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E alla fine, a Piazzapulita, da Corrado Formigli, parlò l’Avvocato Pietro Amara.
L’avvocato Amara ha smontato baracca e burattini. Ha smontato, cioè, la Loggia Ungheria, l’inquietante location in cui aveva sin qui mandato in scena il suo film dell’intrigo, con copione e sceneggiatura che per mesi avevano riempito decine e decine di interrogatori di fronte ai procuratori di Milano.
L’avvocato Amara non sa perché la Loggia si chiamasse Ungheria.
Non gli risultano riti di iniziazione delle persone che ne facevano parte.
Ha lasciato intendere che i componenti si riunivano in sedi differenti.
Ripete più volte che l’“associazione” (la loggia viene così miseramente derubricata) aveva scopi nobili e benefici, e dunque il farne parte non costituisce illecito penale.
Cosa resta della Loggia massonica?
I tre tocchi dell’indice sul polso, al primo incontro fra i congiurati.
L’Avvocato Amara, considera Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo “monumenti storici” della magistratura.
Precisa che il dottor Ardita, da lui originariamente indicato quale appartenente alla Loggia Ungheria, in realtà è stato “calunniato” dai giornali quando sono iniziati a circolare i brogliacci delle sue dichiarazioni. Fermiamoci un attimo.
L’avvocato Amara ha detto quello che voleva dire?
Ha detto quello che poteva dire?
Ha detto quello che qualcuno lo ha mandato a dire?


il patto sporco 820 546

Ha detto quello che ha detto per smentire quello che aveva già detto?
Di sicuro c’è che prima di ogni sua risposta, o presunta tale, precedevano lunghe premesse, ampie subordinate, dichiarazioni ideali e di principio.
Di nuovo c’è che, quando l’avvocato Amara concludeva i suoi interrogatori alla Procura di Milano, correva subito a registrare audio e/o video, a futuro riscontro di ciò che aveva appena sottoscritto a verbale.
Non si capisce bene se il nuovo materiale sia già stato consegnato ai giudici milanesi, o il “pacco” sia pronto per essere spedito.
Dice inoltre di essere un pentito, un “collaboratore di giustizia”, fiero di avere intrapreso una strada finalmente all’insegna della verità.
Definisce più volte un “ingenuo” il pubblico ministero Paolo Storari, con il quale si è trovato a interagire.
Infine, e qui torniamo ai dettagli, ha ricordato che, secondo lui, “alti” magistrati chiedevano di conoscere in anticipo i temi che i loro figli avrebbero dovuto sostenere agli esami.
Si è dilungato su un file trovato dagli investigatori nel suo pc, e indirizzato a L.L., iniziali di Luca Lotti, per una storia di finanziamenti che sarebbe qui impossibile riassumere.
Finanziamenti leciti? Illeciti? Non è dato sapere. Fatto sta che Luca Lotti sostiene di averlo incontrato una volta sola e si “riserva” di querelarlo.
A occhio e croce, abbiamo avuto l’impressione che l’avvocato Amara si sia arrampicato sugli specchi (televisivi, in questo caso) nella speranza di evitare altre complicazioni giudiziarie. Oltre quelle già attraversate, e momentaneamente risolte con patteggiamento e cinque mesi di prigione.
Restano intatti tutti gli interrogativi iniziali. Ai quali si aggiunge l’ultimo: da quali mondi vengono alla ribalta personaggi come l’avvocato Amara, nato in quel di Augusta, provincia di Siracusa?

Foto © Original Paolo Bassani

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La rubrica di Saverio Lodato


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