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"Il problema della cosiddetta 'paura della firma' potrebbe non essere comunque del tutto scongiurato dalla prefigurata abrogazione, non essendo rari i casi in cui l'abuso d'ufficio è contestato al pubblico amministratore in concorso con altri reati, anche più gravi, quali il delitto di falso o di truffa o le contravvenzioni in materia edilizia". È uno dei punti di rilievo del lungo e complesso parere, approvato ieri sera dal plenum del Csm (con 6 astensioni) sul ddl Nordio, nel quale si affrontano le diverse tematiche contenute nella riforma che ha già avuto il via libera dal Senato e che ora è in attesa del vaglio della Camera. "Certo è che l'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio - si legge nel parere - determina la sottrazione alla sanzione penale di una serie di condotte oggi ricadenti nel pur ridotto (rispetto alla formulazione previgente) ambito di applicazione dell'articolo 323 del codice penale. Non è questa la sede per valutare le ricadute che una tale innovativa scelta di politica criminale potrà avere sul livello complessivo di tutela del privato rispetto all'attività dei pubblici poteri", osserva il Consiglio che aggiunge: "appare nondimeno evidente che si tratta di una soluzione che richiederà una valutazione approfondita ed effettiva dei suoi effetti concreti, onde evitare il rischio, evocato da alcuni, che l'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio, determini involontariamente un parziale depotenziamento del microsistema penale dedicato alla lotta contro la corruzione". L'alto tasso di archiviazioni dei procedimenti iscritti per abuso d'ufficio, si sottolinea nella delibera, "si innesta in un contesto generale in cui la percentuale delle archiviazioni dei procedimenti penali si attesta intorno al 62%": il "divario tra iscrizioni e condanne, e prima ancora tra iscrizioni e archiviazioni, rivela la capacità della giurisprudenza di svolgere, sin dalla fase delle indagini preliminari, la necessaria opera di filtro degli abusi penalmente rilevanti". Quindi, uno sguardo al quadro europeo: "Laddove la proposta di direttiva della Commissione europea, attualmente all'esame del Consiglio dell'Unione in prima lettura, dovesse essere approvata nel testo proposto, potrebbe prospettarsi un problema di compatibilità tra la soluzione abrogativa e il diritto eurounitario", ricorda il Csm sempre in relazione all'abrogazione dell'abuso di ufficio. Nel parere vengono analizzati anche altri importanti punti del ddl Nordio: quanto al divieto di pubblicazione delle intercettazioni, "le modifiche introdotte - si legge nel documento presentato dalla Sesta Commissione e approvato in plenum - lungi dall'esaurire la loro portata in ambito processuale, si pongono al crocevia tra rilevantissimi e altrettanto delicati interessi potenzialmente confliggenti, da quello concernente il diritto all'informazione, ad informare e ad essere informati, a quello relativo alla tutela della riservatezza e della reputazione di tutti i soggetti variamente coinvolti in un procedimento penale. Tali questioni - afferma il Csm - esulano dal perimetro delle valutazioni consiliari e rientrano nell'ambito della discrezionalità legislativa, spettando all'evidenza al Parlamento individuare il punto di equilibrio tra le esigenze sinteticamente richiamate, in un bilanciamento non sindacabile da parte del Consiglio". Altro tema rilevante, quello dell'interrogatorio preventivo e del gip collegiale: "La disciplina prevista lascia irrisolte numerose e delicate questioni, con l'elevato rischio che le problematicità applicative da essa poste incidano sul celere e ordinato svolgimento delle funzioni giurisdizionali", scrive il Csm. Il parere verrà ora trasmesso al ministro della Giustizia.

Foto © Imagoeconomica

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