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Dalla stazione centrale al Parco Trotter, una marcia al grido di “Free, free Palestine”

Milano si mobilita una seconda volta a sostegno del popolo palestinese. Sabato 14 ottobre, migliaia di giovani sono scesi in strada a per chiedere la fine delle violenze, l’autodeterminazione del popolo palestinese e la fine dell’occupazione e del blocco di Gaza. Ad organizzare il corteo si sono attivati l’Unione Democratica arabo-palestinese, l’Associazione dei Palestinesi in Italia, con l’adesione di Milano in Movimento e Gaza Freestyle.
La marcia, partita dalla stazione Centrale, è proseguita per via Vitruvio e Settembrini, passando da viale Andrea Doria e piazzale Loreto, culminando poi al parco Trotter.
Almeno 9000 persone secondo le autorità locali hanno riempito le strade di striscioni, bandiere e cori a difesa del popolo Palestinese.
“Fermiamo il genocidio a Gaza. Salviamo Gaza”, riporta un cartellone, mentre il corteo inonda le vie al grido di “Free, free Palestine, Palestina Libera!”.
Noi non siamo antisemiti, noi siamo per il rispetto del diritto internazionale” ha poi esordito un organizzatore col megafono dal camioncino in testa al corteo, esprimendo una condanna contro l'occupazione sionista che in queste ore sta compiendo un vero e proprio “genocidio” nei territori occupati. 
Sono state sterminate famiglie e rasi al suolo territori. Gettando fosforo bianco sulle case già distrutte", ha continuato, commentando le recenti notizie sull’utilizzo di tali armi a Gaza, illegali per le convenzioni internazionali, confermate da Human Rights Watch e dal Washington Post.
Gli Stati Uniti continuano a dire, aiutiamo per la pace e continuano a mandare le armi per gli israeliani”, urla un altro giovane durante la marcia.
Poco dopo l’arrivo al Parco Trotter i manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime della guerra, seguito da un fragoroso applauso.
Sono attimi drammatici per la martoriata Striscia di Gaza, prossima a subire un intervento di terra delle truppe israeliane. Il bilancio dei morti per i bombardamenti di Israele è salito a 2.329, mentre i feriti sono 9.714. Il ministero dei Trasporti ha riferito che le incursioni hanno causato la distruzione di 752 edifici, di cui 2.835 unità abitative, e danni maggiori a 1.800 abitazioni, rese dunque inagibili. Le autorità di Tel Aviv hanno dato un ultimatum di 24 ore per evacuare 1 milione di persone a cui sono state private le forniture di beni di prima necessità e l’elettricità.  Una decisione che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per i pazienti ospedalieri vulnerabili nel nord della striscia equivale a una “condanna a morte”.
Oggi siamo qua per manifestare contro i crimini di guerra commessi dall’occupazione sionista, oggi siamo qua per alzare la voce del popolo palestinese. Gaza è una prigione a cielo aperto. 2 milioni di palestinesi si trovano in quella zona. 2 milioni di palestinesi che sono stati bombardati in una settimana, parliamo di 700 bambini morti”, afferma Falastin, una dei portavoce della manifestazione ai nostri microfoni.
La giovane ha denunciato il doppio standard applicato dall’occidente nei confronti dei crimini commessi da Israele rispetto alle azioni terroristiche di Hamas, con una retorica volta a giustificare un’occupazione illegale e violenta contro il popolo palestinese che prosegue dal 1948. 
In modo particolare ha menzionato i fatti intercorsi durante la cosiddetta “Marcia per il ritorno”, una manifestazione pacifica non armata nata spontaneamente nel 2018 per chiedere il ritorno dei profughi palestinesi in Terra Santa. Un’iniziativa duramente soppressa dall’intervento delle forze militari di difesa di Israele poste aldilà della barriera di filo spinato che delimita e circoscrive la Striscia di Gaza.
Ricordo che nel 2018 il popolo di Gaza è sceso in piazza, sui confini tra Gaza e Israele. Hanno alzato solo la bandiera palestinese, Israele ha reagito uccidendo 223 persone, molte della croce rossa. E allora dov’era la comunità internazionale. Dov’era l'Italia, dov’erano i governi per difendere i diritti dei palestinesi”, ha continuato Falastin, lanciando un appello affinché sia rispettato il diritto di ogni palestinese di ritornare nella sua terra, come stabilito dall’Onu.
Ho diritto di ritornare il Palestina, perché la risoluzione 196 dell’Onu afferma questo. Mia nonna tiene ancora le chiavi di casa dal 1948 perché pensa che un giorno tornerà libera. È questo che vogliamo, una Palestina libera, dateci la vita, dateci un’esistenza dignitosa, dateci un’autodeterminazione, è tutto quello che chiediamo”, ha continuato la giovane attivista, accusando l’Oriente e l’Occidente di aver abbandonato un popolo oppresso al suo destino.
Tutti i politici sono venduti ad Israele… Anche i paesi arabi ci hanno venduti. Tutti loro parlano di Pace, ma quale pace senza giustizia”.

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