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Questo è un buon numero dei Siciliani. Ancora una volta i nostri redattori, dopo un paziente esame dei documenti e un'accurata verifica giornalistica di fatti e circostanze, sono riusciti a tirar fuori una verità nascosta, a mettere al servizio del cittadino-lettore un elemento in più. Questo lavoro è stato fatto in circostanze difficili - come tutto il resto -, con estrema povertà di mezzi e con assoluta professionalità e dedizione. E' stato fatto da giornalisti della seconda e terza generazione dei Siciliani. Perciò, da "vecchio" della brigata, me ne sento particolarmente orgoglioso. Alla salute, compagni.
Questo è un "cattivo" numero dei Siciliani. E' stato infatti interamente diretto dal gruppo redazionale catanese, senza sostanziali allargamenti alla capacità decisionale dei compagni fuori Catania. Questo, dal mio punto di vista, è un peccato grave. I poteri della direzione, in un giornale come il nostro, sono (giustamente) assai limitati. Non è quindi un peccato mio, che sarebbe facilmente rimediabile, ma un peccato collettivo.
Noi abbiamo imparato, molto tempo fa, che non siamo autosufficienti. Ci sono delle cose che sappiamo fare molto bene, ma ce ne sono altre che altri sanno fare meglio di noi. Ci sono delle intuizioni e idee che noi abbiamo sviluppato prima degli altri; ma ce ne sono altre che altri hanno sviluppato senza di noi. Il nostro lavoro consiste nel portare avanti il meglio possibile le idee, le intuizioni, il lavoro nostro; ma anche - e con pari importanza - nell'esser punto di riferimento e strumento per molti altri esseri umani come noi, che non hanno la nostra identica storia, che sono felicemente diversi da noi, e che valgono quanto noi per capacità, per dignità, per attitudine a prendere decisioni.
Perciò abbiamo sempre fatto posto, nell'impresa dei Siciliani, a delle componenti esterne e tuttavia il più possibile libere di partecipare con autonomia al lavoro comune; i più anziani di noi ricordano la storia del nostro settore giovanile, SicilianiGiovani, di dieci anni fa, e ricordano anche che il riconoscimento di quest'autonomia non fu affatto pacifico né privo di contrasti all'interno della redazione "ufficiale". Questa libertà e questo riconoscimento ci hanno permesso allora di andare avanti, di arricchirci di contributi e saperi che da soli non avremmo mai potuto avere, di non diventare una setta. Se tanti hanno guardato al nostro piccolo gruppo come a un punto di riferimento, in questi dieci anni, è stato anche perché in noi hanno visto anche questo riconoscimento di non-autosufficienza.
Siamo abbastanza orgogliosi da non ritenerci affatto inferiori al "grande" giornalismo, coi nostri poveri mezzi; ma siamo - dobbiamo essere - abbastanza umili da non ritenerci estranei o superiori a nessuno che faccia, da direzioni diverse, la nostra stessa strada. I Siciliani è una cosa troppo bella e importante per appartenere solo ai Siciliani.

Tratto da: I Siciliani, febbraio 1995

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