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Scoperta una vasta rete logistica per il narcotraffico e di comunicazioni criptate

"Quella di oggi è un'indagine che dimostra la capacità di dare continuità a una serie di investigazioni. Considerando che questa è una costola dell'operazione Gerry del 2017 che aveva già ricostruito un quadro di narcotraffico internazionale facendo emergere due utenze criptate che erano state lasciate un po' da parte in quell'ambito, ma che sono state subito dopo approfondite e che erano un insieme di informazioni di grande rilievo. Da quelle utenze si apre uno scenario del tutto nuovo perché erano gestite da parte di varie componenti della 'Ndrangheta territoriali che passavano dalla Repubblica Domenicana alla Spagna per poi arrivare al nord Europa e poi tornare in Calabria tramite le centrali logistiche della Piana di Gioia Tauro gestite dalle famiglie di Rosarno, attraverso soggetti inseriti non solo in una vasta rete di narcotrafficanti ma, soprattutto, in grado di comunicare con modalità criptate. Non parlavano mai, comunicavano solo per iscritto e questo ha creato molte difficoltà". Sono state queste le parole con cui il Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha descritto i particolari dell'operazione "Cypto" durante la conferenza stampa tenutasi alle 11 nella sede del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria in cui sono stati presenti anche il procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, i procuratori aggiunti Gaetano Paci e i vertici della Guardia di finanza del comando provinciale di Catanzaro e dello Scico di Roma.

La suddetta operazione denominata "Cypto" è stata condotta dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e del servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di finanza di Roma, coordinati e diretti dalla Dda di Reggio Calabria per l'esecuzione, in diverse regioni d'Italia (Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d'Aosta) di 57 misure cautelari - disposte dal gip di Reggio Calabria di cui 43 in carcere e 14 ai domiciliari - nei confronti di esponenti di un'organizzazione criminale dedita all'importazione di cocaina dal Nord-Europa e dalla Spagna. Inoltre sono stati sequestrati beni per oltre 3,7 milioni di euro. Tra gli arrestati ci sono anche esponenti di cosche della 'Ndrangheta del Reggino. 

"L'organizzazione che abbiamo disarticolato oggi era particolarmente professionale non a caso l'operazione è stata denominata Crypto - ha spiegato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro Dario Solombrino - I membri e i capi dell'organizzazione si erano organizzati per comunicare tra loro in codice. Di questa operazione siamo molto orgogliosi. Non è stata la classica operazione perché per arrivare a questo risultato ci sono stati diversi sequestri per oltre 100 chili di sostanza di stupefacenti e arresti dei corrieri in flagranza. Questa operazione si è andata via via gonfiando con attività investigative originali perché hanno dovuto confrontarsi con dei criminali assolutamente originali attraverso una rete di sim tedesche intestate a prestanome, e già questo poteva essere un problema non da poco, ma soprattutto usavano dei codici crittografici numerici non associati banalmente alle lettere. Questo ha posto non poche difficoltà investigative". L'operazione rappresenta l'epilogo di una indagine avviata nel 2017 dopo l'inchiesta "Gerry", che nel marzo del 2017 aveva sgominato una complessa consorteria criminale, composta da soggetti di vertice delle 'ndrine Molè-Piromalli e Pesce-Bellocco operanti, rispettivamente, in Gioia Tauro (RC) e Rosarno (RC). L'operazione di oggi, che vede complessivamente indagate 93 persone ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della 'ndrina Pesce-Bellocco, riconducibili alle famiglie Cacciola- Certo-Pronestì, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale volta al traffico di stupefacenti, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di "cocaina" dal Nord Europa (Olanda, Germania, Belgio) nonché dalla Spagna e di "piazzarla" in buona parte delle regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna) e anche all'estero (Malta).  Oltretutto gli investigatori sono riusciti a svelare l'esistenza di una agguerrita consorteria calabrese di stampo 'Ndranghetista, estremamente organizzata, composta da numerosi accoliti e dotata di una vera e propria flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la cocaina. Secondo gli inquirenti, gli adepti operavano in un'ottica prettamente aziendale, che poteva contare sull'utilizzo di Sim tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc numerose autovetture, dotate di complicatissimi doppifondi, così da renderle praticamente "impermeabili" ai normali controlli su strada da parte delle Forze di Polizia.

 Tra i personaggi principali della rete c'era un cittadino dominicano, Humberto Alexander Alcantaram il cui compito era di garantire ai calabresi i contatti diretti con i fornitori sudamericani. Oltre a lui c’era anche Marco Paladino, legato alla cosca Gallace di Guardavalle e stabilmente residente in Germania che aveva sia la funzione di corriere che quella di procacciatore di partite di cocaina provenienti dal nord Europa. In Germania c’era pure Domenico Tedesco con il compito, secondo gli inquirenti, di fornire appoggio logistico ai referenti dell'organizzazione. L'inchiesta, inoltre, ha dimostrato l’esistenza di contatti con esponenti con la suddetta organizzazione con la cosca Cappello di Catania per creazione di una rotta in grado di fare giungere la cocaina a Malta.

Uno dei soggetti che già usava questo collegamento era Ivan Meo - ora ai domiciliari - che nel 2018, assieme a due soggetti, si era recato via mare a Malta riportando poi in Italia oltre 50mila euro provento di cessione di droga.

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