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L'incarico è stato conferito all'unanimità

Maurizio de Lucia ha preso il posto di Francesco Lo Voi come nuovo procuratore capo di Palermo. Lo ha stabilito il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura con una decisione presa all'unanimità.
In magistratura dal 1990, aveva iniziato la sua carriera come pm a Palermo, per poi passare, dal giugno 2009, alla Direzione nazionale antimafia. Dal 2017, quindi, ha ricoperto il ruolo di capo dei pm di Messina. “Ha maturato una non comune esperienza nel settore dei reati di criminalità organizzata, raggiungendo risultati eccellenti", si legge nella delibera approvata oggi dal plenum, in cui si sottolinea che "ha affrontato tutti i profili dell'associazione mafiosa 'Cosa Nostra' e del crimine organizzato in genere". Il nuovo procuratore di Palermo ha condotto anche l’inchiesta che aveva portato alla scoperta di talpe istituzionali in Procura, uomini dello Stato che passavano informazioni a imprenditori vicini alla mafia, favorendo la latitanza di boss come Bernardo Provenzano: quell’indagine aveva portato alla condanna per favoreggiamento di Salvatore Cuffaro, all’epoca governatore della Sicilia. Passato alla procura nazionale antimafia nel 2009, otto anni dopo è stato nominato a capo della procura di Messina: da lì i blitz contro le cosche dei Nebrodi, la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e la scoperta del cosiddetto Sistema Siracusa. Prima del voto il consigliere Michele Ciambellini ha concluso la sua relazione dicendosi certo che quella di de Lucia sarà una “direzione sicura in cui tutti potranno avere fiducia”.
La procura di Palermo, tuttavia, soffre di mancanza di organico e i magistrati che aspirano a quell’ufficio sono sempre meno. Durante la seduta plenaria il consigliere togato Nino Di Matteo ha sottolineato la "crisi di vocazione" dei magistrati di voler entrare a far parte della procura palermitana. Occorre capire "se possa essere il frutto di una ritenuta normalizzazione dell'attività di quell'ufficio o il frutto di una marginalizzazione generale della importanza e centralità della lotta alla mafia", ha detto il magistrato.
Di Matteo ha poi fatto degli apprezzamenti sull'operato del collega, specificando che "non sempre abbiamo condiviso le scelte processuali o investigative e talvolta anche l'approccio ad alcune questioni di sistema", tuttavia "nessuno può mettere in dubbio, ed io sono direttamente testimone e lo voglio affermare in questa sede, la forza della sua trentennale esperienza. La solidissima preparazione e l'assoluta dedizione al lavoro".


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Plenum del Csm © Imagoeconomica


Lo stesso Maurizio de Lucia ha fatto sapere di essere "grato al Consiglio Superiore della Magistratura per una nomina decisa all'unanimità, dunque con la piena condivisione da parte di tutte le sue componenti. Conosco bene Palermo e sono consapevole delle gravi problematiche che mi attendono, proprio per questo spero in tempi brevissimi di poter incontrare i miei nuovi colleghi per iniziare a discutere dei tanti temi che dovremo affrontare, primo tra tutti naturalmente il contrasto a Cosa nostra, in tutte le sue varie forme". "In questo momento - ha detto - il pensiero non può che andare ai tanti,
troppi, magistrati palermitani, poliziotti e carabinieri che sono caduti per mano mafiosa, la cui memoria cercheremo di onorare con il nostro lavoro in ogni momento".

Ricordando il magistrato Rosario Livatino
"Oggi più che mai, in un momento nel quale la lotta ai sistemi mafiosi è scomparsa dall'agenda di gruppi e partiti politici, in un momento nel quale la magistratura con incertezza e difficoltà affronta il tentativo di recuperare il senso etico del proprio ruolo, è a queste figure e a questi esempi che tutti dobbiamo guardare per trovare ispirazione nella nostra azione quotidiana al servizio del popolo italiano". Così ha detto il consigliere togato Nino Di Matteo durante il plenum di oggi ricordando il magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla 'Stidda' il 21 settembre 1990.
A ricordare il giudice è stato anche il vice - presidente del Csm David Ermini: "Livatino, alla cui cerimonia di beatificazione ho avuto l'onore di partecipare, resta il modello virtuoso a cui ciascun magistrato dovrebbe ispirarsi per guadagnarsi la fiducia dei cittadini, fonte primaria ed esclusiva della legittimità del suo agire". "Fu tra i primi - ha detto - a mettere in pratica le misure di sequestro consentite dalla legge Rognoni-La Torre, perché fu tra i primi a capire che le mafie più del carcere temono l'aggressione alle loro ricchezze".

Foto di copertina © Deb Photo

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