbiamo dietro, perché c'è stata quasi una sottovalutazione. Mentre ci sono circa 8 mila chilometri quadrati di regione da controllare" ha detto il Procuratore Capo di Trieste, Carlo Mastelloni, durante la presentazione di “Contromafiecorruzione”. Il magistrato ha evidenziato come nel territorio friulano “l’iscrizione di procedimenti per il 416 bis si sono quintuplicati in questi ultimi anni”. E poi ha aggiunto: “Prima, quando sono arrivato, erano soltanto due mentre adesso abbiamo dei sodalizi finalizzati alle estorsioni, al traffico di stupefacenti, un tessuto variegato e ben distribuito sul territorio. C'è un appetito anche per le zone turistiche, sia montane che marine. Per cui bisogna insistere per battere sul rimpinguamento sia del nostro personale amministrativo sia del numero dei reparti specializzati”. Rispondendo, infine, a chi gli chiedeva se c'è una mafia che viene dall'immigrazione, Mastelloni ha risposto: "Questo è un punto interrogativo al quale non mi sento di rispondere perché ci sono delle polemiche in corso e non vorrei schierarmi né da una né dall'altra parte. Vedremo se ci sono inchieste che esito avranno. Per adesso ci sono ma da tempo, dei segnali solo sui nigeriani, che parte dalla prostituzione”.
Fonte: ANSA
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