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Arthur Debruyne presenta il suo libro: “Il metodo messicano. Il lato invisibile del cristallo nei Paesi Bassi”

“Mi sono trovato ad indagare sul caso di un carico di metanfetamine arrivato in Uruguay. Un caso storico, perché mai prima di allora era stato intercettato un carico di droghe sintetiche provenienti dall’Europa. In Uruguay è sempre al contrario, la cocaina parte da lì. Questo successe a maggio del 2020, nel porto di Montevideo, dove fu intercettato un carico di 42 kg. di metanfetamine proveniente dall'Olanda. Questo dimostra che questo nuovo commercio delle metanfetamine in Belgio e Olanda ha avuto una rilevante crescita grazie alla presenza di messicani che stanno anche intessendo nuove reti di esportazione, nuove rotte verso posti prima non tanto frequentati. Ciò si deve ad una maggiore produzione, perché i messicani hanno portato il know how per produrre quantità molto più grandi di quello che si conosceva prima”. 

Chi mi parla in questi termini è un giornalista belga, che vive in Argentina e che l'anno scorso, nel corso di una ricerca per un libro di cui è autore, mi contattò e io gli offrì informazioni su temi legati al  narcotraffico in Sud-America, Uruguay ed Italia. Il collega è Arthur Debruyne che ho intervistato pochi giorni fa a Buenos Aires. Nell’occasione mi ha dato la buona notizia del lancio del suo libro (“Il metodo messicano. Il lato invisibile del cristallo nei Paesi Bassi”), per il momento a Bruxelles ed Olanda, annunciandomi che nei prossimi mesi sarebbe tradotto allo spagnolo.

In un contesto mondiale, per quanto riguarda il narcotraffico transnazionale (e dove la 'Ndrangheta - organizzazione criminale italiana di vecchia data - è padrona, possedendo un monopolio molto evidente delle rotte in America Latina, dove transitano voluminosi carichi di cocaina destinazione differenti punti dell'Europa), avere l'opportunità di dialogare con un collega che ha approfondito un aspetto non meno preoccupante, come quello della produzione di metanfetamine in Belgio ed Olanda, diventa contributo sommamente prezioso che ci porta nelle profondità di un altro iceberg della criminalità. Uniceberg esteso nel mondo che colpisce diverse società umane, ognuna con le proprie caratteristiche.  Si profila che la produzione di questi cristalli - all’interno dei mercati di consumo di droghe - potrebbe rivelarsi un potenziale concorrente per il settore della cocaina cocaina, a livello mondiale. 

Con tono sereno, Artuhr Debruyne risale al periodo precedente al suo progetto. Va al sodo: “Ho vissuto in Messico da inizio 2017 fino a marzo dell'anno scorso. Mi sono stabilito lì come corrispondente per sette anni per i media del Belgio, soprattutto dell'Olanda, per un giornale che tratta temi economici, finanziari, quindi mi trovavo a trattare anche temi di politica, ed altro. In Messico, rapidamente mi resi conto che non è possibile ignorare la violenza del narcotraffico. Mi resi conto che qualsiasi tema, anche quello dell’immigrazione, ad esempio, quando andavo ad intervistare immigranti, girando il paese, ti rendi conto che ci sono bande di narcotrafficanti, ci sono strutture criminali che si dedicavano al traffico di esseri umani o sequestravano immigranti per estorcerli.

libro il metodo messicano retro

In Messico dovunque andassi mi trovavo il problema dell’assenza dello Stato di fronte all'avanzamento del crimine organizzato. Quindi poco a poco ho approfondito temi come il narcotraffico, la delinquenza, l'insicurezza. Ed alcuni anni fa mi resi conto che stavano arrivando da Belgio ed Olanda messicani per produrre la metanfetamina. Le autorità dei due paesi smantellavano laboratori di metanfetamine e c'erano sempre cuochi messicani. Mi rendo conto dell'onnipresenza del crimine organizzato in Messico e di tutto quello che implicano le sparizioni, gli omicidi. Il Messico è un paese dove accadono cose che in altri paesi, per esempio Belgio ed Olanda, sarebbero impensabili”. 

Motivato profondamente dallo spirito giornalistico di darsi lui stesso delle risposte per poi offrirle al mondo, su un tema estremamente caldo e dannoso, cominciò a prendere forma l’idea di questo suo - per niente facile - progetto.

Dal mio ufficio in Messico mi resi conto che i cartelli messicani si stanno insediando in Belgio ed Olanda e decisi di investigare il tema. In quel momento la metanfetamina quasi non si produceva in Belgio ed Olanda e, a quel punto, dissi a me stesso che i messicani sicuramente avevano un ruolo molto importante nel tema e da lì il titolo del libro 'Il Metodo Messicano', perché quei cuochi messicani sono padroni di un metodo di produzione, un metodo di sintesi, che hanno perfezionato negli anni, naturalmente in Messico, perché il Messico esporta metanfetamine negli USA dagli anni duemila e passa. È proprio in Messico, grazie alla corruzione generalizzata, che si è permesso ai narcos di raggiungere il potere che ha oggi, ed è lì dove molti giovani hanno sviluppato certe abilità per produrre droghe per il mercato USA per poi espandersi in Belgio ed Olanda, ed ovviamente in altri posti del mondo”. 

La 'Ndrangheta italiana contribuisce al commercio della metanfetamina tramite dei legami con narcos olandesi? 
La 'Ndrangheta non figura nel mio libro. Loro sono specializzati nella cocaina. La produzione di droghe sintetiche, in Belgio ed Olanda, seppure siano ormai decenni che questi paesi sono specializzati in produzione di droghe sintetiche, il denaro che circola in questo ambito è minore se paragonato al denaro che circola con il traffico di cocaina. Quindi, tu sai che porti come Anversa in Belgio ed altri in Olanda sono i principali per l’ingresso della cocaina in Europa e ci sono ovviamente casi famosi, ci sono delinquenti famosi, dei quali si sa che lavorano con mafiosi italiani.
Devo dire che non ho trovato prove, non ho trovato indicazioni, di coinvolgimento di mafie italiane. È un traffico dominato dai narcos olandesi, spesso narcos di seconda o terza generazione che producono droghe dagli anni settanta ed ottanta, e che dominano realmente quel traffico. Prima si credeva… quando spuntavano quei narcos messicani, c'era una certa preoccupazione, che si trattasse di cartelli messicani, che avessero perfino un design per dominare la produzione di droghe in Belgio ed Olanda, ma è stato sempre al contrario. Erano i narcos olandesi a servirsi delle loro conoscenze con quelli messicani e poi li mettevano da parte. 
Realmente è un affare difficile nel quale immedesimarsi da gente di fuori, siano messicani, siano italiani, è un commercio molto ermetico. Sono gli olandesi a dominare l’ingresso nel paese di chimici che sanno dove trovare i posti per costruire dei laboratori, parlano la lingua, contano con delle reti. È davvero un commercio molto molto ermetico come ho detto prima. Dal Belgio ed Olanda arrivano droghe sintetiche in tutto il mondo, si esportano pastiglie di estasi all'America del Sud, Stati Uniti, Asia. Effettivamente dominano la produzione di droghe sintetiche.

almendras arthur debruyne

I guadagni devono essere esorbitanti? 
Si, certo, perché la metanfetamina è una droga molto richiesta a livello mondiale e il prezzo è superiore a quello di altre droghe. Per questo motivo gli olandesi hanno voluto lavorare con questa droga.

La concorrenza contro la cocaina? 
“A livello mondiale il mercato delle anfetamine è molto più ampio di quello di altre droghe sintetiche, come l’estasi o l'anfetamina classica. La concorrenza con la cocaina però c’è. Perfino l'ONU dice che il cristallo è un'alternativa più economica della cocaina. La cocaina in paesi europei continua ad essere una droga di status, cara. La metanfetamina diventa sempre più economica. Quindi sì, c'è una certa concorrenza”. 

Il sistema politico in Olanda ed in Belgio è coinvolto in queste attività, ha legami con cartelli messicani? 
Si, si. In Belgio e Olanda esiste la corruzione. Ma la corruzione non raggiunge gli stessi livelli di altri paesi dove, ad esempio, si sono visti casi come il Ministro di Difesa Nazionale che è risultato coinvolto nel narcotraffico, questo non succede in Olanda.
È forse una micro corruzione che colpisce soprattutto figure chiave per far entrare la cocaina, come funzionari di Dogana, Polizia, ma non ci sono stati casi di alti funzionari come capi di polizia, ministri, segretari, che siano coinvolti in casi di corruzione, ma ovviamente il narcotraffico non può funzionare in Belgio ed Olanda senza la collaborazione di certi elementi chiave, soprattutto nell'infrastruttura di importazione delle droghe, cioè i porti. Ci sono stati casi di poliziotti, investigatori che filtrano informazione a narcotrafficanti, ma non c'è lo stesso livello di corruzione generalizzata, di giudici corrotti. Per fortuna continua a funzionare lo Stato di Diritto.

Il caso del giornalista Peter R. Di Vries, assassinato in Olanda il 6 Luglio del 2021, come lo collochiamo in questo contesto di narcos olandesi, perché fu ucciso? 
Peter R. Di Vries aveva un ruolo preciso, non era solo giornalista. Era persona di fiducia di un testimone chiave in un caso contro un narcotrafficante importante, Ridouan Tagui, che aveva avuto legami con l'Italia. Quindi Petes R. Di Bris era giornalista, ma era anche una persona coinvolta nel processo contro un narcotrafficante. 
Non era testimone, ma persona di fiducia, è una forma giuridica in Olanda simile ad un avvocato, è un assessore, lui era assessore di un testimone chiave contro un narcotrafficante violento che aveva assassinato prima un avvocato. Perfino i giornalisti ben informati in Olanda dicono che Peter R. Di Bris non fu assassinato per il suo ruolo di giornalista, bensì perché era un consulente. Il caso ebbe molta ripercussione. In Olanda, molti politici importanti stanno giungendo alla conclusione che la violenza del narcotraffico aumenta sempre di più e sembra non avere soluzione. La conclusione alla quale arrivano è che il proibizionismo non funziona, perché vengono intercettati grandi carichi di cocaina e questo solo provoca conflitti tra delinquenti, si uccidono tra loro. 
La conclusione forse è corretta, spendono annualmente migliaia e milioni di euro nella lotta al narcotraffico, e il traffico non è diminuito nemmeno di un chilo, il sistema continua a funzionare. C'è forse qualcosa che non sta funzionando. Ma credo che forse la soluzione è quella sbagliata, perché inoltre, la cocaina non si produce in Olanda, si produce in paesi dell'America del Sud che continuano ad avere sempre gli stessi problemi e sono loro a pagare.

Quindi, come affrontiamo questo problema nel mondo?
Io credo che ci sia qualcosa di importante. A volte il giornalismo tende a focalizzarsi sui capi, su El Chapo in Messico, Marset in Uruguay. Si focalizza in quelle figure, perché ovviamente crede che è più interessante o più vistoso, e che genererà più clics, un anti eroe.
Ci focalizziamo nelle pedine, che come tali sono sostituibili. Io credo che in qualsiasi posto, se c'è narcotraffico, è perché ci sono figure chiave dell'ambito pubblico, nel potere, nella politica, che lo permettono e che addirittura sfruttano il narcotraffico. Allora io credo che sia molto importante capire questo, focalizzarci di più sulla corruzione, il coinvolgimento dello Stato. Si potrebbe addirittura vedere in altro modo. A volte in Belgio si dice sempre che è il narco ad infiltrare, a corrompere lo Stato, il narco è visto come l'attore attivo. Io direi che si può vedere al contrario, che sono generali, ministri, presidenti che si approfittano del narco, che lo vedono come un bottino, è il narco che lavora per lo Stato, per il Potere e non al contrario, sono soci. Io credo che il giornalismo molte volte difetta in questa visione, e che il giornalismo dovrebbe fare più luce sul coinvolgimento dello Stato”.

Foto: Antimafia Dos Mil

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