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L’Italia perde una posizione. "Carenze su lobby e conflitto d’interessi"

L'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) elaborato da Transparency International per l'anno 2023 dimostra che in Europa gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi della regione.
Nel 2023 la Commissione europea aveva proposto misure per rafforzare gli strumenti a disposizione degli Stati membri dell'UE per combattere la corruzione. Tra queste, una Direttiva Anticorruzione volta ad armonizzare le norme giuridiche di tutti gli Stati membri contro i reati di corruzione, irrobustire le sanzioni penali ed ampliare le misure a disposizione delle forze dell'ordine per tali illeciti.
Tuttavia, dall'edizione 2023 del CPI emerge che dal 2012 su 31 Paesi valutati solo 6, tra cui l'Italia, hanno migliorato il loro punteggio, mentre 8 hanno registrato una diminuzione.
"In un tempo in cui le guerre e gli altri conflitti internazionali si incancreniscono, pregiudicando i commerci e le normali migrazioni, qualcuno potrebbe pensare che, allora, la Corruzione sia tollerabile e che i controlli possano attenuarsi, ma sbaglia la Corruzione nuoce all'economia e mortifica l'integrità delle persone, in ogni epoca e in ogni contesto. Occorre che la politica e i governi mantengano in cima alla loro agenda i temi della trasparenza e della lotta alla Corruzione" ha dichiarato Michele Calleri, Presidente di Transparency International Italia.
Guardando i dati si evince che "con un punteggio medio di 65 su 100, l'Europa occidentale e l'Unione Europea rimane la regione con il punteggio più alto nell'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) ma l'efficacia delle misure anticorruzione continua a essere compromessa dall'indebolimento dei sistemi di controlli e contrappesi sui vari poteri".
L'Indice, elaborato annualmente da Transparency International, classifica i Paesi in base al livello di Corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l'impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad un pubblico di esperti. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di Corruzione percepita) a 100 (basso livello di Corruzione percepita).
Vent’anni dopo l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, osserva Transparency, il progresso rimane limitato: il Cpi 2023 rivela che in più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell’affrontare la corruzione del settore pubblico. Oltre i due terzi dei Paesi ottengono un punteggio inferiore a 50 su 100: più dell’80% della popolazione mondiale vive in Paesi con un Cpi al di sotto della media globale di 43.
Al vertice della classifica vi è la Danimarca con 90 punti dei Paesi con il più basso livello di percezione della Corruzione.
Seguono la Finlandia con 87 punti, la Nuova Zelanda con 85, la Norvegia con 84 punti, Singapore (83 punti) 82 Svezia e Svizzera entrambi a 82 punti. In coda alla classifica troviamo la Somalia con 11 punti, il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan con 13 punti, e lo Yemen con 16 punti. Se l'Europa occidentale mantiene il punteggio più alto (65), l'Africa sub-sahariana (33 punti) e l'Europa dell'Est e l'Asia centrale (35 punti) sono le aree mondiali con il punteggio più basso. La media globale rimane invariata per il dodicesimo anno consecutivo: nell'ultimo decennio, 28 Paesi hanno compiuto progressi significativi, mentre 35 hanno subito un peggioramento.


Ingrandimento sull'Italia

Proprio in virtù dei progressi degli altri Stati l'Italia, pur totalizzando 56 punti, perde un posto nella classifica generale, pur rimanendo al 17° posto in Europa. Allargando l'orizzonte al Mondo, infatti, il Belpaese ottiene il 42esimo posto su 180 Paesi (uno in meno rispetto lo scorso anno).
Secondo l'attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla lotta alla Corruzione non ci sono problemi, anzi, sono del tutto inesistenti in quanto non riconosce i criteri con cui vengono stilate le classifiche.
In realtà, però, Transparency International spiega i motivi per cui all'orizzonte non si vedrebbero particolari miglioramenti.
"In Italia, ad oggi, rimangono aperte alcune questioni che continuano ad incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della Corruzione nel settore pubblico - si legge nella nota di Transparency International Italia - dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying ed alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi per arginare il fenomeno dell'antiriciclaggio".
Nonostante questo, nell’opinione dei vertici di Transparency in Italia andrebbe comunque registrato un aspetto positivo: "Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel CPI 2023 conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici”. 

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