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rifiuti-tossicidi Giulio Serra - 12 maggio 2015
Il Carso giuliano è montagna aspra, butterata, le cime raggiungono altezze ridicole rispetto alle Dolomiti bellunesi. Eppure la roccia carsica è tra le più amate dagli speleologi d'Italia e del mondo. La roccia calcarea del Carso ha infatti una bellezza sotterranea, nascosta, quasi fuggitiva. Tra i cunicoli umidi e le grotte millenarie si scopre un mondo "altro", un microrganismo che pulsa e respira, il polmone drenante del Friuli Venezia Giulia, un patrimonio ambientale di rara magnificenza. Questo angolo nascosto di paradiso, tuttavia, riceve continue violenze per mano dell'uomo.

Da anni su queste terre avviene lo sversamento di quintali di rifiuti, spesso nocivi e inquinanti. Tossici. Una tragedia che si consuma nel silenzio più totale che ammorba questa terra, rintanata nelle proprie convinzioni ancestrali di "purezza" e "legalità". Eppure fatevi un giro dalle parti di Gropada, un piccolo paesino inerpicato tra le alture carsiche, dove il giro criminale di sversamento è ormai una procedura meccanica e consolidata, o recatevi a Basovizza, a due passi da Trieste, in cui la straordinarietà di quei fori naturali è colmata fino all'orlo dagli idrocarburi e dalla nafta derivanti dall'attentato al terminal petroli nella vicina Val Rosandra, del 1972. E come non citare, poi, Trebiciano, uno slargo naturale da percorrere con la propria bicicletta lungo una pista ciclabile che ti accompagna incontro a un'insegna blu, una specie di indicazione che punta verso sud, verso la grotta del posto, e questa insegna porta un nome semplice, chiaro, distinto: la grotta inquinata. Ma l'inquinamento a Nordest è un'onta che gravita da Porto Marghera fin su a Monfalcone e Trieste. E andateci a chiedere ai vecchi triestini come si è potuto costruire a strapiombo tra l'acqua e la montagna. Vi risponderanno che il golfo è stato spolpato due volte: la prima quando le ruspe – tra gli anni '50 e '70 – hanno cavato via cubi e cubi di terra, spogliandolo e rendendolo una pasta friabile e fragile, e la seconda quando le stesse escavatrici hanno gettato tutta quella montagna di terra nel mare, sul fondo, impastandolo con i pesci e la vegetazione marina. Nella vicina Slovenia, di là del confine, sono centinaia le grotte ormai colme di rifiuti. A 40 metri di profondità si trovano carcasse di automobili, motorini sfatti, rifiuti illegali, metri e metri di eternit e di altri materiali cancerogeni. E la bora spinge quei veleni per l'aria, lasciando a noi tutti il silenzioso e involontario ingoio dello schifo umano. 




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