Un anno e mezzo di reclusione per ogni imputato. E' questa la richiesta di condanna avanzata dal pm di Roma Alberto Galanti nel processo che vede imputati il boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e gli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D'Aniello. Tutti sono accusati del reato di minacce aggravate dal metodo mafioso ai danni dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione, da anni costretti a vivere sotto scorta.
L'accusa contestata agli imputati fa riferimento, in particolare, al proclama letto all'udienza del 13 marzo 2008 del processo d'appello 'Spartacus' da Santonastaso che, nella veste di difensore di Bidognetti, chiedeva il trasferimento del dibattimento ad altra sede giudiziaria per legittimo sospetto, mettendo in dubbio la serietà dell'indagine, il lavoro dei magistrati della procura di Napoli e il ruolo svolto dalla stampa, rappresentata da Saviano e Capacchione.
"La giornalista è stata una spina nel fianco dei clan dei Casalesi, mentre Saviano, con il suo libro 'Gomorra', ha acceso i fari sulla provincia di Caserta: questo per una consorteria mafiosa - ha detto nella sua requisitoria il pm Galanti - è un colpo al cuore. Entrambi erano da considerare nemici giurati del clan dei Casalesi".
Il processo, aggiornato al primo aprile prossimo per le conclusioni delle difese, si sta celebrando a Roma perché in quel proclama erano stati citati anche magistrati campani: da qui la competenza territoriale della capitale.
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