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Idf: “In 48 ore attacco finale a Gaza city”. Il Premier giordano: “Considereremo dichiarazione di guerra ogni tentativo di sfollamento di palestinesi

Sale a oltre 10mila il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in rappresaglia agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai militanti di Hamas. Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas. Nello specifico, il ministero della Sanità ha dichiarato che dal 7 ottobre sono state uccise dagli attacchi israeliani a Gaza “10.022 persone, tra cui 4.104 bambini e 2.641 donne”. Il ministero ha aggiunto che anche 25.408 persone sono state ferite. Lo riporta Al Jazeera. Con il termine ‘bambini il report indica i minori. Ieri l’ennesimo massacro con almeno 27 persone uccise nei bombardamenti notturni sulla Striscia. Lo afferma l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Almeno in 15 sono stati uccisi nel quartiere Tal al-Sultan di Rafah, nel sud dell’enclave. Altre dieci vittime ad Al-Zawaida, nel centro dell’exclave, mentre altre due sono state uccise in un attacco su una casa nel campo profughi di Jabalia. “Alcune aree di Gaza non sono state raggiunte dalle autorità o dai servizi di emergenza a causa dei pesanti bombardamenti ed è probabile che il bilancio delle vittime possa essere più alto”, riferisce Wafa. Il bombardamento è avvenuto nuovamente all’oscuro del mondo perché Israele ha interrotto nuovamente internet a Gaza.
“Siamo molto preoccupati per le segnalazioni di una nuova interruzione dei servizi telefonici e internet a Gaza e per i pesanti bombardamenti. Senza connessione, le persone che necessitano di cure mediche immediate non possono contattare ospedali e ambulanze. Tutti i canali di comunicazione devono essere ripristinati immediatamente”, ha scritto su X il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Uccisi 88 dipendenti Onu, appello ong per cessate il fuoco umanitario
Le principali agenzie umanitarie delle Nazioni unite e gli enti di beneficenza internazionali hanno chiesto un immediato “cessate il fuoco umanitario” a Gaza. È quanto si legge in una dichiarazione congiunta firmata, tra gli altri, dai vertici dell’Ocha, dell’Unicef, del Programma alimentare mondiale, dell’Oms, di Save the Children e di Care International. Nella nota la situazione di Gaza è definita “orribile” e “inaccettabile”: “Un’intera popolazione è assediata e sotto attacco, privata dell’accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza, bombardata nelle proprie case, rifugi, ospedali e luoghi di culto”, denunciano gli enti. Intanto un totale di 88 membri dello staff dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, sono stati uccisi nei raid israeliani sulla Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. Lo rende noto la stessa Unrwa, precisando che si tratta del ”numero più alto di vittime delle Nazioni unite mai registrato in un singolo conflitto”. In questo senso il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco umanitario.
La via da seguire è chiara: un cessate il fuoco umanitario. Ora. Il rispetto delle parti dei loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, e ciò significa il rilascio incondizionato degli ostaggi a Gaza. Ora”, ha detto Guterres. “La protezione dei civili, degli ospedali, delle strutture Onu, dei rifugi e delle scuole. Più cibo, acqua, medicine e carburante per entrare a Gaza in sicurezza, rapidamente e nella misura necessaria, lo stop all’uso dei civili come scudi umani. Nessuno di questi punti dovrebbe essere condizionato agli altri”, ha concluso il segretario generale.


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Idf: “Colpiti 450 obiettivi, in 48 ore attacco finale a Gaza city”
L’esercito israeliano (Idf) ha ucciso comandanti di Hamas e ha colpito oltre 450 obiettivi nella Striscia nelle ultime 24 ore. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Daniel Hagari, secondo cui i soldati “hanno preso il controllo di un compound militare di Hamas con posti di osservazione, aree di addestramento per gli operativi e tunnel, uccidendo numerosi terroristi”, tra cui Jamal Mussa, “responsabile delle operazioni speciali di sicurezza di Hamas” che “nel 1993 condusse un attacco a fuoco contro soldati israeliani di pattuglia nella Striscia”. L’esercito di Israele, inoltre, stima che le forze nella Striscia di Gaza circonderanno completamente Gaza City entro 48 ore e inizieranno poi i combattimenti all’interno della città. A riportarlo è il quotidiano Haaretz, aggiungendo che l’obiettivo per l’Idf sarà quello di raggiungere gli operativi di Hamas che sono stati spinti in città e di distruggere i tunnel e le istituzioni militari e civili del gruppo. L’Idf ritiene che sia possibile raggiungere l’obiettivo di distruggere Hamas ma che ciò richiederà un lungo periodo di tempo, da alcuni mesi a un anno, o anche di più. L’Idf ha osservato anche che per liberare l’area dai miliziani è necessario agire in modo approfondito e relativamente lento. Secondo quanto riferito dall’esercito israeliano - riporta ancora Haaretz - in questa fase l’Idf si asterrà dall’entrare nei tunnel, partendo dal presupposto che siano dotati di trappole esplosive e in alcuni casi, se l’intelligence lo ritiene opportuno, l’aviazione colpirà il tunnel dall’alto neutralizzando chiunque si trovi all’interno. Secondo l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borell, tuttavia, “eradicare Hamas” dalla Striscia “non risolverà il problema di Gaza, per non parlare della Cisgiordania. Le reazioni eccessive sono sempre comprensibili, ma non sono mai efficaci”, ha detto durante la conferenza degli ambasciatori a Bruxelles.
Sempre Borrell ha riportato che il presidente degli Usa Joe Bidenha detto a Israele di non lasciarsi accecare dalla rabbia. E’ questo il messaggio che gli amici di Israele devono mandare loro: di non farsi accecare dalla rabbia. Il diritto alla difesa deve essere attuato in linea con il diritto internazionale”.


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Iran-Iraq: “Non resteremo muti sul genocidio”
Nel resto dei paesi del Vicino Oriente, intanto, la rabbia sale.
La più grande preoccupazione del mondo islamico in questo momento sono i crimini contro i palestinesi”, ha affermato il presidente iraniano Ebrahim Raisi nella conferenza stampa a Teheran con il suo omologo iracheno Mohammed Shia al-Sudani, giunto nella capitale iraniana per una visita senza preavviso nelle prime ore di questa mattina. Lo riporta Anadolu precisando che la visita è avvenuta il giorno dopo che al-Sudani aveva incontrato il segretario di Stato americano Antony Blinken a Baghdad. Raisi ha aggiunto l’Iran e l’Iraq hanno una “posizione comune” sulla questione palestinese: la fine dei bombardamenti su Gaza e l’instaurazione di un cessate il fuoco, sottolineando che Israele “sta commettendo crimini contro l’umanità” e un “genocidio” nella Striscia di Gaza, e che i Paesi islamici “non possono e non vogliono restare in silenzio di fronte alle atrocità israeliane a Gaza”.

Giordania: “Ogni tentativo si sfollare i palestinesi sarà considerata dichiarazione di guerra”
Molto più decisa è la Giordania. Il primo ministro giordano Bisher Khasawneh ha affermato che “qualsiasi tentativo di sfollare i palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania sarebbe una linea rossa” per la Giordania che lo considererà “una dichiarazione di guerra”. “Non ci sarà nessuno sfollamento, nessuna nuova Nakba”, riferendosi a quello che i paesi arabi considerano come un esodo forzato della popolazione araba palestinese nel 1948, “a Dio piacendo, nessun reinsediamento e nessuna patria alternativa”, spiega Khasawneh in una dichiarazione riportata dal Times.

Nyt: “Se Hezbollah o Iran attaccano Israele, gli Usa interverranno”
L’amministrazione Biden ha chiarito all’Iran e a Hezbollah attraverso i partner regionali che gli Stati Uniti interverranno militarmente se attaccano Israele. Lo scrive il New York Times, secondo cui la visita in Iraq del segretario di Stato americano Antony Blinken è stata l’occasione per mettere in guardia l’Iran dall’attaccare le truppe o gli interessi statunitensi nella regione. “Era molto importante inviare un messaggio molto chiaro a chiunque potesse cercare di trarre vantaggio dal conflitto a Gaza per minacciare il nostro personale qui o in qualsiasi altra parte della regione: non fatelo”, ha detto Blinken a Baghdad.

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