La prefazione
Questo volumetto è promemoria di una strada assai lunga, assai grande e densa della migliore umanità di queste ultime generazioni. La voce dei Siciliani dopo Giuseppe Fava vive da quarant’anni ed è una voce di cultura, di giornalismo libero ma anche, non ultimo, di lotta.
A Catania mafia e fascismo, non sempre peggiori di altrove, sono però più arroganti e visibili, quasi emblematici del Paese. Poca e confusa opposizione, e quella poca insicura: ai Siciliani toccherà dunque ancora di scendere in campo con più disciplina e determinazione, che poi non sono mai, in natura, sempre le stesse. Magazine, giornale in rete, associazione vanno decisamente rilanciati. La stessa nostra città - luogo fisico e cifra culturale - va ripensata.
Ne parleremo, e opereremo, nelle prossime settimane e mesi. Ma vogliamo cominciarle così, con un gesto forte di memoria e affermazione. Non siamo una cerchia qualunque, nè una confraternita di buone intenzioni. Non dobbiamo dibattere i problemi dell’universo ma semplicemente risolverne uno. Il potere mafioso in Sicilia, nel Sud, in Italia. E’ ormai determinante, e si fonde con gl’impulsi profondi che un tempo chiamavamo fascismo. Noi combattiamo questo. Non da soli, certo, ma neanche mendicando improbabili aiuti nei palazzi.
* * *
Dei nomi che qui sono elencati, non vogliamo dir ealtro. Sono uomini e donne nostri, che hanno dato se stessi a un migliore avvenire, alcuni eroicamente, altri col costante lavoro e con la religione del dovere.
Sono dimenticati; ma noi abbiamo memoria. Nessuno è stato inutile, nulla è stato sprecato. Veterani e ragazzi, comunisti e preti, femministe e signore, hanno fatto qualcosa e l’hanno fatto per tutti noi. Un mondo umano si può, e noi lo sappiamo.
Così, noi camminiamo tranquillamente, a passi regolari, senza paura. Questi di cui parliamo in queste pagine, che hanno camminato su questa via, sono stati nostri compagni e amici, e forse lo sono ancora.
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