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poroshenko petro c imagoeconomicadi Margherita Furlan
Nella giornata di ieri, domenica 25 novembre, tre imbarcazioni militari ucraine - un rimorchiatore e due cannoniere - hanno tentato di forzare lo stretto di Kerch. Allo sconfinamento nelle acque territoriali, la guardia costiera russa, dopo avere dato l’ordine di non muoversi, ha risposto speronando il rimorchiatore e danneggiandone i motori. Le altre due imbarcazioni della Marina militare ucraina stazionavano a sei miglia dal Ponte di Kerch.
Mosca ha così disposto la chiusura temporanea dello Stretto - ora revocata per le navi commerciali dirette in Russia - mentre la Marina, dopo un breve conflitto a fuoco che ha provocato tre feriti, ha sequestrato le tre imbarcazioni e arrestato 23 marinai ucraini.
Riunitosi d’urgenza, il Consiglio Supremo di Difesa ucraino ha deciso il richiamo di parte della riserva delle forze armate e lo stato di massima allerta. Mentre quasi tutte le unità navali ucraine hanno preso il mare da Odessa, il ministero degli Esteri russo ha reso noto stamani, in un comunicato pubblico, che "la linea perseguita da Kiev in coordinamento con gli Stati Uniti e l'Unione europea, volta a provocare un conflitto con la Russia nelle acque del Mar d'Azov e del Mar Nero, potrebbe provocare gravi conseguenze. La Federazione russa, sottolinea il comunicato, reagirà fermamente a ogni tentativo di violare la sua sovranità e la sicurezza”.

Il presidente ucraino, Petro Poroshenko ha nel frattempo ratificato la legge marziale. Per trenta giorni quest’ultima permetterà a Kiev di limitare ulteriormente la libertà di stampa nel Paese e di rinviare le elezioni presidenziali previste a marzo. Si teme, in particolare modo, il rafforzamento degli attacchi bellici sul Donbass, mentre imperversano le proteste davanti alle sedi diplomatiche russe in tutta l’Ucraina. L'Osce riferisce che circa 70 persone, in gran parte giovani, si sono radunati davanti al consolato russo di Kharkiv lanciando fumogeni verso l'edificio e tentando di dare fuoco a cumuli di pneumatici. A Kiev, un'auto in dotazione ai funzionari russi è stata bruciata. Petardi sono stati lanciati contro il consolato di Odessa, davanti al quale si sono radunati un centinaio di manifestanti.

Mentre scriviamo, è in corso una seduta del Consiglio di sicurezza dell’Onu, richiesta da Mosca e a Bruxelles è appena terminata una riunione straordinaria della NATO con l'Ucraina, convocata dal Segretario generale Jens Stoltenberg, su istanza di Poroshenko. La NATO esprime "pieno sostegno all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina, inclusi i suoi diritti di piena navigazione nelle sue acque territoriali secondo la legge internazionale. La Russia ha usato direttamente la forza militare contro l’Ucraina e deve comprendere che le sue azioni avranno delle conseguenze", ha dichiarato Stoltenberg, senza precisare il tipo di risposta che potrebbe essere messo in atto. Il Segretario dell’Alleanza atlantica, che domani incontrerà il presidente del Parlamento ucraino, Andriy Parubiy, ha anche chiesto che le navi ucraine catturate dalla Russia siano liberate, così come il personale a bordo.

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la Russia ha denunciato "la violazione dei suoi confini". Ma la maggioranza dei Paesi membri del Consiglio, con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia in testa, hanno bocciato l'ordine del giorno di Mosca, continuando invece la discussione sulle rivendicazioni ucraine. "Gli Stati Uniti sarebbero favorevoli a una relazione normale con la Russia. Ma azioni illegali come questa lo rendono impossibile”. A dichiararlo, l'ambasciatrice americana, Nikki Haley, mentre il rappresentante ucraino, Volodymyr Yelchenko, ha chiesto di rafforzare le sanzioni contro la Russia perché, a suo dire, "Mosca non capisce nessun altro linguaggio". Yelchenko ha precisato che l'Ucraina e il suo esercito "dovrebbero essere pronti per qualsiasi potenziale escalation.”

In ambito europeo, è della stessa opinione anche la Polonia che chiede, attraverso il presidente Andrzej Duda, all’Ue di irrigidire le sanzioni alla Russia. In mattinata il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, anch’egli polacco, ha dichiarato: "Condanno l'uso della forza da parte russa nel Mare di Azov. Le autorità russe devono restituire i marinai e le navi ucraine e astenersi da ulteriori provocazioni.” Tusk ha concluso: "L'Europa resta unita a sostegno dell’Ucraina”. L'Ue ha convocato nel pomeriggio una seduta straordinaria dei 28 ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza (Cops) per discutere di quanto accaduto nel mar d’Azov. Secondo Downing Street, l'accaduto conferma "il comportamento destabilizzante" di Mosca nella regione e "la perdurante violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina". Detto questo, Londra tuttavia sollecita "tutte le parti", inclusa quindi Kiev, ad "agire con moderazione". Da Parigi, alla vigilia della visita del capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, un portavoce del ministero degli Esteri francese ha dichiarato che “niente sembra giustificare questo impiego della forza dalla Russia”. Mentre da Madrid, il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha proposto una mediazione franco-tedesca. Berlino e Parigi sarebbero infatti pronte a impegnarsi per evitare un ulteriore inasprimento del conflitto. Ma in Europa, le parole più dure provengono dall’Alto rappresentante della politica estera per l’Ue, Federica Mogherini, che ha chiesto alla Russia di allentare la tensione e di ripristinare la libertà di circolazione nello stretto. La situazione nel Mare di Azov, ha sottolineato la Mogherini, dimostra come le tensioni e l’instabilità possono alimentarsi “quando non si rispettano le norme basilari di cooperazione internazionale”. A tal proposito, l’Alto rappresentante ha sottolineato che la costruzione del ponte di Kerch, voluta dal presidente russo Vladimir Putin per collegare direttamente la Crimea alla Russia, è una “violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. L’Ue, ha precisato, “non riconosce l’annessione illegale della penisola di Crimea alla Russia”. L’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin sembra dunque allontanarsi anche questa volta. Evidentemente i servizi segreti militari, la CIA e lo stato profondo americano hanno deciso di premere il piede sull’acceleratore, conoscendo a memoria tutte le reazioni delle cancellerie occidentali.

Foto © Imagoeconomica

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