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"Le mafie hanno cambiato pelle. La logica degli affari ha superato la logica della violenza. Valgono molto le relazioni intessute con imprenditori e professionisti. Relazioni 'tossiche' che abilitano le mafie a orientarsi nella complessità del tessuto economico, conquistando nuovi spazi d'impresa, in particolare al Nord". A tracciare questa analisi delle organizzazioni criminali è il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Teo Luzi in un'intervista al blog del giornalista Giovanni Pepi "Se è così...". Le mafie, spiega il generale Luzi, cercano nuove strade. Nei commerci e negli affari. E cambiano i rapporti. "Le più recenti indagini registrano inedite convergenze tra gruppi criminali di origini diverse - Cosa nostra, 'Ndrangheta e Camorra - delineando una sorta di sistema criminale integrato, governato da un principio antico e odioso: 'pecunia non olet'. Per questo, l'Arma è attenta alle indagini patrimoniali". Il comandante generale dell'Arma traccia anche un bilancio: "Negli ultimi 5 anni abbiamo specializzato 576 unità e lo sforzo profuso ha consentito alla Magistratura di sequestrare e confiscare beni per oltre 3 miliardi e mezzo di euro". Il generale Luzi ribadisce infine che la "linea della palma" delle organizzazioni criminali si spinge sempre più verso Nord e sottolinea un altro fenomeno che emerge dalle indagini: "Se è vero che le mafie mirano a fare impresa, è purtroppo molto battuto anche il percorso contrario: imprese che cercano il contatto con il mondo delle mafie per acquisire condizioni di vantaggio sul mercato. Un dato su tutti: in Lombardia e nel Lazio, tra il 2020 e il 2022, i Carabinieri hanno sequestrato beni a cosa nostra per un valore superiore a 55 milioni di euro. Ed è ulteriormente significativo che nel 2022 il 44% delle interdittive antimafia ha riguardato imprese operanti nelle regioni del Centro-Nord".

Foto © Imagoeconomica

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