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"Minchia, cinquantasette giorni (i giorni che passano dalla strage di Capaci a quella di Via D’Amelio, ndr). Minchia, la notizia l’hanno trovata là, da dentro l’hanno sentita dire che domenica deve andare (Borsellino, ndr) da sua madre, deve venire da sua madre. Gli ho detto: allora preparati, aspettiamolo lì. A quello della luce… anche perché … sistemati, devono essere tutte le cose pronte. Tutte, tutte, logicamente si sono fatti trovare pronti. Gli ho detto: se serve mettigli qualche cento chili in più". Le parole sono del Capo dei capi, Totò Riina, nelle intercettazioni in carcere del 6 agosto 2013, mentre si trovava a passeggio con la "dama di compagnia" Alberto Lorusso. La Procura di Caltanissetta, secondo quanto riferito dall'agenzia Agi, starebbe approfondendo uno spunto investigativo ricostruito dal quotidiano "Il Dubbio", secondo cui quel riferimento "a quello della luce" non sarebbe altri che il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro in relazione ai suoi interessi nel business delle energie rinnovabili.
Un dato che si ricaverebbe, secondo il quotidiano, per quegli altri riferimenti che il boss corleonese fa sulla primula rossa, usando anche espressioni dure. "Stravagante quello e quello … quello dei pali della luce più stravagante ancora di lui. Però sono tutti stravaganti", qui Totò Riina indica Messina Denaro inequivocabilmente come “quello dei pali della luce”. "Ci farebbe più figura se la mettesse nel culo la luce e se lo illuminasse". "No, ma per dire che questo si sente di comandare, si sente di fare luce dovunque. Fa luce. Fa pali per prendere soldi, per prendere soldi".
Il quotidiano, sicuramente per motivi di spazio, tralascia alcuni particolari di quei discorsi in cui vi erano riferimenti alla necessità di compiere un attentato nei confronti del magistrato Nino Di Matteo ("Tutto in una volta si è messo a fare luce in tutti i posti... fanno altre persone ed a noi ci tengono in galera, sempre in galera però quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare”).
In quell'intercettazione del 6 agosto 2013, ha ricostruito il Dubbio riprendendo le intercettazioni, vi è anche un'altra frase "spezzata": "Da sua madre... - dice Riina al suo interlocutore - deve venire da sua madre... gli ho detto... preparati... aspettiamolo a quello della luce... anche perché devono essere tutte cose pronte".
Adesso la Procura nissena, guidata dal procuratore reggente Gabriele Paci, vuole effettuare degli accertamenti, riascoltando l'originale del file e riprendendo in mano i brogliacci. L'idea, riportano le agenzie, sarebbe quella di valutare la corrispondenza tra quanto detto, in siciliano, dal capo dei corleonesi e il testo riportato nelle trascrizioni. In ogni caso, secondo quanto affermato dalla Procura, sul piano processuale cambierebbe poco, tenuto conto che proprio lo scorso ottobre Matteo Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'assise di Caltanissetta come mandante delle Stragi del '92 di Capaci e via D'Amelio.
L'idea che Matteo Messina Denaro possa aver avuto un ruolo come esecutore materiale della strage lo aveva dichiarato di recente anche il killer catanese Maurizio Avola, un soggetto che proprio la Procura nissena aveva espressamente definito sul punto inattendibile.
Ovviamente ogni accertamento deve essere fatto con la massima cautela anche perché sempre Riina, sull'attentato di via d'Amelio, in altre intercettazioni, abbassando il tono della voce, diceva convintamente: “Si futtiu sulu” (si è fregato da solo). Un sussurro e con un dito alzato ad indicare un citofono lo stesso capo di Cosa Nostra lascia intendere che Paolo Borsellino avrebbe direttamente innescato l’autobomba pigiando il campanello di casa di sua madre. Nella requisitoria del Borsellino quater gli stessi pm di primo grado evidenziarono come "non vi è alcun elemento a sostegno dell'ipotesi" tanto che fu "escluso dalle stesse perizie".
Nel proseguo dell'articolo de Il Dubbio si fa anche un'ipotesi sull'uomo "non di Cosa nostra" di cui parla Gaspare Spatuzza e che vide nel garage di via Villasevaglios, in quanto nelle intercettazioni si parla di un soggetto venuto dall'Albania ("Esci con una macchina e ci metti quella. E poi vai a trovarlo, vai a cercarlo, ... come quello che venne solo dall’Albania… vallo a trovare un esperto come questo"). Nei documenti vi sono degli omissis. Ed è chiaro che sulla presenza dei soggetti esterni a Cosa nostra nel contesto delle stragi le indagini proseguono a tutto campo.

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