Tra i commenti anche Maria Falcone, Vittorio Teresi, Giovanni Paparcuri
“La liberazione di Brusca, che per me avrebbe dovuto finire i suoi giorni in cella, è una cosa che umanamente ripugna. Però, quella dello Stato contro la mafia è, o almeno dovrebbe essere, una guerra e in guerra è necessario anche accettare delle cose che ripugnano. Bisogna accettare la legge anche quando è duro farlo, come in questo caso”. Anche Salvatore Borsellino, attivista e fratello di Paolo, il giudice intimo amico di Falcone e ucciso 57 giorni dopo la strage di Capaci, raggiunto dall’AdnKronos ha detto la propria sulla scarcerazione del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, che ha concluso la propria pena e da ieri è tornato in libertà.
Già ieri la sorella del giudice Falcone, Maria, aveva espresso il proprio pensiero senza cedere all'emotività (“Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge. Una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”). Ovviamente è comprensibile la rabbia di tanti familiari vittime di mafia. La storia di Brusca è nota, ma è altrettanto chiaro che la collaborazione con la giustizia rappresenta uno dei fondamenti della normativa antimafia.
Borsellino ha ricordato che “questa legislazione premiale per i collaboratori di giustizia fa parte di un pacchetto voluto da un grande stratega, Giovanni Falcone, per combattere la mafia. Dentro ci sono l’ergastolo ostativo, il 41 bis. Va considerata nella sua interezza ed è indispensabile se si vuole veramente vincere questa guerra contro la criminalità organizzata”. L’alternativa, ha aggiunto, “sarebbe stata vedere tra cinque anni questa persona libera senza neppure aver collaborato con la giustizia e senza aver permesso di assicurare alla giustizia tanti altri criminali come lui”. Anche se, ha immediatamente chiarito, “non credo si sia veramente pentito, come invece ha fatto Gaspare Mutolo, assassino anche lui, che ha ucciso, strangolandole, 50 persone a mani nude, ma che oggi penso sia una persona veramente cambiata. Di Brusca non ho questa impressione. Non ha raccontato neanche tutto quello che sa e che avrebbe potuto dire, sicuramente, però, quello che ha detto è stato tanto”.
Sulla stessa linea di quelle di Maria Falcone e Salvatore Borsellino le parole dell’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, raggiunto sempre dall’AdnKronos.“È comprensibile che possa fare impressione che l’uomo che ha ucciso Giovanni Falcone ed è stato il responsabile della morte orribile del piccolo Giuseppe Di Matteo possa tornare in libertà, ma un conto è la condanna morale, un conto quello che prevede l’ordinamento giuridico. E va accettato”. L’ex autista del giudice Rocco Chinnici, Giovanni Paparcuri - uno dei più stretti collaboratori di Falcone e Borsellino - ribadisce di non aver mai creduto al pentimento di Brusca. “Al di là del coinvolgimento personale nella strage Chinnici, l’avrei fatto marcire in galera per tutta la vita per gli innumerevoli morti che ha sulla coscienza. Ma essendo in uno Stato di diritto - ha riconosciuto - e se la legge prevede che a questi assassini poi divenuti collaboratori spettino dei benefici, da buon soldato, ma a malincuore ne prendo atto e me ne faccio una ragione, anche se è molto dura… durissima”.
Anche Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, ha commentato: “La scarcerazione di Brusca è un premio per aver collaborato con la giustizia. E’ fuori dal carcere per una norma voluta anche da Falcone, Borsellino e Caponnetto, la qual cosa non rende meno sgradevole il fatto. Il vederlo libero ha provocato una rabbia collettiva fra tutti i politici e semplici cittadini. La Fondazione Antonino Caponnetto ritiene che ora tutti quei politici debbano tramutare la loro rabbia in azioni per far si che i mafiosi non escano, dopo 26 anni, per effetto della sentenza della Cedu a cui fa riferimento la Corte Costituzionale che ha dato un anno di tempo al parlamento per modificare la normativa sull’ergastolo ostativo. Si utilizzi tale rabbia per evitare che i mafiosi tornino in libertà”.
Foto © Paolo Bassani
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