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Oggi ricordiamo non solo quanti anni sono passati dalla morte di Peppino ma anche quanto sia importante che a distanza di tutti questi anni il suo messaggio si senta così forte e condiviso da così tante persone, soprattutto dai ragazzi. Credo che Peppino arrivi esattamente a loro”. Sono le parole che la giovane Luisa Impastato, nipote di Peppino Impastato nonché portavoce di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, ha rilasciato ai nostri microfoni durante il corteo che ieri ha invaso i paesini di Terrasini e Cinisi in occasione del 45° anniversario dell’uccisione mafiosa del giovane attivista. Era il 9 maggio 1978 quando Peppino venne ucciso dalla mafia, ma, nonostante ciò, migliaia di giovani hanno raccolto la sua eredità e ne hanno fatto tesoro e motivo di lotta sociale, come hanno testimoniato le centinaia di scolaresche che hanno aderito alla manifestazione. Partito da Radio Aut, dove Peppino denunciava il boss Gaetano Badalamenti e la malapolitica di Cinisi (“Mafiopoli”), il corteo ha visto la partecipazione di numerose sigle: da Casa Memoria, appunto, al Forum sociale antimafia; dalle associazioni universitarie e studentesche ai sindacati come la CGIL; dai movimenti come Our Voice ai collettivi come Attivamente. Insomma, un intero ramo di sinistra - e non solo - riunito dietro lo storico striscione sorretto dai vecchi compagni di Peppino e dal fratello Giovanni Impastato: “La mafia uccide il silenzio pure”. Oltre alle sigle, numerosissime anche le bandiere che hanno colorato il fiume di persone. Libera, USB, Potere al popolo, No Muos, No Tav, No Ilva, bandiere della Pace, palestinesi, Wiphala e tanto altro. Colori e slogan che rivendicavano l’intersezionalità della lotta antimafia di Peppino, che oggi più che mai significa lotta per i diritti sociali, contro le guerre e la militarizzazione, per la pace, per la giustizia sociale e ambientale, contro le nuove forme di fascismi e razzismi e contro tutte le forme di occupazione e apartheid come quella che da 75 anni schiaccia il popolo palestinese.


corteo impstato pietro call


Tra la gente anche artisti importanti come Roy Paci e Mannarino che hanno poi chiuso la giornata con un concerto assieme ad altri artisti, alcuni dei quali esordienti. “La storia di Peppino oggi è la nostra storia e questo è anche grazie a chi si è impegnato per difendere la sua memoria che dura da 45 anni - ha detto Luisa Impastato dal balcone di Casa Memoria, dove ha sempre vissuto Peppino -. L’antimafia deve tenere conto dell’intersezionalità delle lotte e delle nuove generazioni”. “Abbiamo provato e proveremo a ricordare come accanto all’impegno sociale anche quello culturale sia altrettanto determinante per la costruzione di un pensiero critico e libero. Perché un processo di emancipazione passa sempre anche da una rivoluzione culturale”, ha continuato Luisa prima di passare la parola a suo padre Giovanni che a sua volta ha introdotto Annalisa Savino (Preside del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze), Serena Sorrentino (Segretaria Generale Funzione Pubblica CGIL), Steven Palmieri (Sindaco Alpignano, TO), Umberto Santino (Presidente Centro Impastato e No mafia Memorial), Carlo Bommarito (Presidente Associazione Peppino Impastato), Ottavio Terranova (Presidente A.N.P.I. Sicilia), Adelmo Cervi. I primi commenti a caldo del comitato organizzatore ricordavano come “era da molto che non si vedeva una partecipazione così numerosa al corteo”. Immagini e sensazioni che “fanno ben sperare” perché difronte ad una mafia sempre più imprenditoriale e infiltrata nel tessuto sociale, il pericolo di un’escalation nucleare nel conflitto russo-ucraino e una galoppante crisi ambientale e climatica, serve fare fronte compatti, uniti e coesi come Peppino insegna.

Foto © Pietro Calligaris

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