Il caso Manca su Rai 2 - La mamma di Attilio ai Fatti Vostri, intervistata da Giancarlo Magalli: "Mio figlio ucciso per aver visitato il boss della mafia"
Viterbo. “Provenzano a Viterbo dopo l’operazione alla prostata”. Per Angela Manca, la mamma dell’urologo siciliano Attilio Manca, trovato cadavere nel suo appartamento alla Grotticella nel 2004, un ulteriore elemento rafforzerebbe la tesi a cui ha sempre creduto: la morte del figlio è stato un delitto di mafia, ucciso dopo aver visitato e curato il boss della mafia Bernardo Provenzano. Il caso Manca finisce su Rai 2, ai Fatti Vostri con Giancarlo Magalli. Tra filmati e interviste, la trasmissione è tornata indietro nel tempo. A tredici anni fa, quando Attilio venne trovato morto in casa. Fino al 29 marzo scorso, quando il tribunale di Viterbo ha condannato a cinque anni e quattro mesi di carcere Monica Mileti, la 50enne romana accusata di aver ceduto al medico la dose letale di eroina. Che Manca sia morto per overdose, i suoi familiari non lo hanno mai creduto. “E’ stato ucciso dopo aver operato o assistito all’intervento alla prostata di Provenzano in Costa Azzurra”, ha ribadito ieri la signora Manca su Rai 2. “O mio figlio perseguitava Provenzano, o Provenzano perseguitava mio figlio. Fatto sta che poco prima dell’operazione Provenzano era a Barcellona Pozzo di Gotto, nel convento di sant’Antonino. Poi le telefonate di Attilio dalla Costa Azzurra, proprio nei giorni in cui Provenzano subiva l’intervento. Le dichiarazioni dei pentiti di mafia e la coincidenza che Provenzano si è curato il postoperatorio a Viterbo, a Civita Castellana e Bagnoregio”. L’obiettivo della famiglia Manca, assistita dagli avvocati Antonio Ingroia e Fabio Repici, è far riconoscere la morte di Attilio come omicidio di mafia. “Il 19 giugno 2016 abbiamo presentato una denuncia alla procura antimafia di Roma ed è iniziata un’indagine contro ignoti per omicidio volontario, omicidio di mafia - spiega ai Fatti Vostri l’avvocato Ingroia -. La procura di Roma vada avanti. Non si arrenda. Vada in fondo, perché la verità spesso è dietro le quinte e bisogna andare dietro le quinte”. Con gli occhi lucidi, l’appello finale di Angela Manca. “Chi parla ancora di overdose si deve vergognare. Mio figlio è stato ammazzato perché ha visitato Bernardo Provenzano. Mi batterò tutti i giorni della mia vita per dimostrare la verità. Che è quella che diciamo noi, non quella che vogliono propinarci. Abbiamo molta fiducia nella procura di Roma. Spero che Pignatone valuti tutti questi elementi. Abbiamo lanciato una petizione attraverso cui stiamo raccogliendo firme per far riaprire alla procura di Roma le indagini. Non posso restituire la vita a mio figlio, ma voglio che a mio figlio sia completamente restituita la dignità di uomo, di cittadino, di professionista serio e stimato quale era”.
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