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L’ex magistrato intervenuto in via D’Amelio: “Dopo 31 anni è difficile arrivare a una verità piena ma non bisogna mollare”

A parole tutti dicono che sono contro la mafia. Del resto non abbiamo mai sentito un politico dire che è a favore della mafia o della corruzione. I fatti di questi primi mesi del governo e della maggioranza di destra centro ci dicono invece che si va proprio a gamba tesa per ostacolare le indagini contro il sistema criminale”. A dirlo in ‘un’intervista rilasciata alle nostre telecamere in occasione del 31° anniversario della strage di via d’Amelio, è Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli ed ex magistrato.
Assistiamo al ridimensionamento delle intercettazioni telefoniche e della normativa sugli appalti, all’abbassamento del controllo della Corte dei Conti, all’eliminazione dell'abuso d'ufficio, all’eliminazione del concorso esterno in associazione mafiosa, alla separazione delle carriere con la finalità di mettere il pm sotto l'esecutivo. E siamo appena ai primi mesi”, ha commentato il segretario di Unione Popolare. “È questo il disegno che voleva del resto Licio Gelli. E quello che Berlusconi ha provato a fare per una vita e un po la vendetta di un pezzo importante della politica nei confronti di quella magistratura che non si siede accanto al potere, ma che pensa ancora di voler esercitare giustamente quel controllo di legalità che è previsto nella Costituzione, soprattutto negli articoli che garantiscono autonomia e indipendenza della magistratura, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”. E sulla verità rispetto alla strage di via d’Amelio, definita da Salvatore Borsellino come “strage di Stato”, de Magistris ha risposto: “A questo punto, dopo 31 anni è difficile. Però non bisogna mollare. Io mi auguro che ci sia ancora un pezzo di magistratura, di apparati dello Stato che ostinatamente vogliano perseguire verità e giustizia. Io che ho avuto modo di lavorare contro il sistema criminale con le modalità della ‘Ndrangheta, che è quella che maggiormente si è mimetizzata all’interno dello Stato sono saltato quando sono arrivato al cuore del sistema criminale. Quindi ormai stiamo, ha detto bene Salvatore, allo Stato mafia, cioè abbiamo un pezzo di sistema criminale che è entrato nel cuore dello Stato e chi all'interno dello Stato si ostina a rappresentare lealmente lo Stato diventa per loro un irregolare che oggi viene neutralizzato non col tritolo ma con la carta bollata e i proiettili istituzionali della legalità falsata. Quindi - ha concluso - io mi auguro soprattutto che riprenda a crescere l'antimafia sociale, che sia vicino alle persone perbene che stanno dentro lo Stato, ma che acquisisca consapevolezza che se non c'è un antidoto popolare, democratico e di ribellione sociale, culturale, la mentalità mafiosa dall'alto non verrà sconfitta”.

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