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un-suicidio-di-mafiaDieci anni fa la morte misteriosa del medico siciliano
11 febbraio 2014
Palermo. Si intitola "Un 'suicidio' di mafia, la strana morte di Attilio Manca" il libro scritto dal giornalista Luciano Mirone (Castelvecchi editore, pp 240, 18,50 euro), volume che esce a dieci anni dalla scomparsa di Attilio Manca, giovane urologo siciliano che avrebbe curato il boss Bernardo Provenzano durante la sua latitanza nel 2003 e che fu poi trovato morto il 12 febbraio 2004. La famiglia Manca non ha mai creduto che il decesso del medico fosse dovuto a un mix di eroina e tranquillanti e da anni si batte per la ricerca della verità. Come ricostruisce il libro, Attilio Manca, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, era il primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si sia trattato di un decesso da overdose causato dall'assunzione di eroina, alcol e tranquillanti, ma il giovane medico era un mancino puro, e i buchi trovati poi sul suo corpo, come ad avvalorare una morte per eroina, si trovano sul braccio sbagliato. La mattina del 12 febbraio, infatti, il giovane viene trovato riverso sul letto, per terra una pozza di sangue e a pochi metri due siringhe, nel braccio sinistro due buchi. "Per i familiari - si legge - si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l'operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza, durata più di 40 anni, secondo i magistrati di Palermo è stata favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia sia prima, sia dopo l'intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria". Nel libro scritto da Mirone non mancano colpi di scena, omissioni investigative, chiamate misteriosamente sparite dai tabulati telefonici. "A Barcellona Pozzo di Gotto una delle mafie più sanguinarie del mondo ha già ucciso un giornalista, Beppe Alfano, e costruito il telecomando utilizzato per la strage di Capaci. Ma questo libro racconta anche la storia di un dolore immenso: quello dei familiari di Attilio Manca, che ancora oggi reclamano verità e giustizia".

ANSA

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