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petralia-bernardoFoto e Video all'interno!
di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari - 8 luglio 2015
La Dia esegue un maxi-sequestro da 1,6 miliardi
Un miliardo e seicento milioni di euro. A tanto ammonta il valore dei beni messi sottosequestro questa mattina dalla Dia di Palermo nei confronti di Gaetano Virga, imprenditore del settore calcestruzzi la cui azienda ha sede a Marineo, e dei suoi familiari.
In particolare il maxisequestro, riguarda trust, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e imprese. Il patrimonio colpito dalla misura di prevenzione è intestato ai fratelli Carmelo Virga 66 anni, Vincenzo 78 anni, Anna 76 anni, Francesco 71 anni e Rosa 68 anni, imprenditori originari della provincia di Palermo.
A chiedere il sequestro, emesso dal Tribunale di Palermo, sezione misure di prevenzione presieduto da Silvana Saguto, è stato il direttore della DIA, Nunzio Antonio Ferla. Le indagini patrimoniali sono state coordinate dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia (in foto). Secondo gli inquirenti i Virga avrebbero beneficiato del determinante appoggio di Cosa Nostra per l'aggiudicazione di lavori e di appalti pubblici nel settore dell'edilizia e sarebbero organici alla famiglia mafiosa di Marineo legata al mandamento di Corleone.

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Secondo gli inquirenti i Virga sarebbero riusciti nel tempo ad imporre il proprio gruppo attuando il cosiddetto “metodo Siino”, consistente nell'organizzazione di "cartelli" tra imprenditori, per l'aggiudicazione “pilotata” degli appalti pubblici.
L'imprenditore Gaetano Virga, negli anni scorsi, si era contraddistinto per aver presentato numerose denunce contro il racket delle estorsioni, tanto da ricevere il sostegno di associazioni come Addiopizzo, Libero Futuro e Fai. Le sue testimonianze avevano consentito di arrestare cinque persone ritenute i capimafia e gli esattori di Misilmeri. “Ricordati che hai dei figli, mi hanno detto”, aveva raccontato agli investigatori in merito alle minacce che avrebbe subito tra maggio e novembre del 2010. “Quando Polizzi è venuto nei nostri uffici - aveva aggiunto - ha affrontato mio zio molto animatamente. Li ho visti discutere da una finestra all’interno della nostra azienda a Marineo. Nella zona tutti sapevano quello che faceva Polizzi. Mio zio l’ha mandato via dicendogli che non avrebbe avuto un centesimo, ma si è ripresentato successivamente”.
Questo nuovo maxi sequestro, uno dei più ingenti mai effettuati sinora, ci induce ad una riflessione. Si tratta dell'ultimo miliardo e mezzo o è soltanto la punta di un iceberg?
Da anni vengono sequestrati e confiscati i patrimoni dei mafiosi e degli imprenditori a loro vicini.


I sequestri al “re dell'eolico”, Vito Nicastri, al “re dei supermercati”, Giuseppe Grigoli, al patron della Valtur, Carmelo Patti, dagli inquirenti ritenuti in qualche maniera vicini al superlatitante trapanese Matteo Messina Denaro, sono solo alcuni esempi degli interessi che Cosa nostra muove in qualsiasi settore economico.
Ma a quanto ammonta il patrimonio della mafia raccolto in tutti questi anni? Dove sono finiti tutti i miliardi frutto del traffico dello stupefacente degli anni '70-'80? Dove sono stati nascosti? Parliamo di migliaia di miliardi di vecchie lire.
E' possibile che tanta liquidità, possa essere oggetto di ricatto allo Stato affinché lo stesso possa scendere a patti, e dire sì ad ignobili trattative? Sono queste le domande da fare ed il percorso che le autorità devono perseguire.
E' lecito pensare che nascosti nelle banche e nei Paesi off-shore, siano nascosti questi denari. Miliardi di euro che hanno mantenuto in vita Cosa nostra e le altre mafie e che sono il vero deterrente nucleare contro chi cerca la verità sulle stragi, sui rapporti mafia-politica e mafia-Stato.

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