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Our Voice si unisce alla "Resistenza". Salvatore Borsellino: "Nei giovani ritrovo la speranza"

L'urgenza di esserci. Di essere testimoni. Di far sentire la propria voce accanto a quella dei familiari vittime di mafia affinché la memoria non sia solo sterile ricordo, ma una lotta di "Resistenza". E' questo il messaggio lanciato dai giovani di Our Voice che oggi si sono recati in via d'Amelio per celebrare, assieme alle Agende Rosse di Salvatore Borsellino, i cento giorni di "Scorta per la memoria" in via d'Amelio. 
Davanti all'albero d'ulivo, anche noto come Albero della Pace, si custodisce la memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Cosina. 


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Ed è dal primo maggio 2021 che la Scorta della Memoria, fortemente voluta da Salvatore Borsellino, ha luogo in quel "luogo sacro" per proteggerlo dagli avvoltoi in cerca di passerelle. 
Grazie alla partecipazione costante di familiari vittime di mafia come Giuseppa e Tommaso Catalano, Luciano Traina e Graziella Accetta o ancora la testimonianza di Antonio Vullo, sopravvissuto a quella terribile strage del 19 luglio 1992, la memoria in questi mesi si è fatta viva. 
"Per noi è un momento di gioia poter parlare e raccontare - ha raccontato stamattina Pina Catalano, madrina dell'evento - Siamo in compagnia di tante belle persone e vedere tanti ragazzi ci scalda, anche perché oggi è un giorno speciale, il compleanno di Vincenzo Li Muli. Questi cento giorni sono stati bellissimi con tante persone che sono venute a trovarci. Ci sentiamo liberi di poter raccontare ai ragazzi tutto quello che ci sentiamo nell'animo e nel cuore. E' il trentennale delle stragi e noi abbiamo sempre il cuore speranzoso che possano esserci cose nuove da dire".


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Il racconto dei cento giorni è proseguito con le testimonianze di Davide Minio, sempre presente in questo anno di scorta, di Giusy Quartarone, Maria Rita Di Pietro, Nicla La Torre, Peppe Mazzola e Samuele Abbate che hanno ripercorso vari momenti della Scorta della memoria, come l'istallazione della telecamera del Castello Utveggio, le luci a led che illuminano di notte l'ulivo con i colori della bandiera italiana.
Perché fare memoria è uno sforzo collettivo.

L'indignazione dei giovani
In collegamento streaming c'era Salvatore Borsellino. Ed è a lui che i ragazzi di Our Voice, nelle parole di Marta Capaccioni si sono rivolti: "Noi vorremmo esprimere l'importanza di essere qua in questo luogo sacro, nei cento giorni di scorta e in questo anno che vede trascorsi i trent'anni di Capaci e via d'Amelio. Soprattutto, come giovani, prendiamo esempio da Salvatore e dal suo grido di Resistenza. Sentiamo l'urgenza di esprimerci anche nell'indignazione rispetto a quello che accade nel nostro Paese. Per ciò che sta accadendo a trent'anni dalle stragi del 1992. In questo momento la lotta alla mafia sta tornando indietro. Si sta smantellando la legislazione antimafia ispirata a Falcone, Borsellino e quei magistrati che si sono sacrificati per un'Italia già giusta, in coerenza con i principi della nostra Costituzione". 


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E poi ancora ha aggiunto con forza: "Siamo indignati rispetto ad una riforma della giustizia che garantirà l'impunità a politici e colletti bianchi, agevolando le mafie. Indignati rispetto all'abolizione dell'ergastolo ostativo che sarà un grandissimo passo indietro nella lotta alla mafia, ai sistemi di potere che hanno avuto con la politica, la finanza, l'imprenditoria e le parti deviate. Siamo indignati rispetto all'ultima nomina al vertice del Dap di Renoldi, contrario al 41 bis, che ha criticato l'antimafia militante, i movimenti e le testate giornalistiche. Quindi ha criticato anche noi che ci spendiamo e cerchiamo di lottare ogni giorno nel chiedere verità e giustizia. Queste parole calpestano il dolore dei familiari delle vittime di mafia, il sacrificio dei magistrati in prima linea e la speranza dei giovani che credono nell'antimafia e nella possibilità che si possa raggiungere quella verità e giustizia che i familiari chiedono da trent'anni". 


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Ma non è solo la lotta alla mafia a preoccupare i giovani. Perché il futuro passa anche dalla politica e il ritorno nella scena di figure come Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro, entrambi condannati definitivi, viene visto con preoccupazione. "Pochi giorni fa a Palermo Cuffaro e Dell'Utri erano a Palermo - ha ricordato la giovane attivista - Vedere personaggi come loro, condannati in via definitiva per concorso esterno e favoreggiamento alla mafia (entrambi hanno scontato già la pena, ndr), che dettano la politica della Sicilia e di Palermo è un segnale gravissimo che le sentenze definitive non valgono nulla nel nostro Paese". Tutto questo che sta accadendo nel Paese "è il segnale che ancora oggi la mafia è presente e che vi è una trattativa più sporca che porta a quegli obiettivi che Riina aveva scritto nel papello". Quindi ha concluso: "C'è una fetta della politica e del nostro Stato che vuole dimenticare approfittando un'altra volta di chi, come Falcone, Borsellino o Chinnici, ha sacrificato sé stessi. Vogliono isolare i magistrati in prima linea e noi, come giovani, vogliamo esprimere questa indignazione nelle scuole, nelle università, nelle piazze. E lo vogliamo fare con Salvatore, portando avanti questa resistenza con l'arte, la parola, l'informazione ed il giornalismo. Penso che sia l'arma più potente contro uno Stato che abbia deciso di convivere con la mafia e, in alcuni casi, farsi mafia. Anche entrando in una guerra che viola i sacri principi della nostra democrazia e Costituzione. Per questo oggi siamo qui, felici di essere al fianco di Salvatore che ci ispira con la sua forza".  


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Le parole di Borsellino 
Alle parole dei giovani si sono poi affiancate quelle di Salvatore Borsellino che hai ragazzi ha risposto: "Sentire una giovane, e tanti ragazzi come lei, che dicono queste parole mi riempie il cuore, perché la mia voce non potrà ancora a lungo continuare a parlare. Sentire che ci sono i giovani come Marta che dicono esattamente le cose che avrei potuto e voluto dire io significa che queste parole continueranno a risuonare per molto tempo. Questo mi fa rinascere la speranza per avere davvero giustizia e verità, in un giorno, quello della festa del papà, per me triste. Perché penso ai tanti figli che non hanno potuto dire auguri al proprio padre o di quei padri che non hanno potuto vedere il proprio figlio crescere". L'indignazione dei giovani è la stessa di Borsellino nella misura in cui "si stabilisce che il 'fine pena mai', l'ergastolo ostativo, deve essere abolito". "Per noi - ha affermato - è come una condanna. Per noi il 'fine pena mai' durerà per sempre ed i nostri morti non potranno uscire dalle bare, mentre gli assassini potranno. Questo non posso accettarlo. E non posso accettare che per onorare Paolo e Giovanni si mette la loro effige nei due euro, quando avrebbero dovuto coniare i trenta denari con i quali fu pagato a Giuda il tradimento di Gesù Cristo, per fare questo tipo di commemorazione per due magistrati che sono stati uccisi e dei quali in questi giorni si sta distruggendo quello che era il patrimonio di leggi e provvedimenti legislativi che ci avevano lasciato a costo della loro vita".


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Poi ha aggiunto: "Qualcuno dice che facciamo il culto dei morti. La verità è che noi facciamo il culto dei vivi perché Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Cosina sono vivi. Noi continuiamo a farli vivere ed il loro sangue scorre, mescolato insieme, dentro quell'albero così come i pezzi dei loro corpi sono mescolati insieme nelle bare dove credevano di averli rinchiusi. I lori pezzi sono finiti dentro al cuore di tanti di noi. Sopratutto di questi giovani. E a questi giovani danno la forza per continuare a combattere questa battaglia che vinceremo.
Sono convinto che voi ragazzi riuscirete a darci giustizia e far sentire quel fresco profumo di libertà che Paolo non ha potuto sentire. Voi riuscirete a darci giustizia anche quando non ci saremo più".

Foto © Davide de Bari

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