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Tra i firmatari Jamaal Bowman, Ilhan Omare Cori Bush. Obiettivo è includere i democratici di centro e anche alcuni repubblicani

Negli Stati Uniti è iniziata, in occasione del quarto anniversario dell’incarcerazione di Julian Assange, una raccolta di firme tra i membri del Congresso per la liberazione del giornalista e fondatore di Wikileaks da parte della deputata dem Rashida Tlaib. A riportarlo, un'agenzia dell'AdnKronos a firma Rossella Guadagnini. Gli attivisti di Action4Assange sorreggono l'iniziativa dell'onorevole Tlaib e oggi - nel quarto anniversario della detenzione di Julian Assange nella prigione di Belmarsh a Londra - partono "all'assalto del Campidoglio di Washington - non come i sostenitori di Trump due anni fa- ma pacificamente e diplomaticamente". Ne dà notizia Patrick Boylan, docente universitario e co-direttore del Journal of Intercultural Mediation and Communication (Cultus), oltre che attivista per la Rete NoWar, PeaceLink e Statunitensi per la pace e la giustizia. Avvocata 46enne, nata a Detroit da immigrati palestinesi, Tlaib chiede in una lettera rivolta al Procuratore Generale Merrick Garland di far cadere le accuse penali contro l'editore australiano e di ritirare la richiesta di estradizione emessa dal suo Dipartimento sotto l'amministrazione Trump e attualmente pendente con il governo britannico. La lettera che gli attivisti statunitensi chiederanno ai membri del Congresso di firmare ha già raccolto le firme dei suoi colleghi più progressisti: Jamaal Bowman, Ilhan Omar e Cori Bush. Ma l'intento è di includere i democratici di centro e anche alcuni repubblicani: "La libertà di espressione e la libertà di stampa ci riguardano tutti trasversalmente" dicono. La loro azione di 'lobbying' continuerà fino alle 16 (le 22 in Italia), in tempo per unirsi al sit-in che Action4Assange terrà fuori dall'ufficio del Procuratore Generale Garland su Pennsylvania Avenue.

I contenuti della lettera per scagionare Assange
La lettera parla di 'arretramento epocale rispetto al Primo Emendamento’. Ecco di seguito stralci della missiva indirizzata a Garland: "Le scriviamo per chiederLe di rispettare le tutele previste dal Primo Emendamento per la libertà di stampa, ritirando le accuse penali contro l'editore australiano Julian Assange e ritirando contestualmente la richiesta di estradizione attualmente pendente presso il governo britannico". I principali organismi a difesa della libertà di stampa, delle libertà individuali e dei diritti umani hanno sottolineato quanto i capi d'accusa contro Assange siano "una minaccia grave e senza precedenti per l'attività giornalistica, costituzionalmente tutelata, e quanto un'eventuale condanna di Assange rappresenterebbe un arretramento epocale per il Primo Emendamento. I principali mass media concordano con questo punto di vista. Infatti, il New York Times, il Guardian, El Pais, Le Monde e Der Spiegel hanno compiuto lo straordinario gesto di pubblicare una dichiarazione congiunta per opporsi all'incriminazione".


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Aclu, Amnesty International, Reporter senza frontiere, Human Rights Watch, il Comitato per la protezione dei giornalisti, quello per la Difesa dei diritti e del dissenso, tra le tante associazioni hanno affermato che "gran parte delle attività descritte nell'atto di incriminazione rappresenta ciò che i giornalisti fanno quotidianamente - e che devono per forza fare per svolgere il lavoro che il pubblico si attende da loro. A nostro avviso, creare un precedente del genere condannando Julian Assange sarebbe effettivamente criminalizzare il lavoro giornalistico investigativo". (segue) Una persecuzione che sminuisce notevolmente 'la credibilità dell'America' "La persecuzione di Assange, semplicemente per aver svolto attività ordinaria del giornalismo investigativo -prosegue il documento- diminuisce notevolmente la credibilità dell'America come difensore della libertà di stampa, minando il prestigio morale degli Stati Uniti sulla scena mondiale e concedendo di fatto copertura ai governi autoritari nel mondo, i quali potranno additare l'incriminazione di Assange per poter tranquillamente ignorare le critiche rivolte a loro per i loro abusi dei diritti umani e per aver criminalizzato chiunque abbia rivelato le loro attività illecite". Leader dei paesi democratici nel mondo, organismi internazionali tra i più importanti e parlamentari di tutto il pianeta "si oppongono al perseguimento di Assange. L'ex relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura Nils Melzer e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatovic si sono dichiarati contrari all'estradizione. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha chiesto al governo statunitense di porre fine alla persecuzione di Assange. I leader di quasi tutte le principali nazioni latinoamericane, tra cui il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il presidente argentino Alberto Fernández, hanno chiesto che le accuse vengano ritirate. Parlamentari del Regno Unito, Germania e Australia, hanno chiesto che Assange non venga estradato negli Stati Uniti". Una 'protesta globale' di giornali, associazioni, governi e parlamentari. Questa 'protesta globale' contro l'azione giudiziaria del governo statunitense nei confronti di Assange ha messo in evidenza "il conflitto tra i valori dichiarati dagli Stati Uniti, per quanto riguarda la libertà di stampa e il trattamento che continua a riservare ad Assange (...). Come Procuratore generale, Lei ha difeso la libertà di stampa e lo Stato di diritto, sia negli Stati Uniti che nel mondo. Lo scorso ottobre il suo Dipartimento di Giustizia ha apportato delle modifiche alle linee guida riguardanti i mass media (...) che impediscono ai procuratori federali di utilizzare mandati di comparizione o altri strumenti d'indagine contro i giornalisti che posseggono e pubblicano informazioni riservate, nel corso del loro lavoro". In linea con queste nuove misure è anche "l'archiviazione delle accuse contro Assange formulate a suo tempo dal Suo dicastero e l'interruzione di tutti le procedure per estradare Assange negli Stati Uniti". Con l'incriminazione di Assange per la prima volta, nella storia degli Stati Uniti, un editore -che rivela informazioni veritiere- verrebbe "incriminato ai sensi di una legge sullo spionaggio. Quest'azione penale contro Assange, se avrà successo, non solo creerà un precedente legale in cui giornalisti o editori potranno essere perseguiti, ma anche un precedente politico". "Ogni giorno in cui il procedimento giudiziario contro Julian Assange va avanti - si conclude nella lettera - è un altro giorno in cui il nostro governo compromette inutilmente la propria autorità morale nel mondo e riduce la libertà di stampa sancita dal Primo Emendamento nel nostro Paese. La esortiamo pertanto a ritirare immediatamente le accuse risalenti all'era Trump contro Julian Assange e a fermare questo pericoloso procedimento giudiziario".

Foto originale © David G Silvers

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