“Sono stati invitati personaggi che convivono con ambienti mafiosi”
Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, magistrata uccisa assieme al marito Giovanni Falcone nella strage di Capaci, oggi diserterà la Giornata conclusiva per le commemorazioni del trentennale delle stragi mafiose. Morvillo, ex procuratore di Trapani con una carriera in magistratura di 40 anni (in pensione da due), ha deciso di non presenziare né al bunker, che sarà intitolato a Falcone e Borsellino, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella (ore 16), né al Teatro Massimo dove questa sera si terrà il Requiem per le vittime di mafia. "In una giornata dedicata solennemente a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non si può accettare di condividere questo momento con personaggi, inevitabilmente invitati, che non hanno nulla a che fare con i nostri amatissimi indimenticabili giudici", ha detto ieri Morvillo all'Adnkronos. "Personaggi che, dall'alto delle loro responsabilità istituzionali, non tralasciano di mandare alla cittadinanza messaggi di pacifica convivenza con ambienti notoriamente in odore di mafia, riconoscendo a soggetti, che hanno stretto accordi con la mafia, piena legittimazione etica e sociale, così calpestando il ricordo di chi per la lotta alla mafia ha dato la vita", ha concluso il fratello di Francesca Morvillo. Lo scorso giugno, in vista delle elezioni comunali, l’ex Procuratore di Trapani aveva lanciato l'allarme su alcuni personaggi politici condannati per mafia, come Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri, che avevano appoggiato il candidato, poi eletto, Roberto Lagalla. E alle regionali il candidato Renato Schifani, che poi ha vinto le elezioni. "Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono", ha detto l'ex magistrato replicando a Cuffaro che aveva detto: "Credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero cittadino e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza". Il problema, secondo Morvillo "è che c'è una Palermo che gli strizza l'occhio dimenticando cosa rappresenta", ossia "una persona che è stata condannata per un reato di favoreggiamento alla mafia”. Insomma, "lui ha diritto di fare quello che vuole", sono gli altri che, sapendo della sua condanna "continuano a cercarlo", in una città "in cui in questi giorni si parla di gente che ha sacrificato la vita per contrastare quegli ambienti - ha concluso - e quel signore lì è stato condannato per averli favoriti".
Foto © Deb Photo
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