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Il fratello di Emanuela, scomparsa in Vaticano nel 1983, intervistato da Radio Cusano Campus: “Lo Stato indaghi su due persone vicine al Papa

"Mi hanno assicurato che entro questa settimana ci sarà la conferenza dei capigruppo che farà richiesta di calendarizzazione. Tutti i capigruppo politici con cui ho parlato me lo hanno garantito; quindi mi auguro che a breve il presidente del Senato La Russa fissi il voto in aula". A dirlo è Pietro Orlandi, intervistato nel 'La Storia Oscura' di Radio Cusano Campus. Il fratello di Emanuela Orlandi, la ragazza cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, rispondendo a Fabio Camillacci e Tiziana Ciavardini, ha spiegato che il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, gli telefonò dicendosi contento del risultato raggiunto e garantendo che l'iter al Senato sarebbe stato velocissimo. "E invece non è stato così", ha sottolineato Pietro. Perché ormai sono trascorsi quasi 7 mesi dal voto unanime di Montecitorio per l'istituzione della Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta formata da 20 deputati e 20 senatori. Al Senato, invece, l'iter non è ancora partito. "Voglio lanciare un appello a tutti quei senatori che mi hanno promesso di far partire presto la Commissione, al Presidente La Russa, che quando l'ho incontrato si è detto molto favorevole alla nascita della Commissione stessa e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che mi disse 'io ho la delega ai servizi segreti e questa Commissione è molto importante'". Poi ha sottolineato: "Evidentemente il Vaticano non la vuole e sta facendo di tutto per bloccarla perché è poco controllabile essendo formata da 40 persone e le audizioni potrebbero anche essere pubbliche; per la Santa Sede dunque c'è il rischio che possa uscire di tutto. Non a caso il Vaticano ha ritirato fuori la vecchia storia di mio zio, per screditarmi, per insinuare dubbi e dirottare l'attenzione su altro. D'altronde, il Vaticano tramite lo stesso Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, ha detto chiaramente che non vuole l'istituzione della Commissione parlamentare". Quindi Pietro ha detto: "E invece questa Commissione è la mia unica speranza proprio alla luce del comportamento del Vaticano che dice di indagare sul rapimento di mia sorella ma fa nulla visto che dopo il colloquio di 8 ore che ho avuto nell'aprile scorso, non sono stato più contattato; eppure feci i nomi di 28 persone e portai le chat di whatsapp di telefoni riservati della Santa Sede di 2 persone vicine a Papa Francesco. Lo stesso memoriale lo abbiamo consegnato alla Procura di Roma". Pietro ha reso omaggio agli inquirenti di Roma. "Devo dire che, al contrario, i magistrati dello Stato italiano stanno lavorando. Perché dopo aver fatto una nuova richiesta di accesso agli archivi della Procura di Roma, dove tempo fa vidi che esisteva una stanza piena di faldoni relativi alla scomparsa di mia sorella e di Mirella Gregori, l'altra settimana ci sono tornato e quella stanza è completamente vuota: mi hanno detto che tutta la documentazione è al vaglio dei magistrati". Poi Pietro ha spiegato: "Nel frattempo, continuo a ricevere tante segnalazioni e molte riguardano la questione del convitto di frati a Londra dove sarebbe stata portata Emanuela dopo il rapimento. Credo che si dovrebbe seguire seriamente quella pista. Ma c'è qualcosa che ancora oggi pesa troppo sull'immagine della Chiesa e non solo. Non è un caso che un mese dopo la scomparsa di mia sorella ci fu un invito congiunto di Palazzo Chigi e Vaticano a non aprire una falla che difficilmente si potrà chiudere".

Foto © Imagoeconomica

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