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Il gip: Russo sponda affaristica dei faccendieri massoni

"Girolamo Russo, da tempo semplice iscritto di Fratelli d'Italia senza più alcun ruolo nelle istituzioni, è stato immediatamente sospeso dal partito. Avrà l'occasione di difendersi nelle aule di giustizia, ma le accuse lo rendono incompatibile con noi”. Lo ha scritto poche ore fa in una nota il presidente cittadino di Fratelli d'Italia a Palermo, Antonio Rini.

Eletto per quattro volte al consiglio comunale di Palermo, e prima ancora consigliere di circoscrizione e di quartiere, ha cambiato più volte partito passando da Alleanza nazionale, poi Azzurri per la Libertà, Mpa fino ad approdare in Fratelli d'Italia nel 2017. Mimmo Russo, l'ex consigliere comunale di FdI, è stato arrestato stamane per concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, nell'ambito dell'operazione dei carabinieri che ha portato alla luce un comitato di interessi nel capoluogo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi, per la realizzazione di centri commerciali e il controllo di attività come - secondo l'accusa - l'ippodromo, stipulando secondo il gip patti elettorali con i boss, per ottenere voti in cambio di posti di lavoro. Russo è un politico di lungo corso. Tra le altre cose, è molto conosciuto in città anche per il suo slogan: “È rabbia, è amore, è Palermo”.

Secondo l’accusa, il comitato d'affari che avrebbe fatto riferimento a Russo sarebbe composto da politica, mafia e massoneria. Russo sarebbe stato il referente politico di Gregorio Marchese (posto agli arresti domiciliari), l'esponente della famiglia mafiosa di corso dei Mille che avrebbe fatto da tramite con gli Andò (Salvatore, Achille e Giuseppe), imprenditori che avevano realizzato il centro commerciale Forum (a Brancaccio), avevano interessi nell'ippodromo di Palermo e intendevano realizzare un altro centro commerciale a Roccella. "Le entrature della famiglia Andò - sostiene il gip - derivano verosimilmente anche dal fatto che Achille Andò (agli arresti domiciliari, ndr) è iscritto alla loggia massonica Grande Oriente d'Italia. Egli manteneva rapporti con esponenti di rilievo della loggia, a livello sia locale che nazionale”.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri nello svolgere il loro ruolo di "faccendieri", gli Andò scelgono Russo come referente politico, ritenendolo l'unico in grado di sbloccare l'iter amministrativo della variante di piano urbanistico, anche perché in quel momento era il presidente della Commissione Urbanistica del Consiglio comunale. "In questa vicenda, gli Andò - si legge ancora - si interfacciano anche con Marchese, che si dà da fare in nome e per conto di Russo e che anzi fa della apertura del centro commerciale una occasione per promuovere la sua campagna elettorale, promettendo posti di lavoro prima ancora che il centro sorga".

Tempestivo l’intervento dei componenti 5Stelle della commissione Antimafia. L’inchiesta di Palermo “ha scoperchiato un possibile comitato d'affari formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi - si legge in una nota firmata da Stefania Ascari, Federico Cafiero de Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa, Luigi Nave e Roberto Scarpinato -. Un esponente politico di lungo corso, Mimmo Russo, secondo le accuse era costantemente a disposizione di Cosa nostra, avrebbe per molti anni promesso e garantito denaro e posti di lavoro in cambio dei voti delle cosche palermitane nonché messo a disposizione un Caf per mandare all'affidamento in prova ai servizi sociali diversi condannati per mafia in modo da farli uscire dal carcere".

Quanti Mimmo Russo ci sono in giro?”, si sono chiesti il segretario generale della Cgil Palermo, Mario Ridulfo, e il responsabile dipartimento Legalità Cgil Palermo, Rosario Rappa, a proposito dell'arresto dell'ex consigliere comunale. E ancora: “Quanti sul malaffare costruiscono le loro fortune politiche? Dai Consigli comunali, all'Ars, al Parlamento nazionale ed europeo, la politica siciliana, e certo sindacato autonomo, dovrebbero guardarsi dentro. Un modello di scambio e di rapporto consolidato e malato, l'intreccio tra mafia e politica, che constatiamo anche nel proliferare in città di finti Caf e Patronati, sorti in ogni angolo di quartiere, per recuperare voti e consensi attraverso il bisogno delle persone. Purtroppo, una pratica molto diffusa che coinvolge politici di schieramenti diversi, che usano impropriamente il sistema Caf per lucrare sul bisogno e guadagnare voti".

La vicenda “è la conferma di quello che dicevamo durante la manifestazione del 23 maggio scorso - hanno aggiunto Ridulfo e Rappa -: a Palermo e in Sicilia i voti sono ‘piccioli’, che tradotto vuol dire soldi. Siamo naturalmente in attesa che le indagini facciano il loro corso. Ma la spregiudicatezza con la quale sarebbero stati gestiti i pacchetti di voti, attraverso la dinamica del voto di scambio clientelare, da parte di Russo, noto esponente dell'estrema destra palermitana, dà anche la conferma dei legami e degli interessi tra mafia, neofascismo e massoneria”.

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