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tranfaglia nicola bn c archiviodiaridi Nicola Tranfaglia
Il governo Renzi con il ddl costituzionale AC n.2613-B, già approvato nella prima delle due deliberazioni richieste per le leggi di revisione costituzionali, intende modificare le disposizioni costituzionali contenute nei titoli I, II, III, V e VI della parte II della Costituzione e nelle disposizioni finali. Ebbene, poiché tali modifiche sono svariate, una volta che la legge fosse sottoposta a referendum coercirebbe la libertà degli elettori (art.48 della Costituzione) e violerebbe nel contempo la proclamazione della sovranità popolare "nelle forme e nei limiti della Costituzione" (art.1 comma 2 della Costituzione) in quanto, trattandosi di una legge dal contenuto disomogeneo, l'elettore potrebbe esprimere sull'intero testo solo un sì o un no ancorché le scelte da compiere sono almeno due. Si comincia dalla modifica dell'attuale forma di governo (e cioè il rafforzamento del Governo a spese del Parlamento, con un Senato ridotto a una larva) e la modifica della forma di Stato (essendo rafforzata la posizione dello Stato centrale nei confronti delle Regioni). Il che evidenzia la illegittimità costituzionale che caratterizza il ddl costituzionale ac n.2613-B perché viola gli art. 1 e 48 della Cost. UN vizo che non contraddiceva la cosiddetta riforma della Cost. proposta dal Governo Letta (ddl cost. n.813 AS) il cui articolo comma 2 prevedeva appunto che "Ciascun progetto di legge è omogeneo e autonomo dal punto di vista del contenuto e coerente dal punto di vista sistematico.
Questo, nelle sue linee sintetiche, l'intervento che il presidente nazionale del Comitato per il no, Alessandro Pace, al disegno di legge costituzionale Renzi-Boschi-Verdini rispetto ai quali tutti noi elettorali dovremo esprimere la nostra posizione tra la fine di novembre e gli inizi del prossimo dicembre ed è questa la posizione in cui si trova anche chi scrive oggi undici settembre queste brevi note.

Foto © Archiviodiari

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