Oltre 400mila euro in contanti, insieme a orologi Rolex e gioielli dal valore di oltre 200mila euro, sono stati scoperti dalla polizia in un garage di Nichelino (Torino). Nel luogo, passato al setaccio con l’aiuto dei vigili del fuoco, è stato scoperto un vano nascosto, ricavato con la costruzione di un’intercapedine in cemento. All’interno c’era un contenitore in metallo chiuso con lucchetto e catena. Dopo aver forzato la cassaforte i poliziotti hanno trovato il suddetto contenuto. Il tesoro, a cui gli investigatori della Squadra Mobile diretta da Luigi Mitola sono giunti dopo l'arresto per droga di due uomini, potrebbe essere collegato a Vittorio Raso, boss della 'Ndrangheta arrestato nell'autunno 2020 poi scarcerato e ora latitante. Gli indizi raccolti dagli inquirenti lasciano infatti pensare che gli arrestati facciano parte del gruppo di narcotrafficanti gestito dal boss.
Infatti i due uomini - uno dei quali era un imprenditore attivo nell’ambito dei trasporti - sono stati bloccati mentre uscivano da un palazzo a Moncalieri . All’interno di un appartamento che usavano gli investigatori hanno trovato 10 chili e mezzo di marijuana e un chilo e 400 grammi di hashish, materiale per il confezionamento della sostanza stupefacente, una bilancia di precisione, macchina per il sottovuoto e contanti per 16.500,00 euro pure questi confezionati sottovuoto. Durante le perquisizioni in altri immobili che avevano a disposizione, in ufficio e a casa, sono stati sequestrati un revolver calibro 38 detenuto illegalmente, contanti per altri 28.790 euro ed una apparecchiatura del tipo «jammer» solitamente utilizzata per inibire le frequenze radio degli antifurti e delle apparecchiature per le intercettazioni. Vittorio Raso è considerato dagli inquirenti come un personaggio di spicco della ‘Ndrangheta calabrese radicata a Torino. Raso, 43 anni, soprannominato 'Esaurito', era stato arrestato a Barcellona dopo due anni di latitanza in seguito a una condanna in primo grado a vent'anni per traffico internazionale di droga. Scarcerato due giorni dopo perché tra i reati che gli venivano contestati c'era l'usura, che in Spagna non prevede il carcere, ha fatto di nuovo perdere le sue tracce. Per gli inquirenti, le modalità di occultamento e di conservazione del denaro, riscontrate anche in altri recenti arresti, nonché gli adesivi utilizzati sulle confezioni dello stupefacente per indicarne la provenienza, rappresentano elementi sintomatici di una contiguità dei soggetti arrestati al gruppo di narcotrafficanti organizzato e diretto da Raso. Nel corso dell'operazione sono stati trovati anche numerosi ritagli di articoli di quotidiani riportanti la notizia dell'arresto di Raso.
Foto © Imagoeconomica
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