Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

battaglia letizia c letizia battagliaNel museo Pan di via dei Mille la mostra della grande reporter siciliana. Esposte anche immagini inedite del cronista Siani ucciso dalla camorra
di Stella Cervasio
LA forza delle immagini. Spesso si dibatte se la violenza va “pubblicata” sui social o evitata. La velocità superficiale del mezzo e la qualità di scatti né professionali né avveduti fa propendere per il no. E oggi sempre più spesso la lettura prevalente della realtà arriva alla gente da queste immagini false o avventate. Una volta la realtà arrivava per canali diversi. E quanta forza abbiano le fotografie di Letizia Battaglia che incidono nella realtà di un’epoca e di un Paese intero, lo si può vedere in questi giorni alle pareti del Pan in via dei Mille, dov’è allestita una mostra della grande fotografa siciliana curata da Stefano Renna, nell’ambito del festival “Imbavagliati”, felice invenzione di Desirée Klain. La sala dedicata a Giancarlo Siani ospita una piccola, intensa rassegna di foto inedite messe a disposizione dalla famiglia del giornalista ucciso dalla camorra 31 anni fa.
Il potere di cambiamento della fotografia, qual è? «Cominciamo con le immagini - dice Letizia Battaglia a un corteo di fotoreporter che la segue nel museo - ma poi continuiamo con i comportamenti e con la giustizia che deve funzionare. Le foto da sole non possono fare niente». Palermitana del 1935, vissuta fino all’adolescenza a Napoli, a Trieste e poi tornata in una città che ha amato e odiato, Letizia Battaglia ha diretto dal ‘74 al ‘91 il settore fotografico dell’Ora di Palermo. È stata la prima fotografa europea a ricevere nel 1985 a New York il “W. Eugene Smith Award” per la fotografia sociale e nel 2007, tra gli altri riconoscimenti, ha avuto il Salomon Prize; è tra le mille segnalate per il Nobel per la pace.

Click to enlarge image 001.jpg

La bambina e il raggio di sole © Archivio L. Battaglia


Tre le sale del Pan con una selezione dei suoi scatti. Ciascuno è un racconto. Di società, di violenza, di infanzia o maturità sofferente. Nessuno ti arriva in faccia come uno schiaffo. Ma piuttosto come il dolore passato attraverso la luce dentro l’obiettivo, con rispetto. Tra buio e sole è diviso il volto di Rosaria Schifani, la moglie dell’uomo della scorta di Falcone ucciso con lui, che gridò “io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio” al funerale del marito. Tra luce e ombra è la bambina per mano di un uomo maturo con i baffi che si intravede: “La bambina e il buio” scattata a Isnello, paesino siciliano di mille anime, nel 1980. «Oggi quello del fotografo è un mestiere malpagato come ai miei tempi e ancora più difficile - ha detto alla platea che ha assistito anche al suo incontro con Mimmo Jodice - e ci sono tante ipocrisie, come quella dei bambini che non si possono fotografare. Eppure poi sono prede della pedofilia». Si domanda spesso dove sia, ora che è adulta, “La bambina con il pallone” che fotografò nell’80: un’espressione caravaggesca, metà innocente e metà già cosciente di una vita tutt’altro che infantile. La Battaglia ha fotografato “in diretta” vittime di mafia o mafiosi morti ammazzati: oggi foto come quelle non sarebbero più possibili. Agli obiettivi professionali si impedisce l’accesso, mentre è via libera agli smartphone.

Foto © Letizia Battaglia

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos