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cutro-ignazio-web0Ignazio Cutrò: "E' un grande risultato, frutto di una politica sana"
di AMDuemila - 16 giugno 2015
L'iter per le assunzioni era stato lungo e travagliato. Tutto si è sbloccato negli ultimi mesi e da oggi già dieci testimoni di giustizia siciliani hanno preso servizio nella sede romana della Regione Siciliana. "Quello raggiunto oggi è un ottimo risultato, frutto di una politica sana", ha detto con soddisfazione Ignazio Cutrò, presidente dell'Associazione nazionale testimoni di giustizia che oggi è arrivato a Roma in occasione dell'insediamento al lavoro dei colleghi.

"Sono stati accolti benissimo dalla direttrice generale - ha commentato - e sono felici. Sono stati trattati dagli altri dipendenti in modo molto familiare; ognuno, sulla base delle proprie competenze, si è visto assegnare un compito. La Sicilia è purtroppo nota per la mafia ma questi sono gli anticorpi dell'antimafia". Poi ha aggiunto: "La vera vittoria è tornare in Sicilia ma il ministero dell'Interno, per motivi di sicurezza, non vuole che le assunzioni avvengano in Sicilia. Oggi è comunque un giorno di festa e di riscatto per i testimoni di giustizia che tanto soffrono".
In base agli accordi i testimoni di giustizia che la Regione Siciliana di qui a qualche giorno assumerà raggiungeranno le 38 unità. "Un altro passo importante nella direzione giusta" ha commentato commenta il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia dove coordina il gruppo di lavoro che si occupa di testimoni, collaboratori e vittime di mafia. "Rinnovo l'appello al presidente Chiamparino - ha aggiunto il politico - perché venga firmato il protocollo tra la Regione Siciliana e la Conferenza delle Regioni: il protocollo, che non ha oneri per le altre Regioni, permetterà di risolvere la situazione disagevole che si è venuta a creare, permettendo ai testimoni siciliani di essere collocati nei territori in cui si sono rifatti una vita, spesso col cambio di generalità. Il medesimo sforzo, di concerto con il Servizio Centrale di Protezione dovrebbe portare anche alla ricognizione dei posti disponibili, da destinarsi ai testimoni non siciliani. Così - ha concluso Mattiello - potremmo girare pagina e concentrarci su altre questioni non meno delicate che riguardano i testimoni".
Per arrivare a queste assunzioni nei mesi scorsi era stato avviato un iter piuttosto articolato. Alla fine ciò è stato possibile grazie alla legge regionale sui testimoni di giustizia approvata dall'Assemblea regionale siciliana lo scorso anno. Oltre che a Roma, i testimoni di giustizia lavoreranno nei luoghi dove vivono, in amministrazioni diverse da quella della Regione ma comunque pagati dalla Sicilia. Questo non appena il protocollo tra la Regione Siciliana e la Conferenza delle Regioni sarà firmato.
Il capitolo dei testimoni di giustizia è da sempre un tema particolarmente delicato in ambito di lotta alle mafie ed alla corruzione. In totale in Italia sono 85, la maggior parte tra i 26 e i 60 anni. Nel programma di protezione del Viminale ci sono anche 253 loro familiari, di cui 103 hanno tra 0 e 18 anni. Complessivamente il sistema di protezione, che fa capo al ministero dell'Interno, si occupa in Italia, al momento, di 6200 persone tra testimoni e collaboratori di giustizia a cui si aggiungono i familiari. Tra i testimoni, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Commissione parlamentare Antimafia, solo 17 sono alle "misure speciali" ovvero protetti nella propria abitazione, mentre tutti gli altri hanno dovuto aderire al programma di protezione, ovvero hanno abbandonato la propria casa e il proprio lavoro per essere nascosti in località protette.

Fonte ANSA

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