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Vittorio Occorsio indagava su Ordine Nuovo e i suoi collegamenti con la massoneria deviata, la criminalità organizzata e la politica

10 luglio del 1976, Roma. Il magistrato Vittorio Occorsio esce di casa per raggiungere il palazzo di Giustizia. Sale in macchina. E poi il fuoco del terrorista Pierluigi Concutelli mette fine alla sua vita.
Così, in un caldo sabato di luglio, un leale servitore delle istituzioni veniva ucciso.
Occorsio, divenuto Sostituto procuratore a Roma, indagò su stragi, piani occulti e organizzazioni criminali che hanno segnato la storia del nostro Paese: dal Piano Solo alla Strage di Piazza Fontana, dai sequestri della Banda dei Marsigliesi al gruppo neofascista Ordine Nuovo.
Così facendo, si inimicò gruppi di orientamenti politici diversissimi, dagli anarchici ai neofascisti, ma anche colleghi, politici e sacche di potere occulte.
Dopo aver indagato sulla Strage di Piazza Fontana, dove, nonostante il depistaggio, riuscì a intuire la partecipazione di ambienti di estrema destra, mise nel mirino proprio Ordine Nuovo.
Mandò a processo l’organizzazione, chiedendone lo scioglimento per l’applicazione della Legge Scelba ed emettendo mandato di cattura nei confronti di quaranta ordinovisti. Da qui le minacce dei fascisti diventarono più pressanti: i muri adiacenti al palazzo di giustizia vennero riempiti di scritte intimidatorie. Ma questo non fermò il giudice che andò avanti con determinazione, ottenendo, formalmente, lo scioglimento del gruppo neofascista.
Tuttavia questo non mise fine alla vita della destra eversiva in Italia, anzi sarà proprio Occorsio a pagare a caro prezzo il suo coraggio e le sue intuizioni. In particolare, aveva riscontrato delle connessioni sconvolgenti fra gruppi neofascisti, massoneria deviata, passando addirittura per Licio Gelli, criminalità organizzata e politica. Era pronto ad istruire un nuovo processo contro più di cento membri di Ordine Nuovo, dopo aver riscontrato che questa non si fosse sciolta come sentenziato, ma questa volta coinvolgendo anche i collegamenti alti che l’organizzazione aveva col potere.
Nell’ultimo mese, però, nonostante in città ci fossero ancora delle scritte contro di lui e nonostante circolassero voci di un possibile attentato, gli venne revocata la scorta.
Stava andando a lavoro per l’ultimo giorno prima delle ferie, quando venne raggiunto, in Via Mogadiscio, da Gianfranco Ferro e Pierluigi Concutelli. Quest’ultimo sparò più di trenta colpi, non lasciando scampo al magistrato. L’attentato venne rivendicato dai terroristi di Ordine Nuovo, che lasciarono sul luogo dei volantini con su scritto, sotto l’intestazione “Movimento Politico Ordine Nuovo”, “La giustizia borghese si ferma all’ergastolo, la giustizia rivoluzionaria va oltre”.
Per l’omicidio, Ferro e Concutelli verranno condannati rispettivamente a ventiquattro anni e all’ergastolo. Mentre i mandanti non sono mai stati trovati.

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