Le ombre complici della nostra Repubblica che non vogliono essere illuminate
Trecento “camerati” in fila, di prima mattina, per l'ultimo saluto a Pierluigi Concutelli, il terrorista nero, capo di Ordine Nuovo e killer del giudice Vittorio Occorsio, morto pochi giorni fa a 78 anni senza pentirsi mai dei tre omicidi commessi in vita (in carcere, tra l''81 e l'82 uccide i neofascisti Ermanno Buzzi e Carmine Palladino). E' questa l'immagine all'uscita dalla chiesa di San Ponziano a Talenti, quartiere a nord del centro storico di Roma al termine del funerale che si è tenuto in forma strettamente riservata e in un quartiere blindato. Non vi sarebbero stati saluti romani, mentre in alcune vie limitrofe erano appesi manifesti: “A te che non hai mai tradito, a te che non hai mai rinnegato. Onore Comandante”, “Ciao Comandante” e “Onore Comandante”. Secondo fonti giornalistiche tra i presenti vi sarebbero stati anche alcuni tra gli storici capi dell’estrema destra romana tra cui Roberto Fiore, leader di Forza Nuova che è tutt'oggi a processo per l'assalto alla sede nazionale della Cgil di due anni fa.
Di quale onore si vuol parlare per Concutelli?
Un curriculum vitae, il suo, fatto di militanza. Da giovane, a Palermo, divenne responsabile politico del Fuan (organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano). Poi la “carriera” trascorsa come militante del Fronte nazionale di Junio Valerio Borghese (quello del tentato golpe del 1970) e di Ordine nuovo (il gruppo fondato da Pino Rauti), di cui divenne il capo militare.
E' proprio in Ordine nuovo che divenne “Il Comandante”. Divenne anche massone, iscritto alla loggia Camea. Nel corso della sua esperienza politica Concutelli entrerà in contatto anche con ambienti criminali sia con Cosa nostra (sin dai primi anni Settanta era in contatto con il clan dei Madonia) che con la 'Ndrangheta. Proprio con l'organizzazione criminale calabrese si era adoperato nei sequestri di persona.
Nel 1976, poi, l'omicidio del giudice Vittorio Occorsio, l’unico magistrato che al tempo indagava sui gruppi fascisti. Arrestato nel 1977, si dichiarò “soldato politico”.
Coperture, per poter compiere crimini efferati.
Non può esserci onore per Concutelli che in carcere, insieme a Mario Tuti, nel 1981 strangolò con i lacci delle scarpe Ermanno Buzzi, il neofascista condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Brescia. Un anno dopo uccise, nel carcere di Novara, Carmine Palladino, il luogotenente di Stefano Delle Chiaie, arrestato per la strage alla stazione di Bologna.
Nessun onore per questo falso fascista, utilizzato come killer di alcuni apparati potenti dello Stato italiano per alimentare la strategia della tensione...
Perché falso terrorista fascista? Perché prima è stato usato per eliminare un giudice scomodo che indagava già su P2 e servizi deviati, che erano ai vertici del Potere; poi ha ricevuto “mandato” dagli stessi servizi per eliminare due potenziali collaboratori di giustizia, Buzzi e Palladino, che avrebbero potuto svelare le verità dietro Piazza della Loggia e la strage del 2 agosto 1980, scoperchiando il “vaso di Pandora” sullo stretto rapporto tra servizi segreti ed eversione nera in quegli anni.
Perché è impensabile, fare ciò che ha fatto, senza complicità istituzionali di alto livello all'interno della Direzione carceraria e al ministero di Grazia e Giustizia. Chi ha portato Buzzi e Palladino in quelle stesse celle? Chi non li ha tutelati? Chi ha dato l'ordine all'ex leader di Ordine nuovo di agire? Elementi su cui si dovrebbe indagare a fondo per ricostruire la storia del nostro Paese.
Malgrado le condanne a tre ergastoli, nel 2002 ha ottenuto la semilibertà e nel 2009 è persino uscito dal carcere, prima agli arresti domiciliari, poi con pena sospesa per motivi di salute.
Ed è diventato uno di quei “miti” che oggi i leader del nostro governo conservano, per dirla come Barbacetto, nell'album di famiglia.
Viviamo tempi cupi e oscuri.
Come seconda carica dello Stato vi è un soggetto che di azioni di forza e scontri di piazza se ne intende come il picchiatore fascista Ignazio La Russa. Da tempo è in corso lo sdoganamento di partiti di estrema destra. Annualmente cortei dei nostalgici fascisti a Predappio, dove si sfila tra croci celtiche e saluti romani. E ciò che è grave è che la rimozione storica dei fatti viene anche dagli scranni del Parlamento italiano dove, come ha ricordato il senatore Roberto Scarpinato nell'aprile 2022 Federico Mollicone, di Fratelli d'Italia, ha celebrato in Senato la memoria di Gianadelio Maletti (capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ’70, condannato con sentenza definitiva per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969”), definendolo un “uomo dello Stato”.
Ecco il punto. E in tutto questo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, cosa vuole fare?
Lei, che è così affezionata alla “Fiamma tricolore” e che ad oggi non prende alcuna distanza dai fatti menzionati, con il suo governo vuole davvero far luce su fatti e misfatti di stragi e terrorismo (nero o rosso che sia) che hanno insanguinato il nostro Paese, o vuole continuare a mantenere gli scheletri ben nascosti dentro l'armadio?
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