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Lista Libera Stampa 

Ferdinando Adornato (FI): «Montanelli? È moderato immaginario pluridecorato al valor giornalistico con licenza di straparlare» («il Giornale», 29 marzo 2001).

Massimo Baldini (FI): «Il Fatto di Enzo Biagi si può eliminare: non serve a niente» (Ansa, 3 ottobre 2001 ).

Silvio Berlusconi (FI): «Il mio genio imprenditoriale l’ho utilizzato spendendo un mucchio di miliardi perché lui [Montanelli, nda] potesse scrivere sul “Giornale” quel che voleva. Ora lui spenda per me il suo genio polemico, scrivendo contro Scalfari e altri quel che può essere utile anche a me» (In una telefonata con Federico Orlando del 1993, riportata in Il sabato andavamo ad Arcore). «Quella di Biagi, Santoro e della Rai di Zaccaria è stato un attentato alla democrazia: mi hanno fatto perdere 17 punti in campagna elettorale» (Vertice internazionale di Caceres, Spagna, Ansa, 9 febbraio 2002). «In questi giorni la Rai ha cambiato i responsabili dei tg e delle reti. Tornerà finalmente a essere una tv pubblica, cioè di tutti, cioè oggettiva, cioè non partitica, cioè non faziosa come è stata con l’occupazione manu militari da parte della sinistra. L’uso che i Biagi, i Santoro e i... come si chiama quello là... ah sì, Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, è stato criminoso. Preciso dovere della nuova dirigenza Rai è di non permettere più che questo avvenga» (conferenza stampa a Sofia, 18 aprile 2002). «Sulle intercettazioni telefoniche introdurremo pene severe: cinque anni per chi le diffonde, e due milioni di euro di multa per gli editori che le pubblicheranno» (Ansa, 17 gennaio 2008). «Mi sono battuto perché Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in Biagi il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato» (Ansa, 18 febbraio 2008).

Michele Bonatesta (An): «Come volevasi dimostrare, nessuno ha fatto il favore alla sinistra di far fuori Enzo Biagi dalla Rai. Presentandosi come martire della libertà e del pluralismo dell’informazione nell’era del tiranno Berlusconi, egli si è assicurato l’intangibilità nei secoli dei secoli. Anche se gli italiani avrebbero dormito pure se Biagi non avesse più lavorato in Rai. E ora che Biagi non è stato epurato e che la tv pubblica non ha obbedito ai “diktat bulgari” di Berlusconi, come direbbero Giulietti o Falomi, di cosa parlerà l’opposizione? Come farà a liberare il cavallo di viale Mazzini? Vediamo una paurosa penuria di argomenti non propagandistici» (Ansa, 30 ottobre 2002).

Roberto Calderoli (Lega Nord): «Biagi e Santoro fanno le verginelle candide e rispondono a Berlusconi parlando di intimidazione del potere. Ma i veri potenti sono stati proprio loro per anni, dando vita a trasmissioni faziose, schierate dalla parte della sinistra contro la Lega e il Polo, senza dare diritto di replica e addirittura preparando trappoloni incresciosi, come avvenne nella puntata dedicata a Marcello Dell’Utri. Biagi sottolinea che dovrà essere il Cda a licenziarlo e non il premier. Per fortuna il contratto di Biagi è in scadenza e sarà sufficiente ai vertici Rai non rinnovarglielo» (Ansa, 19 aprile 2002).

Roberto Castelli (Lega Nord): «Qui ormai siamo alla commedia. Mi spiace che persone come Biagi abbiano venduto se stesse a una parte politica» (Ansa, 27 marzo 2001).

Massimo D’Alema (Ds): «Voi parlate di tremila euro, di cinquemila euro: ma li dobbiamo chiudere, quei giornali (che pubblicano atti di indagine, nda)... Ci sono stati episodi scandalosi in cui materiale senza nessuna attinenza con l’inchiesta è andato a finire sui giornali. E anch’io ne sono stato vittima » («la Repubblica», 29 luglio 2007).

Carlo Giovanardi (Udc): «Enzo Biagi ha 84 anni, leggo che il sindaco di Bologna gli ha offerto un incarico. Credo sia benestante, non mi sembra che sia discriminato. Francamente mi preoccuperei di più di quei tanti giornalisti di 20-30 anni che trovano le porte delle redazioni chiuse o non riescono a lavorare. Io credo che ci sia bisogno di professionalità nuove e non mi sembra straordinario che a quell’età siano state interrotte delle forme di collaborazione per far posto a professionalità più giovani» (Ansa, 18 agosto 2004).

Giorgio Lainati (FI): «Le parole di Biagi sono frutto di una incredibile carica di odio e livore personale che porta quello che è stato un autorevole e prestigioso giornalista italiano a manifestare un assoluto e irreversibile disprezzo per il capo del governo del proprio Paese» (Ansa, 5 giugno 2005).

Giuliano Ferrara: «Caro Biagi, non faccia il martire, ci risparmi la solita sceneggiata (...). Lei ha fatto campagna elettorale con i quattrini di tutti, anche degli elettori del centrodestra (...). Quando si sparge l’incenso conformista lei è sempre il primo. Spostare Il Fatto in un altro orario non sarà come violare una vergine o sgozzare un agnello sull’altare dell’informazione» (Giuliano Ferrara, lettera aperta a Enzo Biagi su «Panorama», 1° febbraio 2002). «Biagi è un mostro sacro degli affari suoi e un ipocrita» («Il Foglio », 23 maggio 2002).

Maurizio Gasparri (An): «Montanelli è stato un uomo sempre dalla parte di chi comandava: fascista durante il fascismo, antifasci- sta appena in tempo quando il regime stava cadendo, mantenuto da Berlusconi, adesso sta con la sinistra» (Ansa, 25 marzo 2001). Gasparri inserisce poi Enzo Biagi in una lista di personaggi «faziosi » dettata da lui e da altri esponenti del Polo al giornalista Daniele Vimercati nel programma Iceberg, su Telelombardia, il 26 marzo 2001. La lista di proscrizione comprende anche Santoro, Luttazzi e il Tg3 in blocco.

Giancarlo Gentilini (Lega Nord): «Gli alberi quando invecchiano si seccano e perdono il colore, vivacchiano. Montanelli è uno così. Il 13 maggio mi auguro di mandarli tutti in esilio, quelli del centrosinistra. Conquisteremo Roma per la seconda volta. Sarà una marcia su Roma» (31 marzo 2001).

Paolo Guzzanti (FI): «È così imbarazzante quest’odio personale di quest’uomo dalla penna facile e dalla vita lunga [Montanelli, nda] che si comporta come quei giovanotti della Belle époque che, avendo dissipato il patrimonio al casinò, dedicavano poi la loro vita a distruggere o deridere quella di chi li aveva sostenuti. E non parliamo di patrimoni di denaro, ma morali» («il Giornale», 16 febbraio 2001).

Agostino Saccà (FI): «La Rai depreca il fatto che un collaboratore autorevole dell’azienda come Enzo Biagi usi espressioni e toni offensivi nei confronti di un giornalista, quale Fabrizio Del Noce, stimato da sempre per la sua indiscussa attività professionale e che ora è stato chiamato dal consiglio di amministrazione, su proposta del direttore generale, a dirigere una delle più importanti strutture editoriali dell’azienda stessa. Il presidente e il direttore generale esprimono solidarietà al direttore di Rai1 Fabrizio Del Noce, confermandogli la stima e la fiducia da sempre riposta in lui» (24 maggio 2002).

Claudio Scajola (FI): «Montanelli fa il critico di Berlusconi per motivi di senilità» (Ansa, 22 aprile 2001).

Walter Veltroni (Pd): «Il divieto assoluto di pubblicare tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare e delle indagine serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini» (Ansa, 16 febbraio 2008).

tratto da
Articolo21.info

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