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caponnetto falcone borsellinodi Saverio Lodato
Quanti ricordano ancora il suo viso fragile, lo sguardo affranto, quegli occhiali appannati, e quella frase struggente “è finito tutto”, mentre era caldo il cadavere di Paolo Borsellino dilaniato dal tritolo e i palazzi sventrati dall’esplosione ancora fumavano, e, appena qualche giorno dopo, quelle due dita della mano destra a significare vittoria, e quasi a voler rimediare a quel primo irrefrenabile, ma umanissimo, moto di sconforto? Quella frase e quelle due dita a V chiusero entro parentesi una delle vicende più traumatiche dell’intera storia repubblicana: la storia di una Palermo troppo a lungo insanguinata.
Chi è stato Antonino Caponnetto? Chi si ricorda di lui? Cosa ha rappresentato Antonino Caponnetto nell’eterna lotta, altalenante, fatta di accelerazioni e brusche frenate, fughe in avanti e ripensamenti calcolati, se non addirittura compromissioni e commistioni inconfessabili, fra lo Stato e i poteri criminali, in una parola: fra lo Stato e le mafie?
Coi tempi che corrono non è facile rispondere, anche se per chi visse sino in fondo quella stagione - la stagione del “pool antimafia” di Palermo, della quale Caponnetto fu figura carismatica e insostituibile - rispondere sarebbe facilissimo. Basterebbe dire che fu il regista di attori che si chiamarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e non soltanto loro. E potrebbe bastare.
Ma è trascorso un quarto di secolo da allora. Questo è il problema. E questo è infatti paese dalla memoria labile. E questo è il paese che divora i suoi figli migliori, li seppellisce in fretta, li beatifica spesso, li santifica a volte, applaude a scena aperta nel giorno dei funerali, ma appena quei figli migliori li ha seppelliti, meglio se con gran contorno di retorica e polemiche, se ne dimentica per sempre, irrimediabilmente. Anche a causa di questa terribile regola del costume italico, sembrava che di Antonino Caponnetto non se ne dovesse parlar più. D’altra parte si sa: di smemorati e immemori, in Italia, ne trovi a legioni.
Inutile allora farsi illusioni. I giovani oggi non conoscono il suo nome. E nessuno si cura di porre rimedio a questa incolpevole ignoranza... (continua)

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In foto: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto

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