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provenzano denaro 800Il gip di Palermo impone il giudizio per i due carabinieri e archivia le denunce contro i loro superiori
di AMDuemila
Imputazione coatta per il maresciallo dei Carabinieri, Saverio Masi (caposcorta del pm Nino Di Matteo) e per il luogotenente Salvatore Fiducia. Per il gip di Palermo, Vittorio Alcamo, il reato di calunnia e diffamazione sussiste: avere accusato ingiustamente i propri superiori Gianmarco Sottili, Francesco Gosciu, Michele Miulli, Fabio Ottaviani, Gianluca Valerio e Biagio Bertodi di aver remato contro la cattura di latitanti del calibro di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Contemporaneamente è stato archiviato il procedimento avviato dagli stessi Masi e Fiducia contro i sette ufficiali dei Carabinieri. Un anno fa i pm Francesco Grassi, Pierangelo Padova, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, con la supervisione dei procuratori aggiunti Teresa Principato e Leonardo Agueci, avevano chiesto l'archiviazione per i denunciati e i denuncianti “ritenendo non riscontrati i fatti perché avvenuti alla sola presenza dei protagonisti”.
Dal canto suo il legale di Masi e Fiducia, Giorgio Carta, aveva chiesto di andare avanti con le indagini, viste le dichiarazioni di una decina di ufficiali e sottufficiali che a suo dire si aggiungevano a quelle dei suoi assistiti e che riguardavano le difficoltà a poter svolgere adeguate indagini nella ricerca di latitanti. Tra le dichiarazioni citate vi erano quelle del generale Nicolò Gebbia, oggi in pensione, che nell’ambito delle indagini difensive compiute dal legale di Masi e Fiducia, aveva riferito di essersi accorto di essere stato “preso in giro e condotto per il naso verso direzioni che non erano quelle che avrebbero potuto assicurare alla giustizia i principali latitanti di mafia”. Quando è stato sentito come teste al processo trattativa Stato-mafia il generale Gebbia ha dichiarato che quando fu comandante del reparto operativo di Palermo dal 2002 a fine 2003 si era impegnato nella ricerca del latitante Bernardo Provenzano trovando, a suo dire, non pochi impedimenti.
Un dato certo è che lo scorso anno lo stesso Giammarco Sottili è stato rinviato a giudizio dal giudice del Tribunale militare di Roma, Gaetano Carlizzi, per aver a sua volta diffamato il maresciallo Masi. Per il sostituto procuratore militare Antonella Masala il reato di “diffamazione continuata e pluriaggravata” da parte dell'attuale dirigente della Legione CC “Sardegna” di Cagliari, quale Capo di Stato Maggiore, c'era tutto.
L’imputazione coatta di Masi e Fiducia arriva in un momento particolare in cui si continua a voler delegittimare il processo sulla Trattativa Stato-mafia. Vale quindi la regola del “colpirne uno per educarne 100”? Indubbiamente il processo che si aprirà nei confronti dei due sottufficiali dei Carabinieri riaccenderà ulteriormente l’attenzione su alcuni nervi scoperti della nostra Repubblica.

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