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“QUANDO ESCO VOGLIO SENTIRMI LIBERA, NON CORAGGIOSA”

Non c'è più tempo da perdere. Chiedi con noi la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale affinché il sesso senza consenso venga considerato stupro. (AMNESTY INTERNATIONAL)

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609-bis (Violenza sessuale). Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da sei a dodici anni.

NON VA BENE. Sarebbe necessario per esempio esplicitare (e realizzare) la certezza della pena, e visto che le modalità dello stupro sono peggiorate e aumentate bisognerebbe prenderne atto. Dei fatti gravi di Palermo - stupro ad opera del branco - non faremo i cesellatori, non ci appassiona e non vogliamo favorire gli emulatori e soprattutto abbiamo troppo rispetto per la ragazza vittima   di cui a differenza di tutti gli altri non faremo il nome. Per lei e per tutte le altre vittime di violenza e di femminicidio CHIEDIAMO GIUSTIZIA.

’L’uomo è predatore e la donna è la preda, è una metafora che praticamente ci ha condannate all’ergastolo a vita. Da lì non ci si muove e se per un attimo abbiamo pensato che le cose fossero un pochino cambiate è stato un errore crederci. Illudersi. Ci sono uomini non più giovani e ragazzi delle nuove generazioni che sono fermi al predatore e preda. Al padrone assoluto della vita della “sua donna”.  Con nuove generazioni intendo dire anche minorenni. Adolescenti.

L’idea degli adolescenti stupratori è ancora più difficile da ingoiare.

Io ho degli adolescenti in casa, li guardo e per come sono e per come si comportano mi dico quanto sono belli!  I ragazzi dovrebbero essere tutti belli. Ricchi di speranze, magnifici progetti, quotidianità serene.

Sappiamo, non è facile controllare, educare, osservare, essere sempre presenti, non è per niente facile. La scuola certamente. La famiglia, il padre, la madre… chiedo perdono alle mie compagne femministe, ma io sono molto arrabbiata con le madri, non perché più colpevoli, ma perché sicuramente, in linea di massima, le donne sono più presenti, più attente. Educano e tramandano. (non si vuole togliere responsabilità ai padri)

Vero, le donne – anche se madri -  devono essere libere di scegliere e decidere, ma se sono mamme devono tener conto dei figli. “Crescendo impareranno.” Oppure “lo sperimenteranno sulla loro pelle” …Non è così. Non sempre almeno. Le donne in queste cose siamo più brave e dedicarsi ai figli non significa essere meno femminista, meno moderne. Dire sempre sì o lasciarli andare a sé stessi non significa essere più democratiche. I ragazzi hanno bisogno di guida. Di protezione e educazione. Orientamento. Punti di riferimento. Presenze. Essere seguiti e appoggiati nelle decisioni importanti.

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Noi chiediamo giustizia, non chiediamo alcuna condanna disse con la sua presenza autorevole e a chiare lettere l’avvocata Tina Lagostena Bassi nel 1979 in uno dei primi processi per stupro da parte del gruppo - non chiediamo condanne, chiediamo giustizia ripeté più volte.

Spiegando che questi ceffi considerano le donne un oggetto col massimo disprezzo.

Che il processo per stupro è una anomalia processuale. Una stranezza nella quale la vittima deve dimostrare di essere tale a iniziare dalla sua famiglia, alla polizia agli inquirenti e in aula. Un tormento. Una aberrazione. Una umiliazione infinita.

 In un processo per stupro alla parte lesa le si butta contro fango a piene mani e perciò la donna-vittima, in quanto tale,

“Se l’è cercata”, “doveva bere di meno”, “se fosse stata più attenta”, “non era illibata”, “l’abbigliamento era provocante, invitante...” Come mai violentano anche ragazze che indossano jeans stretti?

Ancor prima che partano i processi veri nei tribunali, nei salotti televisivi o nei bar, o dal barbiere la litania sulla moralità della donna stuprata parte con virulenza. Un automatismo indecente. Frasi trite e ritrite, Ripetute, scritte, purtroppo anche da giornaliste donne.

Oggi più che mai n questi processi la vera imputata è la vittima che viene colpevolizzata dai moralisti e dai carnefici. Infatti anche il gip del processo per lo stupro di gruppo accaduto a Palermo nel luglio scorso, appurerà dalle intercettazioni telefoniche sul branco, "una chiara volontà punitiva verso la ragazza, col fine di colpevolizzarla.


noi vogliamo giustizia casablanca79 int


CHIEDIAMO E VOGLIAMO GIUSTIZIA

 E tutto ciò porta – purtroppo - a non denunciare. E allora si continua con l’orrore, si sperimenta. Non c’è un qualcosa che li possa spaventare, fermare. Successivamente per i colpevoli – a differenza delle vittime - sarà tutto molto lieve sostengono le famiglie colpite e non solo quelle.

Non a caso uno del branco di violentatori di Palermo, il più giovane dirà "a galera è di passaggio e si ritorna più forti di prima" un messaggio seguito dal faccino sorridente e dal braccio forzuto. E un esercito di vermi che strisciano nascondendosi lo seguono, lo acclamano. Vorrebbero il video delle violenze. Sette belve sopra una ragazza inerme.

La chiamano cultura dello stupro a me non piace, mi sembra un voler infangare la cultura che è altra, alta, profonda. Universale.

Diciamo che “l’abitudine” di certi uomini a stuprare le donne o ammazzarle quando tentano di scappare sia molto radicata e non abbia smesso mai, ce lo confermano gli avvenimenti tragici degli ultimi mesi. Tanti. Troppi.

Un andazzo che è alimentato e sostenuti dalla scienza. L’hanno chiamata la droga dello stupro, un tipo di sostanza psicoattiva che può essere utilizzata allo scopo di perpetrare violenza sessuale, chi l’ha ingerisce è priva di volontà.

E’ ciò che è successo alla giovane di Palermo stuprata da un branco di sette ragazzacci incapaci di rapporti sereni, privi di violenza. Tipacci incapaci di rapportarsi con le ragazze loro coetanee. Incapaci di essere persone civili degni di stare in società. Incapaci di essere uomini. O futuri tali.

Un cagnazzo di loro -lo stesso che attraverso i social ha pronunciato frasi aberranti-.

Avrebbe compiuto diciotto anni dopo pochi giorni. Un “ragazzino”. Invece ci si trova innanzi a un essere incapace di guardarsi attorno e trovare una ragazzina di cui innamorarsi. Una cosaccia che con ironia, insolenza e spavalderia racconta:

“Lo schifo mi viene, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi. Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne”. (Agenzia DIRE - www.dire.it)

NON VA BENE. Non va bene che un ragazzo, indagato e reo confesso di aver stuprato in gruppo, una ragazza, dalla comunità (perchè ancora minorenne) in cui si trova possa comunicare e fare lo spocchioso, arrogante e volgare vantandosi sui social di ciò che ha fatto. E’ una cosa assurda. Incredibile. Terrificante.

Bene ha fatto la Procuratrice del tribunale per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna a opporsi e presentare ricorso rispetto all’affidamento del suddetto ragazzo a una comunità anziché restare in cella.

Anche perché il gip convalidandone l’arresto aveva descritto i sette come ceffi di “elevatissima pericolosità sociale, assenza di freni inibitori, violenza estrema e gratuita ai danni di una vittima inerme, trattata come un oggetto, senza alcuna pietà”.

E vogliamo continuare con questo tipo di società dove le donne valgono poco, alcune niente?

Necessitano con urgenza speranze e progetti ragionevoli e realizzabili.

La famiglia e la scuola devono riprendersi il proprio ruolo e spazio. La politica deve fare il suo mestiere anche se, essa stessa avrebbe tanto bisogno di cultura.

Così non va bene!

Info: lesiciliane.org
   

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