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La società civile sfila in corteo per denunciare la cobelligeranza internazionale della Leonardo

Noi giovani vogliamo ribadire la nostra contrapposizione alla guerra e la necessità di farlo partendo dai luoghi della formazione. I primi in cui gli ideali guerrafondai e violenti prendono piede diventando i nostri canali di formazione”. È la rivendicazione di una giovane ragazza che ieri ha preso parte al corteo “Fermare la guerra”, promosso dal Movimento “No Muos”, che ha attraversato il quartiere Brancaccio di Palermo in cui si trovano gli uffici della Leonardo: gruppo industriale italiano di punta che fornisce supporto logistico e tecnico nei più importanti scenari di guerra del mondo. “Dobbiamo contrastare questo sistema basato sullo sfruttamento dei territori, sul domino e la prevaricazione. In quanto giovani abbiamo il dovere di essere un ostacolo all’imposizione che viene fatta a noi e alla nostra terra. In Sicilia si trovano ben 28 basi militari - ha aggiunto la manifestante -. Abbiamo letto in questi giorni che il supporto militare a Israele è partito dalla base militare di Sigonella, che dista solo qualche chilometro dalle nostre case e strade che attraversiamo quotidianamente. La militarizzazione non si limita solo alla guerra esplicita, ma anche a quella implicita come il PCTO svolto nelle basi militari e nella presenza sempre più costante delle forze militari in ogni luogo di formazione e comunitario”. Da studentessa, il suo focus non poteva che incentrarsi sul “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”, che un tempo si chiamava “Alternanza Scuola-Lavoro”. Sulla carta si tratta di un sistema “che intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro, alternando le ore di studio a ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per garantire loro esperienza ‘sul campo’ e superare il gap ‘formativo’ tra mondo accademico e mondo del lavoro in termini di competenze e preparazione”, si legge nei documenti ministeriali e nel Protocollo d’intesa.
Un sistema di vero e proprio sfruttamento che obbliga ogni studente dei licei, istituti tecnici e professionali a lavorare tra 90-210 ore complessive (in base al tipo di percorso indirizzo scolastico) senza ricevere alcuna remunerazione né prestare servizio in condizioni igienico-sanitaria adeguate e senza una dovuta messa in sicurezza dei giovani. Numerosi, infatti, sono gli studenti morti a causa di incidenti durante il PCTO. “Come giovani diciamo no ad una scuola che produce morte. Che il PCTO fosse sfruttamento era già chiaro nella sua logica. E che producesse morti lo abbiamo visto con i nostri occhi. E oggi con la recentissima istituzione del fondo per l’indennizzo per infortunio mortale. Ci mandano a lavorare e ci pagano pure il funerale. Non siamo stupiti di un patto formativo che ci rende studenti di una scuola caserma, che educa ai valori militari, che normalizza alla guerra imperialista e alla militarizzazione sempre più dilagante nei nostri territori”, ha detto un’altra giovane.
Rivendicazioni legittime e importanti, fatte anche davanti agli uffici della sede palermitana della Leonardo. Un colosso, un leader dell’industria elettronica a fini bellici, a partecipazione statale, compartecipe in affari multimilionari nella costruzione di armamenti sempre più elaborati per diffondere morte e distruzione in un clima di crescente retorica patriottica e nazionalista. Nonché una delle aziende che più spinge i governi di turno affinché il PCTO sia sempre più esteso anche all’interno del mondo militare e strategico del Paese.
A tutto questo un’ampio ventaglio della società civile di Palermo ha voluto dire “No”. Centinaia i manifestanti scesi in strada con bandiere, striscioni, cartelloni e cori contro la guerra e la militarizzazione dei territori.
Ecco, dunque, che il movimento “No Muos” accogliendo la proposta di costruire una mobilitazione contro la guerra ha permesso ancora una volta di accendere i riflettori sui conflitti in corso - ad esempio quelli russo-ucraino e israelo-palestinese - e su come questi condizionino in modo diretto la società del nostro Paese: dalle scuole, all’università, ai luoghi di lavoro; dalle campagne alle città. Oggi, il governo Meloni e la stragrande maggioranza delle forze parlamentari (compresa gran parte dell’opposizione) “danno il pieno e totale sostegno acritico alla linea atlantista - si legge nel comunicato -, facendo unico blocco nel favorire le politiche militariste e in sostegno della borghesia capitalista che lucra sulla guerra, usandola in modo criminale per uscire dall’attuale crisi sistemica facendone pagare i costi e le conseguenze alla popolazione”. E ora di dire basta alla guerra.

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