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silenzio di piombodi Piero Ferrante
La prima domanda che viene di getto, come un rigurgito acido di orrore e tristezza, leggendo il libro Silenzio di piombo, di Mariangela Maturi, appena edito dalla Round Robin è: “Ma quante volte e in quanti modi ammazza una guerra?”.

Così tante e tanti – la risposta – che ci si perde nel contarle e nel contarli. Quel che c’è di certo, è che lo fa per fasi. Fasi di cui il massacro di  civili e militari in quelle che l’opinione pubblica (spesso acriticamente) definisce zone di guerra non è che l’ultimo step. Già, perché prima delle dichiarazioni dei grandi capi di Stato, prima delle immagini che finiscono in televisione, prima delle cronache e dei reportage sui giornali, prima degli inviati dai tristi teatri bellici, c’è quel che non si vede. O che si vede meno. O che non si vuole vedere e far vedere. C’è una strage silenziosa, lenta e inesorabile, nascosta e nemmeno così tanto, che si consuma al chiuso di fili spinati, nei deserti azzurri del mare, affidata al vento e alla terra, all’acqua e alle montagne.

Le chiamano esercitazioni militari.

O test bellici.

Si sa, i nomi, gli appellativi, le definizioni non sono che sono formalità leggère. Questa, invece, è roba dannatamente pesante, condotta da eserciti stranieri e da grandi multinazionali della morte. Ufficialmente, tutto consentito. Ma umanamente?

Escalaplano è un posto benedetto da Dio e dalla Storia, una sorta di paradiso terrestre abitato da un manipolo di anime, adagiato in uno stretto corridoio tra due montagne e affogato nel mezzo di un’area nuragica antica come la civiltà. Nel 1988 (uno dei tanti anni orribili della storia dei poligoni sardi), di 20 neonati, 5 sono venuti al mondo malformati, con casi estremi di bambine nate solo con il tronco, senza braccia, senza gambe, senza orecchie. Senza vita. A Escalaplano, la morte la porta il vento, quello che soffia attraversando il poligono di Quirra, nel comune di Villaputzu. Le polveri, le esplosioni, i veleni hanno ali potenti e viaggiano veloci. E altrettanto velocemente agiscono irrimediabilmente sull’uomo, giocando a manipolare il dna come si fa con un giocattolo raro e delicato, compromettendone per sempre la salute.

Ed Escalaplano è solo uno dei tanti casi. Perché il risiko sardo, il gioco di ruolo della guerra simulata, di cadaveri in giro ne ha sparsi parecchi. Solo tra i militari, di vittime se ne contano oltre 320, 15 dei quali nel periodo tra dicembre 2015 e gennaio 2016. E poi ci sono gli altri, quelli per cui non sono previsti studi od Osservatori ad hoc. Gli allevatori, tanto per dirne una. Tra 2000 e 2010, per esempio, i pastori colpiti da leucemia linfatica acuta, linfomi vari e tumori solidi sono stati (nella sola area di Quirra) 10 su 18, il 65%.

Con Silenzio di piombo, Mariangela Maturi dà voce a questo stillicidio. Con la fredda lucidità incontrovertibile dei numeri, è vero. Ma soprattutto narrando con piglio giornalistico le vicende di famiglie stanche e oramai sfilacciate, sfibrate da lotte senza fine e morti senza senso. Sottolineando, su tutto, l’inedia di una politica (mondiale, nazionale, locale) che gira il viso sempre dall’altra parte, per provare a dire ‘io non c’ero’, nel tentativo di (auto)assolversi. Impresa difficile in una regione con 35 mila ettari di territorio sotto servitù militare (il 65% delle servitù italiane), dove anche il mare viene confiscato al bene comune, dove hanno sede quattro poligoni militari (Salto di Quirra, Capo Teulada, Capo Frasca e Capo San Lorenzo), dove si spara quasi l’80% degli ordigni che si fanno esplodere in Italia in tempo di (se così si può dire) pace, dove nel novembre dell’anno scorso la Difesa autorizzò un’operazione, Trident Juncture, che vide coinvolti 36 mila soldati di 30 Paesi (di cui 28 Nato), 140 navi e 60 aerei.

Un libro che più che dare risposte alimenta una pletore di domande inquietanti, dunque. E che prende a spallate quelle porte del silenzio frapposte tra chi comanda e chi è comandato, tra chi decide e chi muore per/di quelle decisioni, per provare a lasciar filtrare almeno uno spiraglio di verità.

Mariangela Maturi, Silenzio di piombo. Poligoni e veleni in Sardegna, Round Robin 2016

Tratto da: narcomafie.it

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