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Come Assange ci ha detto, l’obiettivo della guerra, con riferimento per esempio, all’Afghanistan, non è vincerla, l’obiettivo è una guerra duratura perché più dura e più soldi provenienti dalle tasse dei cittadini europei e americani usciranno dalle nostre tasche per finanziare il comparto militare industriale, le fabbriche di armi e tutto il business di denaro e potere che ruota attorno.

E lo sappiamo bene anche noi, in Italia, dove quel livello di potere non è stato mai toccato e dove sono ancora oscuri i mandanti, gli organizzatori, i finanziatori delle stragi che hanno insanguinato il Paese e ostacolato e depistato la verità e la giustizia fino a oggi.

Julian Assange ha avuto il coraggio di sfidare quel potere e di metterlo alla luce del sole e per questo motivo da 14 anni non cammina più da uomo libero per la strada, la sua vita è stata distrutta e ora, se verrà estradato, rischierà fino a 175 anni di carcere negli Stati Uniti. In quello stesso Paese in cui la CIA, la più potente Agenzia di Intelligence al mondo, aveva preparato un piano per ammazzarlo. Come si può pensare che possa essere estradato lì? Che giusto processo è questo? Lo Stato non può e non deve avere segreti e in galera ci deve finire chi i crimini di guerra li commette, non chi si oppone mediante l’informazione.

L’informazione libera non è reato, svelare crimini non è un reato e le persone per bene lo sanno, viste le tante manifestazioni in piazza per Assange, le associazioni che mantengono alta l’attenzione su di lui, come Free Assange Italia, i giornalisti che denunciano i pericoli di ciò che sta accadendo, come Stefania Maurizi, i comuni italiani che hanno conferito la cittadinanza onoraria al fondatore di Wikileaks.

Julian Assange è un giornalista, non un criminale: deve essere liberato.
Libertà per Julian Assange.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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