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Procuratore Marcello Viola: “Fenomeno criminale aggravato da una considerevole carenza di magistrati”

In Lombardia si sta assistendo ad una vera e propria colonizzazione della ‘Ndrangheta. Sebbene il narcotraffico rimanga l’attività principale, in seno alla ‘Ndrangheta, è emersa una “mutazione genetica” con infiltrazioni profonde ed evidenti nel settore economico-finanziario. Un fenomeno che in Lombardia riguarda tutte le mafie, “ma la ‘Ndrangheta è prevalente”. In estrema sintesi, questo è lo scenario che Marcello Viola, procuratore di Milano, ha presentato oggi durante la commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno mafioso presente sul territorio lombardo. Durante l’audizione, che ha visto anche la presenza  dell'aggiunto Alessandra Dolci e del pm Paolo Storari, il procuratore Viola ha descritto il contesto ‘ndranghetista a Milano come allarmante, “meritevole di attenzione” e aggravato da una considerevole carenza di magistrati. Un deficit che incide sulla Procura distrettuale di Milano, la quale si estende su un’area con 7 milioni di persone, e sulla Direzione Distrettuale Antimafia, che negli ultimi tre anni “ha raddoppiato le iscrizioni sul registro degli indagati contro noti e ignoti, nonostante un organico che si compone di “9 sostituti procuratori in grado di occuparsi di queste indagini. E ancora: “Nel nostro distretto sono state rilevate 25 Locali di 'Ndrangheta e una situazione sempre più complessa di criminalità economica e finanziaria”, alla quale bisogna aggiungere “la concentrazione di eventi e investimenti pubblici per i Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026”.

Crimine imprenditoriale e interessi comuni
Il quadro criminale sembra essere comprovato dalla propensione della ‘Ndrangheta nel voler convertire le proprie attività in pratiche illecite di tipo imprenditoriale. A Milano, infatti, si assiste a una “accentuazione a carattere imprenditoriale di organizzazioni di tipo 'ndranghetista - ha spiegato Viola -. Gli interessi delle organizzazioni criminali si concentrano su attività illecite a basso rischio penale, come lo smaltimento e il traffico illecito di rifiuti provenienti dall'area campana. Molti soggetti che hanno caratterizzato la prima decade degli anni Duemila - ha proseguito Viola ricordando l'indagine 'Crimine-Infinito' contro la mafia in Lombardia - sono stati scarcerati per fine pena, comportando mutamenti nell'equilibrio dei territori: a più di 10 anni dalle precedenti investigazioni, si ripropongono sul territorio le stesse dinamiche criminali con un maggiore grado di accettazione sociale".


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Alessandra Dolci


Durante le indagini - ha ricordato l'aggiunto Alessandra Dolci - sono stati registrati profondi cambiamenti da parte delle organizzazioni criminali, che hanno reso le stesse molto più complesse. “Nell'indagine Crimine-Infinito, cinque dei nostri indagati erano stati vittima di omicidio e avevamo video-registrato 24 summit dei vertici 'ndranghetisti. Da allora non c'è più stato alcun omicidio di stampo mafioso e niente più riunioni, i mafiosi non parlano più in macchina, i cellulari si lasciano a casa e si mettono in atto una serie di strategie elusive delle attività investigative. I reati spia - ha proseguito Dolci - si contano sulle dita della mano. Al loro posto ci sono le bancarotte fiscali e per distrazione, crediti d'imposta come con l'ecobonus o con i vari decreti Covid e le intestazioni fittizie che si sposano con il bisogno di evasione fiscale di una parte dell'imprenditoria lombarda che tende a non rispettare le regole della libera concorrenza”. Inoltre, tra le novità emerse da recenti indagini, anche un'inquietante convergenza di interessi tra il riciclaggio e il traffico di stupefacenti, che coinvolge anche mafia e camorra.  Sorprendentemente, queste organizzazioni criminali stanno collaborando invece di combattersi per il controllo del territorio, attraverso un “network criminale evoluto - ha spiegato Viola - in grado di stipulare accordi. E’ molto più produttivo un sistema in pace che non in guerra, perché la violenza attira l'attenzione degli apparati repressivi dello Stato”. Infine, il sostituto procuratore di Milano, Paolo Storari, durante l’audizione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie, ha illustrato le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano sul fenomeno dei serbatoi di manodopera, come cooperative o società a responsabilità limitata, che operano senza una struttura adeguata e affittano manodopera alle grandi imprese: organizzazioni completamente controllate dalla criminalità organizzata. “La metafora dell'infiltrazione mafiosa non è più adeguata - ha detto Storari - non è più la criminalità mafiosa che conforma quella economica, ma il contrario: le coop spurie in mano alla 'Ndrangheta si comportano non come mafie ma come operatori commerciali illegali con una riserva di violenza. Il committente - ha aggiunto - non sempre è in dolo, ma si disinteressa di chi è dentro ai propri appalti ed è mosso solo dalla logica del costo, per esempio esternalizzando tutte le attività di logistica o di sorveglianza nei cantieri”.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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