In Sicilia manca leadership mafiosa ma resistono il traffico di stupefacenti e le infiltrazioni nella politica

Senza una leadership carismatica che governi la struttura di vertice e senza una strategia di attacco frontale allo Stato, ma non per questo è indebolita. È lo spaccato che emerge dalla relazione semestrale della Dia sulla presenza criminale in Sicilia - in particolare a Palermo - nel 2° semestre 2022. "Cosa nostra è in un’oggettiva situazione di profonda difficoltà che deriva anche dalle indagini che sono state svolte e che hanno portato il 16 gennaio alla cattura di Matteo Messina Denaro, ma non solo da quello. Ma cosa nostra... è tutt’altro che sconfitta", aveva detto il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario celebrata il 28 gennaio scorso. Anche se indebolita, dalla relazione Dia emerge che Cosa nostra non ha perso la sua contiguità con il tessuto vitale nel territorio palermitano e regionale. Al contrario, cosa nostra "manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa".

L'organizzazione mafiosa, infatti, "continua ad evidenziare l’operatività delle sue articolazioni in quasi tutto il territorio dell’Isola con consolidate proiezioni in altre regioni italiane e anche oltreoceano tramite i rapporti intrattenuti con esponenti di famiglie radicate da tempo all’estero - si legge nella relazione -. In cosa nostra palermitana, come in quelle attive nelle province occidentali e orientali della Sicilia, la prolungata assenza al vertice di una autorevole e riconosciuta leadership starebbe favorendo l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un’origine familiare mafiosa. Non mancherebbero, tuttavia, i tentativi da parte di anziani uomini d’onore, recentemente ritornati in libertà, di riaccreditarsi all’interno dei sodalizi di appartenenza".

A garantire i suoi illeciti è la "sommissione" dell'organizzazione nel tessuto sociale, facendo ricorso minimale alla violenza al fine di evitare allarme sociale e garantire, nel contempo, "un “sereno” arricchimento economico tramite l’acquisizione di maggiori e nuove posizioni di potere".

Gli investigatori mostrano nel dettaglio come i principali interessi criminali di Cosa nostra siano ancora il traffico il traffico di stupefacenti, le estorsioni, l’infiltrazione nei comparti della pubblica amministrazione, nell’economia legale, nel gioco e nelle scommesse online, settore quest’ultimo che garantisce una singolare modalità di controllo del territorio, strumentale anche per il riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

Filo diretto: traffico di stupefacenti
È nel traffico degli stupefacenti che si conferma la capacità di Cosa nostra di "instaurare relazioni commerciali e di stringere alleanze o forme di cooperazione con altre matrici mafiose, quali ‘Ndrangheta e Camorra, per l’acquisto di ingenti quantitativi su larga scala", scrive la Dia. Dalle attività investigative concluse nel 2° semestre del 2022 è emerso come "Cosa nostra, per l’approvvigionamento di cocaina, abbia mantenuto un privilegiato canale di negoziazione soprattutto con le cosche calabresi". Tuttavia, si legge nel semestrale, "non può escludersi che Cosa nostra riesca, nel tempo, a riattivare i vecchi flussi con i fornitori del continente americano e riacquisire lo storico ruolo di player internazionale nell’ambito del narcotraffico".

Sulla scena palermitana, ad esempio, il traffico di sostanze stupefacenti costituisce ancora "il principale canale di finanziamento dell’intera organizzazione", come confermato anche dal Procuratore Maurizio de Lucia secondo cui si tratta di “un fenomeno che non va sottovalutato, non solo per le ricadute sul territorio a cui assistiamo quotidianamente, ma perché produce una quantità di reddito tale che consente dal un lato di tornare a inquinare i mercati e dall’altro di rafforzare l’organizzazione. Quindi, una delle linee del futuro di cosa nostra io immagino possa essere questa".

Dalle evidenze investigative riscontrate nel semestre con le indagini “Vento”, "Vento II” e “Centro”, i cui esiti hanno cristallizzato la stabile presenza di cosa nostra e, in particolare, del mandamento di Porta Nuova, nell’organizzazione e nella gestione delle diverse piazze di spaccio di Palermo, è emersa l'esistenza di una “regia mafiosa nella gestione delle piazze di spaccio palermitane è confermata", scrive la Dia.

Cosa nostra e i rapporti con la pubblica amministrazione
La Dia evidenzia anche altri due ambiti criminali di particolare interesse per le organizzazioni mafiose. Da un lato le estorsioni, considerate strategiche per il sostentamento dei familiari dei detenuti e "mediante il quale i clan esprimono un più incisivo controllo del territorio". Oltre alla richiesta del tradizionale “pizzo” sono emersi modus operandi alternativi e più subdoli di imposizione estorsiva: "alle consegne di denaro, ad esempio, si sostituirebbero le assunzioni o le forniture di prodotti e servizi che, per gli operatori economici vessati, risulterebbero maggiormente graditi poiché 'costo d’impresa, ben tollerato, o addirittura richiesto, in cambio di protezione'".

Dall'altro lato, invece, la Dia sottolinea l'interesse di Cosa nostra ad infiltrarsi nella politica e nella pubblica amministrazione. "Le organizzazioni di tipo mafioso, per infiltrare il tessuto economico della Regione, ricercano un qualificato appoggio dei funzionari pubblici, dei rappresentanti delle Istituzioni locali e degli imprenditori, tentando anche di reclutare soggetti dotati di spiccate capacità organizzative ed imprenditoriali", scrivono gli investigatori.

Cosa nostra continua ad esprimere interesse "nell’esercitare, a proprio favore, la libera determinazione del voto come emerso dagli esiti dell’attività conclusa, il 23 settembre 2022 dai Carabinieri di Palermo, con l’esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa a carico di 3 soggetti accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Tra questi un candidato alle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana del 25 settembre 2022 il quale avrebbe 'accettato, a mezzo dell’intermediaria... omissis..., la promessa di procurare voti da parte di... omissis..., soggetto appartenente a cosa nostra41, anche mediante le modalità di cui all’art. 416-bis c.p., in cambio della promessa di erogazione di danaro, poi effettivamente erogato, nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa'". Gli investigatori hanno inoltre documentato "dazioni di denaro e specifiche promesse volte a coinvolgere 'direttamente', ad avvenuta elezione, i suoi correi in lucrose attività sovvenzionate con fondi dell’Unione Europea e di altri istituti finanziari previsti dalla legge".

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