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Mali e Burkina Faso ammoniscono: un intervento militare in Niger sarebbe una dichiarazione di guerra contro di noi. In un comunicato congiunto dei portavoce dei due governi, Abdoulaye Maiga e Jean Emmanuel Ouédraogo rivolto ai leader della Comunità economica dei Paesi dell'Africa occidentale (Ecowas), si legge: "Avvertiamo che qualsiasi intervento militare contro il Niger equivarrebbe a una dichiarazione di guerra contro Burkina Faso e Mali". E minacciano che, qualora si arrivasse a questo punto, si ritirerebbero dall'Ecowas e adotterebbero misure di "autodifesa in appoggio alle Forze armate e al popolo del Niger". Entrambi i governi insistono poi sulle "nefaste conseguenze" di un eventuale intervento militare, che potrebbe "destabilizzare tutta la regione" e ricordano quanto avvenne "in Libia con la Nato", causa a loro dire della diffusione del terrorismo nel Sahel e in Africa occidentale. Infine, si definiscono "profondamente indignati e sorpresi" per "l'atteggiamento avventuriero di alcuni leader" della regione e per il loro "desiderio di usare la forza". 

La Guinea prende posizione 
Anche la Guinea si dissocia dalle decisioni della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Cedeao) sul Niger. A riferirlo è un comunicato il Comitato nazionale per la riconciliazione e lo sviluppo (Cnrd), ovvero la giunta militare che dal colpo di stato del 2021 è al governo della Guinea, Stato membro della Cedeao sospeso in seguito al golpe. Le autorità guineane "rendono un vibrante omaggio alle coraggiose popolazioni del Niger per il loro esemplare patriottismo e salutano lo spirito repubblicano e la maturità dimostrati dalle Forze di difesa e sicurezza, che hanno privilegiato l'interesse superiore della nazione", si legge nel testo. Il Cnrd si dice convinto che "le nuove autorità" del Niger faranno di tutto per garantire la stabilità e la concordia del Paese e della subregione mentre respinge le misure annunciate dalla Cedeao, che "non possono essere una soluzione al problema" e rischiano di causare un "disastro umanitario". Il Comitato pertanto non applicherà le sanzioni, precisando che quanto deciso dalla Cedeao il 30 luglio "non impegna in alcun modo" la Guinea.

La decisione della Cedeao
La Cedeao, nel vertice straordinario tenuto domenica ad Abuja, in Nigeria, ha dato alla giunta del Niger un ultimatum e annunciato sanzioni immediate. Ai golpisti nigerini è stato chiesto di rilasciare immediatamente il presidente eletto democraticamente, Mohamed Bazoum, ed e' stata concessa una settimana di tempo per cedere il potere. In caso contrario saranno prese le misure necessarie, che potranno includere "l'uso della forza". Sono state chiuse le frontiere aeree e terrestri dei Paesi membri ed e' stato interdetto il sorvolo degli aerei commerciali provenienti dal Niger o diretti in Niger. Sono state sospese "tutte le transazioni commerciali e finanziarie" tra gli Stati membri e il Niger. Sono state congelate tutte le risorse della Repubblica del Niger nelle banche centrali dei Paesi Cedeao e gli asset delle imprese statali nelle banche commerciali. Tra le misure c'è anche il divieto di ingresso e il congelamento dei beni per i militari nigerini coinvolti nel colpo di stato, per i loro familiari e per i civili che accettano di assumere incarichi sotto la gestione militare. Il colpo di stato è stato condannato "nei termini più forti", come una minaccia all'integrazione regionale, ed e' stato ribadito il sostegno al popolo nigerino e alla democrazia. 

Preoccupazione internazionale
A livello internazionale c'è grande preoccupazione per quanto avvenuto al rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per l'Africa Occidentale e il Sahel, Leonardo Santos Simao, ha ribadito la condanna del colpo di stato in Niger della settimana scorsa spiegando che esso "ha ulteriormente complicato uno scenario della sicurezza che stava già peggiorando". Dal canto suo, il portavoce di Antonio Guterres, Farhan Haq, ha assicurato che Simao continua a parlare con tutte le parti perché sia ripristinato "l'ordine costituzionale e consolidate le conquiste democratiche".
Il resto del Mondo guarda con preoccupazione alla situazione. con l'Ecowas, la comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, chiamata a dipanare l'intricata matassa del Niger, con la giunta militare golpista isolata da europei e americani e osservata con cautela perfino da Mosca che chiede moderazione nonostante l'entusiasmo filoputiniano che imperversa nelle strade di Niamey. 
Sul banco degli imputati per il passato coloniale e per il presente 'neocoloniale', Parigi è stata accusata dai golpisti di voler "intervenire militarmente" per reinsediare Bazoum. Una risposta al presidente Emmanuel Macron che aveva preannunciato tolleranza zero e una reazione immediata in caso di attacchi" contro i francesi e il loro interessi". Parigi non avrebbe problemi a mettere in campo le sue forze speciali, anche se la ministra Colonna rinvia al mittente le accuse di un possibile intervento. Dall'Italia intanto arriva il no netto di Crosetto che guarda con favore al mantenimento dei contingenti europei di stanza nel Paese. E avverte sui potenziali "effetti deflagranti" di un "intervento fatto da europei bianchi". "Il compito dell'Occidente - ribadisce il responsabile della Difesa - non è buttare benzina, ma buttare acqua sul fuoco".

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