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Entrambi parlano di "situazione grave". Ed è allarme sui numeri degli accessi

Il caso degli accessi abusivi alla banca dati delle Segnalazioni di operazioni sospette, che ha portato all'apertura di un'inchiesta a Perugia nei confronti di quattordici persone tra cui spiccano i nomi del finanziere Pasquale Striano e di Antonio Laudati, ex sostituto procuratore dell'antimafia, il quale guidava la struttura che riceveva le cosiddette 'Sos' (segnalazioni operazioni sospette trasmesse da Bankitalia alla Guardia di finanza) è approdato sul banco delle commissioni parlamentari di inchiesta (Antimafia e Copasir) e presto finirà anche al vaglio del Consiglio superiore della magistratura.
Nei giorni scorsi sono stati sentiti sul punto, su loro stessa richiesta, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e quello della Procura Nazionale Antimafia Giovanni Melillo. 
All'epoca dei fatti contestati il procuratore capo della Dna era Federico Cafiero de Raho, oggi deputato del Movimento Cinque Stelle, il quale nei mesi scorsi aveva già negato categoricamente l'esistenza di una centrale di dossieraggio interna alla direzione nazionale antimafia. 
Un termine, dossieraggio, che forse viene utilizzato in maniera impropria dai rappresentanti del Governo anche perché, come evidenziato nei giorni scorsi da Marco Travaglio su La7 ad "Otto e Mezzo", "non c’è stato nulla di tutto questo ed il dossieraggio è quando tieni i segreti da parte per ricattare qualcuno". Cose che non sono avvenute.


Ma cosa è emerso nelle audizioni di Cantone e Melillo?

Il Procuratore capo di Perugia, durante l'audizione ha parlato di "numeri mostruosi" rispetto agli accessi abusivi realizzati da Striano. 
Pur ipotizzando l'esistenza di un sistema con dei mandanti, finora “non sono emersi elementi che facciano pensare a finalità economiche” né a legami con intelligence straniere. “Si è parlato del tema dei mandanti e dei registi esterni - ha detto Cantone - Condivido integralmente le parole del procuratore Antimafia sul fatto che i numeri lascino pensare ci sia altro dietro”, ha affermato.  Certo è che questa delicatissima inchiesta con le nuove norme restrittive sui sequestri dei cellulari in discussione al Senato – avverte il procuratore – sarebbe forse stata compromessa.
“Ovviamente abbiamo fatto tutti gli accertamenti possibili - ha proseguito Cantone davanti alla Commissione parlamentare antimafia - e non ci sono indici che fanno pensare che Striano facesse la bella vita, che vivesse al di sopra delle sue possibilità. Il conto corrente ovviamente è stato vivisezionato, non penso di dire un segreto: se non lo avessimo fatto dovremmo tornare alle elementari. E non solo il suo, ma anche quello dei suoi familiari. Onestamente non abbiamo trovato alcun elemento che ci facesse pensare a finalità economiche”.


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Chiara Colosimo © Imagoeconomica


"Mostruosi numeri"

Come ha spiegato il magistrato perugino il numero degli accessi "è eccessivamente elevato e rende evidente che in quattro anni gli atti consultati sono stati tantissimi. I numeri inquietano perché sono davvero mostruosi". Sulla base di quanto ricostruito dalle indagini, infatti, Cantone rivela che gli accessi abusivi compiuti da Striano sono stati ben più degli ottocento di cui si è parlato finora: “Dal 1° gennaio 2019 al 24 novembre 2022, Striano ha consultato 4.124 Sos all’interno della Banca dati Siva, un numero spropositato. Digitando il nominativo, ha cercato 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche solo per quanto riguarda le Sos”. Inoltre, “ha cercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico (piattaforma che contiene le informazioni tributarie, ndr): ma le ricerche potrebbero essere anche tremila, perché i nomi possono essere digitati più volte. E ha effettuato 1.947 ricerche sulla banca dati Sdi”. Insomma, “siamo ad oltre diecimila accessi e il numero è destinato a crescere in modo significativo”.
Non solo. A quanto pare Striano “ha effettuato un download di 33.528 file dalla banca dati della direzione nazionale Antimafia. Quanti di questi dati possono essere utili per cento ragioni? Ci preoccupiamo della criminalità organizzata, della stampa, ma quante di queste informazioni possono essere utili anche, per esempio, ai servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale? Tra l’altro, tra i dati scaricati ci sono informative banali, ma anche atti coperti dal segreto”.
Rispondendo alle domande dei commissari ha comunque evidenziato che la maggior parte degli atti di cui si è impossessato Striano non erano segreti, “e questo è un dato che ci ha tranquillizzato”. Inoltre, aggiunge, “non abbiamo nessun elemento per valutare una finalità eversiva e non ci risulta che lui abbia avuto rapporti con agenti stranieri”.
L'inchiesta nasce da un esposto del ministro della difesa Guido Crosetto (già sentito due volte, ndr), che aveva presentato un esposto dopo la pubblicazione sul quotidiano Domani delle Sos che riguardavano i suoi compensi dal colosso delle armi Leonardo (ricevuti in qualità di consulente, prima di assumere l’incarico di governo). 
Sul "mercato delle Sos" Cantone lo ha definito come un "verminaio" che "non si è fermato". 
“Abbiamo una prova clamorosa - ha detto il magistrato -  durante la prima fuga di notizie, a un certo punto su un giornale”, cioè la Verità, è uscito un riferimento a una Sos su un imprenditore", Gaetano Mangione, “che avrebbe avuto a che fare con il ministro della Difesa. Ebbene, quella Sos non era stata vista da Striano, ed è stata consultata proprio nei giorni in cui usciva quell’articolo di giornale. Quando c’era la massima attenzione sul tema, c’era qualcuno che continuava a vendere sottobanco le Sos. Su questo sta indagando la procura di Roma”.
All’esordio della sua relazione, Cantone ha spiegato di aver chiesto di essere sentito "per intervenire a tutela di un’istituzione sacra come la Procura nazionale antimafia”, ma anche “di strumenti importanti per la lotta alla mafia e in generale delle infrastrutture informatiche giudiziarie”. E poi ha aggiunto: "La Procura di Perugia non ha parlato con nessuno, quindi non c’è interpretazione autentica. Non spetta a me stabilire cos’è dossieraggio e cos’è informazione. Dico che quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti. Se è dossieraggio o no non spetta a me dirlo, non abbiamo la prova della creazione di un archivio”.


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© Imagoeconomica

L'audizione di Melillo

Per quanto riguarda l'audizione di Melillo, il Procuratore nazionale antimafia ha parlato di una "gravità dei fatti estrema", ma anche di un “gioco di insinuazioni e manovre strumentali“ da parte di politica e media mirate a “incrinare l’immagine del mio ufficio e a delegittimare l’idea stessa di istituzioni neutrali“. 
"Il nostro sistema antiriciclaggio è guardato con rispetto e ammirazione da tutto il mondo, è un esempio” ha detto Melillo rivendicando l'importanza e l'utilità delle Sos, nonché della stessa Procura nazionale antimafia (in questi giorni c'è stato chi ha persino chiesto di eliminarla, ndr). Il Procuratore che ha comunque evidenziato come esse siano "strumenti delicatissimi, contengono dati, notizie, informazioni in grado di profilare chiunque e rivelare la natura delle nostre relazioni. Da questo deriva un corollario banale ma fondamentale: l’uso delle Sos dev’esere circondato dal massimo rigore nelle procedure di accesso e di controllo successivo, e deve avvenire all’esclusivo fine di esercitare le attribuzioni di ogni istituzioni coinvolta”.
Altro aspetto evidenziato è che la banca dati della Dna “non è un mostro onnivoro” com’è stata descritta: vi si trova “solo una piccola parte delle sos generate dal sistema finanziario (banche, professionisti e intermediari, ndr) e trasmesse dall’Uif”, l’Ufficio di informazione finanziaria della Banca d’Italia. 
Di fatti le Sos vengono trasmesse in forma criptata e diventa leggibile "solo quando quella Sos si incrocia con i dati presenti nella nostra banca dati e relativi a procedimenti” di competenza della Dna, mentre “le altre restano illeggibili”.
Melillo ha voluto inoltre ribadire con forza che da quando è alla Dna "ciò che è avvenuto non sarebbe possibile, o se ancora possibile non sfuggirebbe ai controlli". Un'accusa neanche troppo velata alla precedente gestione di Federico Cafiero De Raho, ora senatore del Movimento 5 stelle e in quanto tale presente all’audizione. “Siamo partiti da una condizione disastrosa. L’ufficio Sos era affidato a un solo magistrato”, cioè (negli ultimi anni) il sostituto procuratore Antonio Laudati, ora indagato a Perugia insieme al finanziere Pasquale Striano; ora, invece, “quattro magistrati partecipano attivamente alla gestione del servizio e osservano le regole poste a garanzia della tracciabilità di ogni attività”. Poco dopo aver preso servizio, ricorda Melillo, “decisi di chiedere un’ispezione amministrativa straordinaria al ministero della Giustizia, che ha avuto esiti sconfortanti”, mostrando “preoccupanti vulnerabilità del sistema Ares e della banca dati. Per combattere lo stillicidio della pubblicazione sulla stampa, ho introdotto procedure di verifica dell’esistenza sui nostri sistemi delle Sos che comparivano sui giornali, e quando queste comparivano ne informavo il procuratore di Roma. Ho assunto servizio il 1° giugno del 2022, il 22 giugno ho assunto la diretta responsabilità del servizio risorse tecnologiche, flussi e sicurezza, ritirando le deleghe assegnate al procuratore vicario. Poi ho assunto la diretta responsabilità anche del coordinamento del servizio Sos”.
Secondo Melillo l'azione di Striano non potrebbe essere autonoma: "Le condotte attribuite al sottotenente Striano, per estensione e sistematicità, mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Ne parlo con cognizione di causa anche perché anche io sono stato oggetto di dossieraggio, visto che un fascicolo su di me fu trovato nell’archivio di Pio Pompa negli uffici che furono del Sismi. Ci sono molti elementi che confliggono con l’idea di azioni realizzate da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele”. E infatti, sottolinea Melillo, un “elemento centrale dell’inchiesta” di Perugia, coordinata dal procuratore Raffaele Cantone (che domani sarà audito in Antimafia) “sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano”. Per il capo della Dna, in ogni caso, “esiste un mercato di informazioni riservate": “Si tratta di capire se è regolato da casualità e da un numero infinito di attori non collegati tra loro, frutto magari solo della debolezza dei sistemi digitali che le contengono o se ci sono logiche più sofisticate e ampie”.

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