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“Intima”. Si potrebbe riassumere con questo aggettivo la manifestazione che ieri si è svolta a Cinisi in memoria di Felicia Bartolotta Impastato, mamma di Peppino e Giovanni Impastato. Un piccolo corteo, se il metro di misura fossero le persone presenti, ma non per questo poco importante. Al contrario: si è dimostrato un presidio necessario per legare ancora di più la figura di Felicia, donna resistente e presidio di legalità, con la difesa dei diritti umani. Tutti, nessuno escluso. Una “donna coraggio” Felicia. Una mamma che, nonostante il figlio ucciso nel ‘78 per volontà del boss di Cosa nostra Gaetano Badalamenti, si è ribellata alle logiche violente della società mafiosa, guerrafondaia e patriarcale.


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Giovanni Impastato


Partito da Casa Memoria il corteo ha raggiunto Casa Felicia, bene confiscato alla mafia situato nella contrada Napoli, dove poi ha avuto luogo il convegno “L’impegno delle donne contro guerra e oppressione”. Ospiti Luisa Morgantini, già vicepresidentessa del Parlamento Europeo e presidente dell’Associazione Assopace Palestina; Claudia Pinelli, attivista nonché figlia del partigiano anarchico Giuseppe ucciso il 15 dicembre 1969, precipitando da una finestra della questura di Milano a pochi giorni dalla strage di Piazza Fontana; una delle compagne del Collettivo femminista/femminile Cinisi e del gruppo di compagni/e di Peppino Impastato; e, infine, Luisa Impastato, di Casa Memoria.


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Raggiunto il Monumento ai caduti nella lotta alla mafia, situato in Piazza Vittorio E. Orlando, davanti al Comune di Cinisi, si è celebrato un momento di raccolta in cui Luisa Impastato, oltre a ringraziare i presenti, ha ricordato come la figura di Felicia sia sempre stata un legame tra più realtà e un “presidio di resistenza” che, a 19 anni dalla sua scomparsa, continua a raccogliere migliaia di persone da tutta Italia. Resistenza come pratica di vita che interseca non solo la lotta alla mafia ma anche il pacifismo e i diritti umani, sempre più calpestati dalle guerre. Ai piedi della Pietra della Memoria, Giovanni Impastato ha posato un mazzo di fiori in onore “ai caduti nella lotta alla mafia”, come recita la targa.


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Luisa Impastato


Ripreso il cammino si è arrivati a Casa Felicia davanti alla quale hanno preso parola vari soggetti, tra cui la Cgil, l’Arci e Luisa Morgantini. “I momenti che stiamo vivendo sono veramente oscuri - ha detto la presidente di Assopace Palestina, reduce da un viaggio a Bruxelles -. A Gaza non solo si disumanizzano i palestinesi e si sta compiendo un genocidio, ma vengono calpestati anche i diritti fondamentali. Oggi il diritto internazionale, la giustizia, la libertà per i nostri governanti sono diventati un’opzione. Dobbiamo ripristinare i diritti”. Ha conosciuto Peppino in giovane età “quando veniva a Milano con Democrazia Proletaria” e con lui ha conosciuto anche mamma Felicia. “Ho sempre visto in lei un grande esempio di resistenza per me, ma credo anche per moltissime donne - ha aggiunto la Morgantini -. È stata fonte di ispirazione”.


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Da sinistra: Claudia Pinelli, Luisa Morgantini, Luisa Impastato e una compagna del Collettivo femminista/femminile Cinisi


In conclusione, ancora un pensiero sulla pace nel mondo perché “tra uccidere e morire c’è una terza strada: quella della pace ma con giustizia”. “Sapendo che giustizia non è soltanto rispetto al diritto internazionale ma anche nel sociale nella lotta contro le diseguaglianze. Intanto però dobbiamo fermare il genocidio di Gaza e portare Israele davanti alla Corte penale internazionale. E con Israele anche Ursula Von der Leyen perché nel momento in cui migliaia di bambini morivano a Gaza sotto le macerie andava ad abbracciare Netanyahu, un criminale di guerra che spero venga portato assieme a lei davanti alla Corte penale internazionale - ha continuato -. La nostra democrazia è stata ferita e non da oggi, bensì a partire dal 1991 quando noi pensavamo fosse scoppiata la campagna della pace. In realtà sono scoppiate guerre perché da allora, con la prima guerra del golfo, abbiamo devastato il Medio Oriente. Abbiamo fatto guerre causando morti e profughi”.


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Foto © Jamil El Sadi

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