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Tra i destinatari del provvedimento anche l’ex pugile Franco Terlizzi

Tredici persone fermate, due attività imprenditoriali e mitragliatori da guerra poste sotto sequestro. È il bilancio dell'operazione coordinata dalla Dda milanese ed eseguita dai finanzieri dei Comandi Provinciali di Pavia e Milano, unitamente a militari dello S.C.I.C.O. di Roma.
L'operazione scaturisce da una complessa attività di indagine denominata "Metropoli - Hidden Economy": si parla di flussi di danaro, di una carrozzeria, utilizzata dagli indagati anche per la riparazione di auto in danno di istituti assicurativi, ed un negozio di articoli sportivi, entrambi ubicati nella provincia di Milano e formalmente intestati a terzi soggetti. Questi beni erano in realtà riconducibili all'indagato principale. Le indagini hanno altresì permesso di ricostruire le rotte dello stupefacente, con sequestri effettuati anche nel territorio della Confederazione Svizzera, episodi estorsivi ed un traffico di armi anche da guerra, quali mitragliatori Kalashnikov riforniti da cellule calabresi e balcaniche collegate.
Gli agenti sono riusciti ad azzerare un'associazione per delinquere dedita al traffico di cocaina, hashish e marijuana e all'intestazione fittizia di beni, con al vertice Davide Flachi, il figlio dello storico esponente della 'Ndrangheta del quartiere Comasina di Milano Pepè Flachi, soprannominato “il boss della Comasina”, morto lo scorso gennaio.
Tra i destinatari del provvedimento vi è anche Franco Terlizzi, ex pugile, ex pr (addetto alle Pubbliche Relazioni) della famosa discoteca milanese Hollywood e passato alla ribalta delle cronache per aver partecipato negli scorsi anni all'Isola dei Famosi. Terlizzi, secondo gli accertamenti, sarebbe uno dei prestanome di Davide Flachi.
L'accusa mossa a suo carico è di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di truffe assicurative su finti incidenti di auto e anche di trasferimento fraudolento di valori. In particolare, come si legge negli atti, avrebbe procacciato i "clienti" per la maggior parte delle frodi assicurative messe a segno da un gruppo capeggiato da Flachi: secondo il provvedimento di fermo (che dovrà essere convalidato da un gip), firmato dai pm di Milano Gianluca Prisco, Francesco De Tommasi e dal pm di Pavia Andrea Zanoncelli, l'ex pugile si sarebbe occupato "della stipula degli atti giuridici della società" di cui avrebbe fatto da 'prestanome' e avrebbe preso parte con Flachi (anche accusato di associazione mafiosa) ed altri "alle discussioni su tematiche relative alla gestione della carrozzeria e del personale". Carrozzeria che sarebbe stata intestata a Terlizzi perché Flachi temeva, secondo gli inquirenti, che gli sarebbe stata sequestrata come misura di prevenzione dai magistrati. E Terlizzi, si legge sempre nel decreto di fermo, si sarebbe speso pure per "agevolare le denunce dei clienti presso la stazione dei Carabinieri di Affori" sui finti incidenti. E per questo avrebbe avuto rapporti, secondo gli inquirenti, con Cosimo Caputo, ex appartenente all'Arma dei Carabinieri e tra i 13 fermati nell'inchiesta. Terlizzi, infine, si sarebbe messo d'accordo coi periti "conniventi pronti ad agevolare le truffe sulle assicurazioni".
Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

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