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Sulla vicenda è intervenuta anche l’avvocata Sgrò: “Il sequestro di Emanuela ha accompagnato 40 anni di storia d'Italia”

"Credo di essere l’unico ad aver seguito la storia di Emanuela Orlandi dall’inizio, nei primi giorni della sparizione, e credo di avere anche una buona esperienza da cronista per aver seguito molte Commissioni parlamentari d’inchiesta". Con queste parole, il giornalista Andrea Purgatori è intervenuto durante l’audizione in Senato che il 6 giugno ha discusso della Commissione parlamentare d’inchiesta da istituire sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Ricordando i passi avanti che sono stati fatti sul caso Ustica oppure sul caso di Aldo Moro, Purgatori ha evidenziato l’importanza che riveste una Commissione parlamentare d’inchiesta quando occorre ricostruire efficacemente gli scenari di un caso intricato e ancora irrisolto, anche se “nessuno ha mai trovato la soluzione di un mistero italiano”. Parlando del ruolo dei servizi segreti, il presentatore di La7 ha spiegato la strategia del silenzio che da molti anni accompagna il caso Orlandi-Gregori: “Nella mia esperienza sul caso Orlandi ho capito che c’erano cose di cui non si voleva parlare, ad esempio il ruolo dei servizi segreti. Esiste un aspetto di ’strategia del silenzio' che la Santa Sede ha usato e ben venga il fatto che il Papa abbia deciso di andare a fondo”. E ancora: “Negli anni l’atteggiamento della Santa Sede è stato duro e violento nei confronti di chi diceva cose diverse da quelle che si volevamo sentire. Riguardo il ricatto finanziario della Santa Sede, fui rimosso dal servizio dal Corriere della Sera. Ci sono cose - ha precisato Purgatori - di cui non si è mai voluto parlare, ad esempio del ruolo dei servizi segreti. Non sono mai ascoltati e queste sono proprio le tipiche attività che può svolgere una Commissione d’inchiesta”. Dunque, secondo Andrea Purgatori, che al caso Orlandi ha dedicato diverse puntate, non sussiste il rischio che un conflitto fra l’indagine penale e la Commissione d’inchiesta parlamentare possa impattare negativamente sul caso.

Il commento della famiglia Orlandi
Sulla vicenda è intervenuta anche l’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che in relazione alla Commissione d’inchiesta ha ribadito che potrebbe essere “l’ultima occasione per conoscere la verità”. Dopo aver chiesto di mettere da parte le polemiche nate nelle ultime settimane, Sgrò ha sottolineato la necessità di concentrare le attenzioni sul caso della giovane 15enne scomparsa il 22 giugno 1983. “Il sequestro di Emanuela ha accompagnato quaranta anni di storia d'Italia e il suo nome è comparso nelle indagini dell'attentato al Santo Giovanni Paolo II, all'omicidio Calvi, al crack del Banco Ambrosiano, alla Banda della Magliana. Pezzi di storia di questo Paese che sono ancora non del tutto chiariti. Capire cosa sia capitato a Emanuela - ha proseguito il legale della famiglia Orlandi - potrebbe aiutare a chiarire altri fatti importanti della storia d'Italia. La verità abbisogna a tutti, non solo ai familiari di Emanuela. Il Parlamento ha la possibilità di dare probabilmente l'ultima speranza a Maria Pezzano Orlandi di sapere cosa sia successo a sua figlia. A una madre ultranovantenne che ha consumato buona parte della sua vita”.  Infine, il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, parlando con i giornalisti ha manifestato la sua preoccupazione precisando che “è importante l'istituzione di una Commissione parlamentare”. Rispetto alle inchieste della procura o del Vaticano, Orlandi ha concluso precisando che “il lavoro del parlamento è una cosa separata”.

Fonte: Il Giornale

Foto © Deb Photo

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