La relazione semestrale della Dia, riferita al secondo semestre del 2022, restituisce una panoramica generale delle ultime attività investigative che hanno portato alla cattura dell'ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio dai Carabinieri del Ros presso la clinica "La Maddalena" di Palermo.
"Negli anni, le numerose attività investigative avviate nei confronti della folta schiera di fiancheggiatori del boss hanno contribuito ad indebolire la fitta rete di protezione, rendendo la sua latitanza sempre più a rischio", si legge. Nel semestre, "le più importanti indagini concluse hanno compromesso gli equilibri criminali delle famiglie mafiose colpite e confermato il ruolo apicale rivestito dal Messina Denaro". In particolare gli investigatori prendono in esame l’operazione “Hesperia”, la quale ha permesso di individuare "l’elemento di vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara al quale è stata riconosciuta una '..autorità sovra-mandamentale' anche in ragione '...del suo qualificato, risalente e tuttora attuale legame con il noto Matteo Messina Denaro' che '...ha quasi immediatamente assunto e concretamente svolto le funzioni direttive nella provincia di Trapani, assicurandone l’operatività nel fedele ossequio alle regole ordinamentali di Cosa nostra'”. Grazie ad "Hesperia" è stato inoltre possibile acclarare che vi sono state "forme di collaborazione tra appartenenti alla famiglia di Campobello di Mazara (mandamento di Castelvetrano) e quelli della famiglia di Partinico (mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale), nonché documentato gli interessi della criminalità organizzata nei settori delle scommesse e delle aste giudiziarie".
Cosa nostra trapanese, nel conservare le tradizionali connotazioni strutturali, "continua a svolgere le proprie attività criminali, soprattutto, infiltrandosi nel tessuto economico legale grazie alla 'inquietante riservata e putrida interlocuzione, al di là della rilevanza penale, fra esponenti mafiosi ed amministratori locali', come dichiarato dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023 - scrive la Dia -. Il connubio politico-mafioso in questo particolare territorio risulta spesso in grado di generare inquinamenti dell’attività amministrativa nella gestione della cosa pubblica". Infine, nonostante il carattere “silente e mercantistico” di Cosa nostra trapanese, si legge, "non mancano atti intimidatori in danno di attività commerciali e imprenditori che, seppur di non emergente allarme sociale, continuano, comunque, a far ritenere il fenomeno ancora radicato e mai completamente sopito".
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- Jamil El Sadi