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Lo spettacolo comincia adesso. 
Ora sappiamo che anche in Sardegna guardano la tv. E che si sono fatti, nonostante il mare che li circonda, un’idea esattissima di quanto accade al centro dello stivale, a Roma, dove spacciano per pecorino romano quello che, secondo loro, altro non sarebbe che pecorino sardo. 
E' divertente, nelle prime ore che seguono al tracollo meloniano e governativo, sentir dire a politologi d’eccellenza, che il voto che ha portato all’elezione di Alessandra Todde a prima donna della Sardegna, è voto locale, regionale, avulso dalle dinamiche politiche nazionali. Insomma: “E' cosa e niente”, come diceva Eduardo. 
E ancor più divertente sarà assistere agli inevitabili scaricabarile fra gli esponenti delle tre forze che si schierarono sul palco di Cagliari “in modalità colpaccio”. Si tratta solo di pazientare un po'. I cortigiani son sempre cagionevoli di fronte alle sconfitte.  
I sardi, intanto, guardavano la televisione. E che vedevano? 
Ragazzini di quindici anni manganellati a sangue, a Pisa e Firenze, perché colpevoli di simpatizzare per i palestinesi. 
Vedevano il capo dello Stato, Sergio Mattarella, costretto a ricordare che con il manganello non si va da nessuna parte. L’indicibile (nel senso di: ineffabile) ministro dell'interni, Matteo Piantedosi, che intanto “condivideva” le parole del capo dello Stato puntualizzando, giusto per essere preciso, che i “ragazzi avevano dato l’assalto ai reparti”. Piantedosi è infatti convinto di star partecipando a un dibattito sul tema: “Manganellare si o no?”. Non capisce il “de te fabula narratur”, impartito dal sommo Colle. E che lo riguarda in primissima persona.


colpo di spugna dimatteo lodato pb

Il Salvini e il Donzelli, poi, che ci mettevano il carico, giusto per essere precisi, bollando come “delinquente” chi mette le mani addosso ai rappresentanti delle forze dell'ordine, facendone una questione fra “guardie” e “ladri”. Ladri, ovviamente sottinteso, i ragazzini che simpatizzano per i palestinesi. 
Poi, appena qualche giorno prima, i sardi avevano visto in televisione Giorgia Meloni, e il cognato Lollobrigida, far le faccine dolci e mandar bacetti ai conduttori dei trattori in rivolta; ché un conto sono i ragazzini che danno l’assalto ai “reparti” delle forze dell'ordine, un conto sono i “reparti corazzati” delle campagne, come si è visto qualche giorno fa a Bruxelles. 
Potremmo continuare all’infinito, col giochino della televisione. 
Ma un'ultima cosa, i sardi, hanno avuto modo di vedere.
Il viso solare e sorridente della candidata del cosiddetto “campo largo” o “campo giusto” (come azzarda felicemente Giuseppe Conte); la Todde, appunto. 
Lo sconfitto adesso dice che non fu vera gloria della Todde, la sua elezione a governatrice. Perché i sardi, più che votare lei, non hanno voluto votar lui. Che, di soprannome, fa Trux. 
I meriti sono tutti della Todde, certo. 
Ma anche lui, con quel tatuaggio sul braccio, ha finito con l’azzoppare la sua premier che ora, per dirla con l’espressione che le piace tanto, dovrà farsene una ragione.

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La rubrica di Saverio Lodato


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