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Le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello

"La vocazione economico - imprenditoriale transnazionale, pur sempre con un indissolubile legame con il territorio d’origine, è maggiormente evidente per la ‘Ndrangheta, che si è ritagliata un ruolo di 'leadership' mondiale nell’ambito del narcotraffico, divenendo una vera e propria 'holding' criminale di rilevantissimo spessore internazionale, in virtù delle relazioni privilegiate instaurate con i produttori di sostanze stupefacenti in America Latina". Così recita la relazione del secondo semestre della Dia (Luglio - Dicembre 2022) in riferimento alla criminalità organizzata calabrese.

La 'Ndrangheta, si legge, "conferma la sua crescente 'globalizzazione', dall’altro, prosegue nella colonizzazione di permeabili tessuti socio-produttivi, controllandone l’economia ed estendendo progressivamente le sue proiezioni in tutto il territorio nazionale ed anche all’estero. Sebbene nel periodo in esame la conflittualità tra le cosche appaia sostanzialmente sopita, la ‘Ndrangheta è comunque pienamente operativa e costituisce una minaccia costante. In tale quadro, persistenti risultano anche i suoi tentativi d’infiltrazione negli appalti pubblici ed il monopolio mantenuto nel narcotraffico, come documentato, tra l’altro, dagli ingentissimi sequestri di droga eseguiti nel porto di Gioia Tauro".

L'epicentro, la base, la 'casa' della 'Ndrangheta, riportano gli analisti, rimane sempre"il mandamento jonico della provincia reggina, il locale di San Luca", "da sempre considerato l’epicentro criminale della ‘Ndrangheta poiché nel suo territorio sorge il luogo simbolo del Santuario della Madonna di Polsi, in passato sede storica dei summit mafiosi. Quello di San Luca è considerato, tra tutti i locali di ‘Ndrangheta, come la 'mamma' depositaria della tradizione, della 'saggezza' e delle regole istitutive che costituiscono il patrimonio 'valoriale' di tutte le cosche. A San Luca sarebbero attive le cosche Pelle-Vottati-Romeo e Nirta-Strangio la cui lunga e feroce contrapposizione è sfociata nella ormai nota strage di Duisburg del 15 agosto 2007.

Nel documento si esamina la presenza della 'Ndrangheta in tutte le regioni italiane.

Per esempio nel "mandamento centro di Reggio Calabria, la cosca Alvaro di Sinopoli ha evidenziato il suo tentativo d’espansione anche sulle cosche contermini quali quella dei Nasone-Gaietti di Scilla, in seno alla quale sono stati registrati una serie di contrasti. Sempre nella provincia di Reggio Calabria e, segnatamente, nel mandamento tirrenico si è assistito al cambio di reggenza della cosca Bellocco di Rosarno a seguito del decesso, per cause naturali, del vertice storico con una successione - come da tradizione - in linea familiare. Inoltre, sempre con riferimento alla predetta consorteria, sarebbero emersi inediti rapporti con esponenti del clan Spada, egemone a Ostia (RM) e lungo il litorale laziale, maturati all’interno del carcere durante il periodo di detenzione dei rispettivi vertici (operazione “Blu Notte”). La cosca Bellocco ha poi ulteriormente confermato la sua vocazione a infiltrare i settori economico-imprenditoriali anche nelle province del nord Italia (operazione “Ritorno”). Invariata, infatti, la tendenza ad infiltrare gli ambiti della pubblica amministrazione grazie al coinvolgimento di infedeli funzionari e locali amministratori pubblici (operazioni “Tre Croci- Cavalieri di Gioia” e “Nuova Linea)".

Traffico di droga
"Nel settore degli stupefacenti, le cosche di ‘Ndrangheta hanno comprovato la loro peculiare capacità di stringere rapporti funzionali con organizzazioni italiane (Cosa nostra e Camorra) e straniere (in primis albanesi) come documentato dagli esiti delle operazioni “Magma 2” della DDA di Reggio Calabria e “Acheron” coordinata da quella di Palermo. Nell’area del mandamento jonico, all’interno della cosca Cordì di Locri si è rilevato un rinnovamento della sua leadership in ragione delle continue, incisive attività di contrasto, che ha portato all’affermazione di talune giovani leve del medesimo casato mafioso (operazione “New Generation-Riscatto 2”).

In conseguenza delle misure cautelari conseguenti alle inchieste che hanno colpito i livelli più qualificati dei clan di ‘Ndrangheta, nel semestre in esame si è assistito all’affermazione, seppur non costituisca un elemento di novità, di figure femminili ai vertici di taluni sodalizi, come accaduto alla cosca Bellocco, in cui una donna è risultata affidataria della “cassa comune” istituita per il mantenimento dei detenuti e dei loro affiliati (operazione “Blu Notte”). E ancora, per la cosca Rosmini-Serraino al cui vertice del sodalizio ancora una donna garantiva stabilità e continuità ai delicati equilibri del clan (operazione “Revolvo”)".

In sintesi quello degli stupefacenti permane il settore criminale di primaria importanza per la ‘Ndrangheta. "Nell’ambito del narcotraffico globale le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello poiché affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa e affidabile catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa, dei carichi di droga. Negli ultimi anni, anche alcune aree dell’Africa occidentale e, in particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, sono divenute per le cosche di ‘Ndrangheta uno snodo logistico sempre più strategico per i traffici di stupefacenti. In tale quadro, il porto di Gioia Tauro permane un centro nevralgico per l’approvvigionamento della droga e non soltanto per le cosche di ‘Ndrangheta ma, come emerso nell’operazione “Tre Croci-Cavalli di Gioia”5, anche per le altre matrici criminali italiane e straniere".

Traffico di rifiuti
Nel documento della Dia si legge che "rimane alta l’attenzione della criminalità organizzata calabrese anche nella gestione del traffico illecito dei rifiuti. Infatti, oltre a quanto già emerso nell’operazione “Mala Pigna” dell’ottobre 2021 che ha riguardato la sola cosca Piromalli, il 3 ottobre 2022 i Carabinieri hanno disarticolato un’altra associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti operante nella provincia di Crotone (operazione “Black Wood”). Immutato risulta anche l’interesse della ‘Ndrangheta nell’usura e nel racket delle estorsioni, come sostenuto dal Prefetto di Reggio Calabria, precisando altresì che 'il fenomeno estorsivo risulta una costante in danno degli operatori economici del territorio. Tra gli aspetti positivi si registra una maggiore tendenza alla denuncia di tali fatti delittuosi'.

Come rilevabile negli esiti delle investigazioni concluse nel semestre in esame, risulta confermata l’attenzione delle cosche verso la gestione dei lidi balneari, attuata prevalentemente tramite variegate modalità di condizionamento delle procedure d’assegnazione delle concessioni demaniali.

Considerevole e ampiamente documentata la presenza della ‘Ndrangheta nell’ambito dell’edilizia e del comparto immobiliare, come rilevabile dalle operazioni 'Blu Notte' e 'Ritorno' e nell’inchiesta 'Planning' condotta dalla DIA e dalla Guardia di finanza".

I rapporti con la criminalità albanese
La 'Ndrangheta ha consolidato i suoi rapporti con la criminalità albanese. Quest'ultima nel tempo è cresciuta ritagliandosi un ruolo di rilievo internazionale nel narcotraffico.

"Le organizzazioni criminali albanesi manifestano un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga e di armi illegali. Sono ben strutturate e sorrette da una consolidata componente solidale, sovente rafforzate al loro interno da legami parentali. Al tempo stesso, si presentano tecnicamente attrezzate e capaci di organizzare le attività delittuose in sottogruppi dotati di grande mobilità nel territorio, ai quali vengono affidati compiti specifici che fanno capo a referenti in Italia e all’estero. Per tutte queste motivazioni, queste compagini appaiono molto pericolose e agguerrite.

Le organizzazioni albanesi si sono rivelate ben organizzate anche a livello internazionale, oltre che capaci d’interloquire direttamente con i cartelli sudamericani per l’importazione, dai Paesi tradizionalmente produttori, di ingenti quantità di cocaina destinate all’approvvigionamento delle cellule di connazionali operanti nelle principali piazze italiane. A tal proposito, diverse attività antidroga, condotte in diverse Regioni italiane, come si vedrà in seguito più nel dettaglio, hanno messo in luce sinergie operative della criminalità organizzata albanese con la criminalità autoctona.

Le compagini criminali albanesi, dedicate tradizionalmente al traffico di marijuana attraverso la cd. 'rotta balcanica', reinvestono ormai stabilmente i proventi anche nel traffico di cocaina che importano nel territorio nazionale via terra lungo le principali rotte di distribuzione europee, potendo contare su soggetti stanziali nel nord Europa in prossimità dei principali porti mercantili (Anversa, Rotterdam e Amburgo) ove, nel tempo, sono riusciti ad infiltrarsi efficacemente. Tali gruppi, dunque, costituiscono una vera e propria realtà criminale, sia quali fornitori di materia prima, sia nella veste di corrieri e spacciatori, essendosi radicati in diversi Paesi dell’Europa e avendo instaurato rapporti stabili con i trafficanti di droga in ogni parte del globo. La favorevole posizione geografica delle coste albanesi rispetto a quelle pugliesi, nonché la stessa conformazione geografica del Gargano forniscono, peraltro, una direttrice di collegamento diretto con l’Italia. Anche per questa ragione la criminalità organizzata italiana condivide plurimi affari illeciti con quella albanese, dal momento che la rotta adriatica si caratterizza quale punto di snodo per il transito degli stupefacenti dall’Albania non solo verso l’Italia ma in direzione pure del resto d’Europa, favorita dai collegamenti aerei con i Paesi balcanici che si affacciano sull’Adriatico".

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